Cgil, Cisl e Uil Calabria: ‘Primo Maggio, Covid e scenari da dopoguerra: ma la Calabria può essere curata solo con il lavoro’

Un approfondito documento con le idee dei sindacati in una nota unitaria punto per punto

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    Riceviamo e pubblcihiamo a seguire la nota a firma dei tre segretari dei sindacati confederali calabresi: Angelo Sposato (Cgil), Tonino Russo (Cisl) e Santo Biondo (Uil). A seguire la programmazione dei sindacati

    Anche quest’anno e per il secondo anno consecutivo, siamo costretti dalla crisi sanitaria ancora in corso, a vivere un Primo Maggio in tono minore, una giornata che non può essere di festa, ma deve diventare di impegno, di fiducia.

    Siamo costretti, infatti, anche nel 2021, a fare i conti con le pesanti ricadute della pandemia da Covid-19 che stanno duramente colpendo il corpo sociale ed economico della nostra regione. Oggi, però, vogliamo resistere al senso generale di sfiducia per predisporci alla conquista  della speranza.

    Questo Primo Maggio, caratterizzato come è da un contesto da dopo guerra, ci deve essere utile per costruire il rilancio economico e produttivo della nostra regione, partendo dalla realizzazione di condizioni di lavoro stabile e di qualità, in sicurezza e nella legalità.

    La sicurezza, soprattutto, dovrà essere la stella polare da seguire in ogni luogo di lavoro, convinti come siamo che l’Italia, la Calabria, possa essere curata solo con il lavoro ma che il lavoro debba essere rispettoso delle leggi e dei contratti che agiscono nella logica di prevenzione dei rischi.

    Quelli che ci troveremo ad affrontare saranno mesi difficili, mesi che richiederanno un grande impegno umano, sociale e civile al fine di agganciare la ripresa e ridare slancio all’economia del nostro territorio.

    Non tutto, però, è perduto. I problemi aperti dalla pandemia potranno essere superati, traguardando la ripartenza auspicata, insistendo sulla strada del dialogo sociale per evitare il rischio che la Calabria rimanga condannata a vita dentro i percorsi accidentati proposti da chi, sino ad oggi, ha gestito la cosa pubblica regionale, in maniera a dir poco discutibile.

    La Calabria ha bisogno di una scossa, ha bisogno di una nuova stagione concorsuale che sia in grado di immettere nella pubblica amministrazione calabrese  i tanti nostri giovani di talento, il cui ingresso nella macchina pubblica calabrese, è di fondamentale importanza per programma e spendere le risorse pubbliche nazionali e comunitarie, in quantità e qualità.

    Questa regione nel lavoro privato poi ha bisogno di scrivere una nuova pagina sulle politiche attive del lavoro, della formazione e riqualificazione professionale, per favorire strumenti, come i patti territoriali, che siano in grado di far diventare la Calabria un attrattore di investimenti nella ricostruzione.

    Questo Primo Maggio, infine, dovrà essere vissuto con gli stessi sentimenti che hanno consentito all’Italia di ripartire, di ritrovarsi più forte di prima, dopo gli anni drammatici del conflitto mondiale. Ma questa volta il Paese dovrà rimettersi in moto curandosi di non lasciare nessun territorio indietro, compresa la Calabria.

    Noi lavoreremo affinché dal Primo Maggio si possa aprire una fase di confronto informato e di merito tra tutte le forze sociali, produttive, partitiche, dell’associazionismo e del volontariato, per costruire dal basso un progetto di Calabria nuova e diversa. Noi lavoreremo affinché il prossimo sia veramente un Primo Maggio migliore, una Festa vera del Lavoro, dello Sviluppo e della Cooperazione.

