Giornata della Terra, Vitambiente traccia la strada per la transizione ecologica

La riflessione del presidente Pietro Marino

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    “Cinquanta anni fa la prima celebrazione della Giornata della Terra fu quindi il 21 marzo 1970. La proclamazione della Giorno della Terra ufficializzava, con un elenco di principi e responsabilità precise, un impegno a prendersi cura del Pianeta. Tale ricorrenza nasce negli Usa sulla scia della pubblicazione nel 1962 del libro di Rachel Carson, “Primavera silenziosa”, e di una crescente coscienza ambientalista, grazie alle iniziative di John McConnell, attivista per la pace che propose all’Unesco inizialmente una giornata per celebrare la Terra e per promuovere la pace per il 21 marzo”. Inizia cosi la nota di Pietro Marino presidente di Vitambiente.  .

    Oggi riveste un compito importate per tutte le comunità mondiali celebrare la giornata della Terra i cambiamenti climatici e la biodiversità ferita dall’inquinamento e dai virus letali basti penare al COVID ci impongono di tutelare sempre di più l’ecosistema terreste.

    “Difatti per quanto riguarda gli ecosistema un fattore chiave è rappresentato dall’aumento della temperatura associato alla riduzione delle precipitazioni, che porterebbero all’aumento della salinità. D’altro canto, occorre segnalare che l’aumento della concentrazione della CO2 atmosferica e la conseguente maggiore capacità di fissazione del carbonio (carbon sink) da parte degli ecosistemi marini porterebbe a una acidificazione degli ecosistemi nel Mediterraneo.
    Esempi di questi impatti riguardano: variazioni della distribuzione e dello stato della popolazione, con sostituzione della fauna mediterranea nativa e proliferazione di specie alloctone; aumento del ritmo di estinzione delle specie; variazioni della fenologia; eventi di mortalità di massa di invertebrati; proliferazione di mucillagini; impatti negativi sulle praterie di Posidonia oceanica, con conseguente regressione della vita marina (come nel caso delle coste della marine del mar tirreno). Per i corpi idrici superficiali della nazione si attendono variazioni della fenologia delle specie, trasgressioni longitudinali e sviluppo di specie alloctone invasive (specie nell’eco-regione alpina), intrusione salina nelle zone umide con conseguente alterazione delle comunità biotiche”.

    “Da un’indagine del 2009 dell’Agenzia Europea dell’Ambiente emerge che gli ecosistemi migrano attualmente verso il polo nord alla velocità di 6,1 km e 6,1 m in altitudine per decade e che questa velocità potrebbe aumentare in futuro stanti gli scenari dei cambiamenti climatici”.

    Questi scenari impressionanti ci portano a riflettere ed aumentare la coscienza ambientalista e favorire quanto più velocemente la transizione ecologica.

     

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