“Non chiederei più a Gratteri di scrivere prefazione. Ha ragione: troppa strumentalizzazione”

L'autore Angelo Giorgianni, autore di strage di Stato: "Nel testo niente complottismo, nè teorie no vax"

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    Leggo l’intervista al Procuratore Nicola Gratteri realizzata oggi da Repubblica, in cui lo stesso dichiara che non riscriverebbe la prefazione al libro Strage di Stato e condivido le due ragioni da lui indicate (l’incredibile strumentalizzazione e l’inasprimento degli animi conseguente al battage mediatico)”. Parole che Angelo Giorgianni  autore del libro al centro di polemiche nelle ultime settimane a causa di una prefazione affidata al procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, affida alla sua pagina Facebook “Infatti quando gli palesai la possibilità di scrivere la prefazione al libro, non potevo neppure lontanamente immaginarmi tanto clamore gravitante intorno a contenuti inesistenti del libro e, per le stesse ragioni, non chiederei più al dottor Gratteri di scrivere detta prefazione, pur avendo molto apprezzato la sua pertinente analisi.

    Prima di domandargli di scrivere la prefazione, gli ho personalmente illustrato i temi trattati, tra i quali, occorre ribadirlo, non vi è traccia di teorie no-vax né di complotti internazionali a matrice ebraica e che, come riconosce lo stesso Procuratore non sono riscontrabili nel libro. Non solo, ma con grande anticipo, proprio per consentirgli i tempi necessari per la lettura e la stesura della prefazione, ho poi inviato al dottor Gratteri il pdf del libro che, fatto salvo per l’editing finale, è fedele al testo pubblicato.

    Rimango oltremodo sgomento nel registrare che, ancora oggi, si attribuiscano al testo tesi complottiste e antisemite che, per inciso, non appartengono alla mia cultura né al mio trascorso personale e professionale. In questi giorni ho ricevuto numerosi attestati di solidarietà da parte di illustri esponenti del mondo ebraico, tra i quali rabbino Rav Amnon, di Israele.

    Voglio anche citare la lettera aperta della scrittrice Paola Fargion, ebrea italiana, cittadina dello Stato di Israele che scrive testualmente: «Divulgare ai quattro venti affermazioni antisemite che non sono neppure lontanamente presenti in alcuna pagina del saggio “STRAGE Dl STATO” per attaccare e distruggere la credibilità altrui in modo mendace e fasullo, vuol dire diffamare e puzza di propaganda nazifascista/comunista/nichilista […] non è degno di una democrazia».

    Colgo infinite l’occasione per ricordare che i proventi del libro saranno interamente devoluti a missioni umanitarie, come già ampiamente dichiarato.
    Oggi umanamente comprendo l’amarezza espressa nell’intervista citata di fronte al “battage mediatico”. Mai, ribadisco, mi sarei aspettato che Strage di Stato, un’inchiesta che muove da più di mille documenti ufficiali e di pubblico dominio, fosse sistematicamente attaccata per sentito dire e criticata non già per i suoi contenuti, ma per ciò che non vi si trova.

    D’altro canto, siamo arrivati al punto in cui uno dei più virulenti detrattori del libro ha pubblicamente dichiarato di non averlo letto. In questo panorama desolante, apprezzabile la affermazione del Procuratore Gratteri secondo cui: «La libertà di pensiero, l’eguaglianza tra tutti i cittadini senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione i opinioni politiche sono diritti riconosciuti dalla nostra Costituzione, inviolabili e non negoziabili».

    E sottoscrivo appieno le sue parole: «Non comprendo le dichiarazioni rese da autorevoli studiosi del diritto che hanno evidentemente espresso opinioni senza aver letto il libro e, soprattutto, senza aver letto la mia prefazione». Perché il punto è proprio questo: quando il giornalismo sostituisce le opinioni ai fatti, il copia-incolla alla verifica delle fonti, l’interesse personale all’amor del vero, non si limita a produrre cattiva informazione, a nuocere alla vita intellettuale del paese, ma reca danno al fondamento stesso della Democrazia”.

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