    LA PROGRAMMAZIONE UNITARIA DEI SINDACATI CALABRESI PUNTO PER PUNTO 

    Sono tanti i punti dai quali la Calabria deve ripartire per non perdere l’occasione offerta dai fondi messi a disposizione dall’Europa al fine di sostenere il Piano di Ripresa e Resilienza approntato dal Governo. Intanto, è importante stabilire il principio che la partita economica – in Calabria sono a rischio 80mila posti di lavoro – è importante tanto quella sanitaria. La nostra preoccupazione è che i ritardi e le inefficienze ataviche di questo territorio, mescolandosi perversamente con le ricadute della pandemia, possano portare la regione a perdere il treno della ripartenza, finendo per allargare ancora di più l’enorme divario esistente fra il Nord e il Sud del Paese.

    Perciò la spesa comunitaria, che in Calabria – come certificato dal Comitato di Sorveglianza – si muove con lentezza e non supera il 38% dei fondi messi a disposizione dall’Europa, deve essere correttamente programmata e, soprattutto, deve essere complementare a quella nazionale in conto capitale che, invece, in questi ultimi anni è stata sensibilmente ridotta.

    Il Ministro del Sud, quindi, deve prevedere, anche sostenendo una seria riforma del federalismo fiscale, una revisione della spesa verso il Sud e la Calabria, territori che, in questi anni, sono stati fortemente penalizzati. Questi territori, infatti, non possono più accettare che il riparto dei fondi venga fatto basandosi sul criterio della spesa storica che, in questi anni, ha prodotto un netto taglio di risorse ed allargato la forbice fra il Nord ed il Sud del Paese. Per il Mezzogiorno è necessario sostituire il criterio della spesa storica, che ha avvantaggiato solo il Nord della Nazione e cristallizzato il divario fra le due parti del Paese, con quello dei Lep accompagnando questa azione con la previsione di una fiscalità di vantaggio per le aree più depresse della penisola.

    Per affermare la legalità e contrastare l’infiltrazione criminale sulla finalizzazione delle risorse comunitarie è fondamentale che la spesa sia tracciabile e trasparente, attraverso l’uso di strumenti importanti quali possono essere la creazione di una Banca dati di coloro che hanno ricevuto questi fondi,  necessaria per capire quali percorsi abbiano seguito queste provvidenze economiche e finanziarie ed un lavoro di analisi di questi flussi attraverso l’incrocio delle banche dati esistenti. In aggiunta a questo vanno sottoscritti i Protocolli sulla Sicurezza e sulla Legalità nei luoghi di lavoro.

    Da questo passa il rilancio infrastrutturale, materiale e sociale, del Sud Italia e della Calabria che per ripartire hanno bisogno di vedere assecondate, fra le altre cose, le richieste di miglioramento della sanità, di realizzazione di una cura attenta verso la non autosufficienza, di un’attenta azione di ammodernamento delle infrastrutture viarie, ferroviarie, portuali e aeroportuali, di un adeguamento strutturale e funzionale dei presidi scolastici, di un concreto avvio della Zona economica speciale e di una concreta riforma del Corap.

    La Calabria, poi, non può permettersi di mancare l’occasione irripetibile messa in campo con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che pensiamo sia, insieme al Recovery plan, una delle ultime possibilità costruttiva di rilancio del territorio.

    È importante, quindi, riaprire e sostanziare il dialogo sociale per far sì che la Calabria sia protagonista del dibattito europeo sul finanziamento della ripartenza dopo la pandemia da Covid-19, dimostrando la capacità – sino ad oggi accantonata – di saper individuare gli asset prioritari di rilancio economico e sociale del territorio, mettendo da parte la pratica dell’eccessiva parcellizzazione delle risorse che, ad oggi, non ha dispiegato alcun effetto concreto nella regione.

    Per questo il nostro ragionamento non può non muovere dalla partita sulla programmazione europea.

