Operazione Chirone Asp Reggio, Bombardieri: cosche facevano quello che volevano

Angelosanto: controllavano forniture e orientavano nomine

Più informazioni su

    “Quest’operazione interviene in un momento in cui la sanità calabrese è al centro dell’attenzione in ragione di tutta una serie di disfunzioni che si sono verificate e in un momento in cui sono state sciolte le Asp di Reggio Calabria e di Catanzaro. L’approvvigionamento delle strutture sanitarie avveniva attraverso aziende che rientravano nell’orbita di controllo della cosca stessa”. A dirlo il procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa in cui sono stati illustrati i dettagli dell’inchiesta “Chirone” sulle infiltrazioni della cosca Piromalli nell’Asp di Reggio Calabria, già sciolta per infiltrazioni mafiose due anni fa. Gli ordinativi alle ditte riconducibili ai Piromalli, “venivano remunerati con regali che andavano dalla borsa griffata a vere e proprie percentuali, dal 2,5 al 5%, dell’importo dell’ordine stesso – prosegue il magistrato -. Abbiamo riscontrato trasferimenti e nomine all’interno della sanità gioiese che rafforzavano il potere della cosca che poteva fare quello che voleva all’interno delle strutture ospedaliere che non riguardavano solo il territorio di Gioia Tauro. Ci sono relazioni con l’ospedale di Polistena, di Melito, di Reggio Calabria e Locri dove la cosca voleva fornire prodotti medicali. I Tripodi potevano vantare rapporti privilegiati con personaggi di spicco della sanità come Salvatore Barillaro”.

    “Quello che è emerso – ha ribadito il procuratore aggiunto Gaetano Paci – sono una serie di fatti e di situazione che attraverso le conversazioni dei diretti protagonisti consentono di evidenziare come fosse prioritario disporre di presidi, all’interno della pubblica amministrazione, di intranei alla cosca o di concorrenti esterni”. Per il generale Pasquale Angelosanto, comandante del Ros, “dalle attività investigativa è emerso non soltanto il controllo delle forniture delle strutture sanitarie che fanno capo all’Asp di Reggio Calabria, ma che questi sono in grado di orientare le nomine all’interno della struttura amministrativa”. Ma non solo. Per l’ufficiale dei carabinieri, “gli indagati si sono interessati per uno scambio elettorale politico-mafioso con esponenti della politica regionale e nazionale”. Il riferimento è al ginecologo Antonino Coco nei confronti del quale, spiega il procuratore Bombardieri, “è emerso un accordo politico elettorale con la cosca Alvaro e in particolare con Domenico Laurendi nell’interesse di Domenico Creazzo”.

    Quest’ultimo è l’ex sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte coinvolto nell’inchiesta “Eyphemos” che si era candidato alle regionali del 2020 con Fratelli d’Italia. Alle stesse elezioni era candidato lo stesso Coco nella lista della Lega. (ANSA).

    Più informazioni su