     

    1) Por Calabria 2014/2020 – Il Comitato di Sorveglianza che si è riunito il 15 marzo scorso ha messo in evidenza i ritardi nella spesa dei fondi comunitari da parte della Calabria. La spesa calabrese del Programma Operativo Regionale, infatti, non va oltre il 38%. Un indice molto basso, con investimenti parcellizzati: sono a disposizione 800milioni di euro, al netto dei 500milioni riprogrammati su concessione della Commissione europea per fronteggiare l’emergenza Covid-19, destinati a circa 5.000 progetti che, ad oggi, sono tutti da finalizzare.

     

    2) Por Calabria 2014/2020 “Grandi Opere” – Un altro capitolo importante della programmazione europea è quello destinato alla realizzazione di importati asset infrastrutturali, soprattutto nel settore dei trasporti. In particolare, i fondi europei della ormai vecchia programmazione erano destinati all’aerostazione di Lamezia Terme ed al collegamento fra la stessa e la vicina stazione ferroviaria, alla metropolitana Cosenza-Rende e alla metropolitana Germaneto-Catanzaro. Allo stato attuale, dell’aerostazione di Lamezia Terme non si hanno notizie, la metropolitana Cosenza-Rende non verrà realizzata perché, nonostante l’avvio del cantiere e l’esecuzione di alcune opere, la Commissione europea ha stornato i finanziamenti a causa dei troppi ritardi accumulati, mentre i cantieri della metropolitana Germaneto-Catanzaro procedono a rilento.

     

    3) Por Calabria 2021/2027 – Per quanto riguarda la nuova programmazione europea è bene dire che, ad oggi, le Linee Strategiche di questo piano presentate alle Commissioni in Consiglio Regionale non sono state discusse all’interno del Partenariato Economico e Sociale e appaiono generiche e non in discontinuità rispetto agli errori commessi nel recente passato, soprattutto per quanto attiene l’esasperata parcellizzazione degli interventi.

     

     

    4) Recovery fund – A quanto detto sino adesso sui fondi europei, si deve aggiungere il fatto che anche le richieste avanzate dalla Regione Calabria per lo stanziamento di fondi del Recovery plan non solo non sono state discusse con le forze sociali e produttive, ma, per di più, altro non sono se non la sommatoria di una serie di opere già finanziate con altri programmi nazionale ed europei di cui la Calabria dovrebbe già beneficiare e che, invece, non sono state ancora realizzate. Un’inutile duplicazione quando, invece, la Calabria avrebbe bisogno di vedere completate, solo per fare alcuni esempi, la Strada statale 106 o la tratta ferrata jonica.

     

    5) Patto per la Calabria – Nel mare magnum dei programmi di sviluppo trova spazio il cosiddetto “Patto per la Calabria”, presentato dal premier Matteo Renzi nel 2016 come la soluzione dei problemi infrastrutturali del territorio, le cui potenzialità, ad oggi, rimangono ancora inespresse. Il “Patto per la Calabria”, che venne sottoscritto anche dalle Città metropolitane, prevedeva per questa regione risorse per 2miliardi e 500milioni di euro e 748 progetti di cui, però, non si hanno notizie. In quest’ambito ricadono anche i mancati completamenti degli invasi calabresi.

     

    Gli interventi programmati con il “Patto per la Calabria” e con altri investimenti nazionali ed europei rientrano in varie aree tematiche:

     

    CRESCITA, SVILUPPO, LEGALITÀ

    • E’ necessario, come detto in premessa, colmare il gap di investimenti nel Mezzogiorno e in Calabria rispetto ad altre aree del Paese. Ciò è di fondamentale importanza per tenere alta la guardia contro la pervasività della criminalità organizzata in tutti i settori dell’economia calabrese, nell’amministrazione pubblica e nella sanità. Sono queste precondizioni per lo sviluppo, perché imprese nazionali e multinazionali tornino ad investire in Calabria.

     

    INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ

    • E’ necessario ripensare la questione dei trasporti e della mobilità, sbloccare risorse ferme da anni, aprire i cantieri per creare nuova occupazione.
    • Completare, lungo tutto il tracciato, i lavori di ammodernamento e di messa in sicurezza della S.S. 106 Jonica e dell’A2. Questo perché l’Autostrada del Mediterraneo non è ancora definitivamente completata e, nonostante gli sforzi impiegati per ammodernarla, non risponde a caratteristiche europee. Ancora oggi rimane da completare il tratto Altilia-Grimaldi nel cosentino e sul tratto terminale Reggio Calabria si sta chiudendo solo ora un cantiere che, però, ha fatto registrare solo opere di messa in sicurezza e leggero ammodernamento dell’infrastruttura viaria.
    • Mentre la Strada statale 106 deve essere ancora interamente completata, riconoscendo priorità ai tratti non ammodernati della SS 106 che vanno realizzati anche essi con tracciato a due carreggiate a doppia corsia, per esempio Sibari – Rossano, Crotone-Catanzaro e via percorrendo da nord a sud tutti i tratti dell’intero territorio regionale. Per farlo il Governo – se si dovesse scegliere di non far rientrare quest’opera nelle provvidenze del Recovery plan – dovrebbe spostare, in conto capitale, le risorse liberate dal Recovery. Sotto l’aspetto pratico, poi, bisogna evidenziare il fatto che, nonostante le reiterate promesse, ad oggi il cantiere del terzo macrolotto Sibari-Roseto Capospulico non è ancora partito e che il tratto crotonese deve essere ancora appaltato. Rimangono, poi, in sospeso i destini del tratto di Palizzi Marina (dove, dopo le inchieste giudiziarie, è stata aperta una sola corsia a doppio senso di marcia), del tratto Ardore-Locri, del tratto Roccella-Simeri Crichi e, soprattutto, nulla più si sa del progetto di completamento della dorsale jonica reggina da Bova Marina a Reggio Calabria.
    • Un altro asse determinante per lo sviluppo della Calabria è il potenziamento della viabilità secondaria. Il sistema viario provinciale, infatti, in diverse parti del territorio calabrese palesa pesanti limiti in tema di sicurezza, basti pensare che, ad esempio, alcuni tratti nel crotonese sono stati addirittura chiusi. Il problema è da ricercare nei grossi problemi di dissesto economico-finanziario in cui si agitano le ex Province che, tranne la Città metropolitana di Reggio Calabria, sono state piegate dalla riforma Del Rio e si ritrovano con le casse vuote.
    • Non bisogna dimenticare, poi, il tema delle trasversali interne. Solo per fare qualche esempio in provincia di Reggio Calabria marcia a rilento il cantiere della Gallico-Gambarie (il cui completamento potrebbe rappresentare un volano per l’economia turistica della montagna reggina), mentre è fermo al palo il cantiere della Bovalino-Bagnara che, aprendo un varco sui pendii aspromontani, potrebbe aprire ad un nuovo sviluppo tutta la Locride.
    • Bisogna, ancora, prevedere e realizzare nel trasporto ferroviario l’Alta Velocità LARG (Lean, Agile, Resilient, Green), che consentirebbe una velocità di 300-350 km/h e il collegamento in pochissime ore al resto del Paese, alleggerendo il traffico autostradale ed aereo e riducendo l’impatto ambientale.
    • Potenziare le linee ferroviarie attualmente esistenti con l’Alta Velocità di Rete.
    • Elettrificazione e raddoppio dei binari su tutto il percorso ferroviario adriatico-ionico e collegare finalmente Catanzaro, Crotone, Corigliano Rossano. Un occhio di riguardo, poi, deve essere prestato alle ferrovie regionali. Ciò che serve per offrire ai passeggeri un servizio ottimale è la messa in connessione delle tratte regionali con quelle gestite direttamente da Rfi. La Calabria, che ha la fortuna di essere una grande città di quasi 1 milione e 700 mila abitanti distribuita su un vasto territorio, potrebbe essere ottimamente interconnessa con il miglioramento qualitativo delle tratte regionali e la loro corretta interconnessione con quelle di rilevanza nazionale.
    • E’ di fondamentale importanza, poi, collegare il Porto di Gioia Tauro alle grandi vie di comunicazione stradali e ferroviarie e completare l’infrastrutturazione perché sia riferimento e snodo per tutta l’area del Mediterraneo. Attualmente ciò che impedisce al porto di fare logistica nel futuro sono gli investimenti nell’infrastruttura ferroviaria, per far viaggiare i treni da 750 metri con dimensioni di sagomatura dei container europei bisogna fare interventi sulle gallerie ed eliminare alcuni colli di bottiglia, interventi già previsti dalla “cura del ferro” programmata dal governo Gentiloni con ministro Del Rio, come quelli esistenti sulla tratta Melito Porto Salvo-Villa San Giovanni; sulla tratta Paola-Cosenza; sulla Paola-Sibari; sulla Sibari-Rocca Imperiale o sulla Catanzaro e Sibari.
    • Strettamente correlato allo sviluppo del Porto di Gioia Tauro vi è il destino della Zes. Le potenzialità della Zes, infatti, potrebbero essere amplificate da un progetto di revamping delle zone industriali abbandonate (come ad esempio Campo Calabro o Lamezia) che, in una logica di concertazione con il sindacato e di sgravio del costo del lavoro e di promozione della formazione professionale, potrebbero candidarsi ad un ruolo di primo piano in una politica di reshoring finalizzata a richiamare in Patria le aziende che hanno scelto negli anni di delocalizzare le proprie produzioni. La Zona Economica Speciale deve essere laboratorio di crescita e di sviluppo anche per i porti di Corigliano, di Crotone e di Vibo Valentia e per l’intero territorio regionale, contemperata da un Piano di investimenti pubblici con il coinvolgimento delle partecipate pubbliche nazionali.
    • E’ necessario valorizzare il mare come via di transito delle merci, in vista di una maggiore sostenibilità ambientale.

     

    DIGITALE

    • Determinante, in vista delle sfide del futuro, è l’infrastrutturazione digitale di tutto il territorio regionale, fondamentale per la scuola, la formazione e per rendere possibili nuove modalità di lavoro e nuova occupazione. La Calabria è all’ultimo posto in Italia per livelli di digitalizzazione come dato complessivo.

     

    AMBIENTE E TERRITORIO

    • Tutela dell’ambiente: tema globale e, in Calabria, centrale per la salute e la sicurezza delle persone e per il turismo.
    • Obiettivi del Programma ONU Agenda 2030 sulle tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (economica, sociale ed ecologica) che mirano a porre fine alla povertà, a lottare contro l’ineguaglianza, ad affrontare i cambiamenti climatici.
    • Dissesto idrogeologico ed Erosione costiera: non agire solo in emergenza, ma prevenire, tutelare territorio e persone, aree interne, montagna, coste, programmando gli interventi necessari e cogliendo tutte le opportunità finanziarie che le risorse europee, nazionali e regionali offrono.
    • Favorire sicurezza idrica e riforestazione, incentivare e sostenere la presenza del presidio umano che garantisce un controllo del territorio, assicurando infrastrutture e servizi anche nelle aree interne per fermare lo spopolamento.
    • Puntare, nel settore ambientale-forestale, a manutenzione del suolo e del sottobosco, gestione responsabile della risorsa idrica, attività antincendio boschivo, rimboschimento delle aree montane anche alla luce della nuova legge europea sul clima, finalizzata a migliorare la qualità di vita delle generazioni attuali e future.
    • Costruzione del ciclo integrato idrico e dei rifiuti in tutto il territorio regionale.
    • In questo settore si evidenziano grosse note dolenti. La Regione Calabria è sottoposta a procedura di infrazione, basti pensare che 1 comune calabrese su 3, fra cui città capoluogo come Catanzaro, Cosenza o Reggio Calabria, sono sotto sanzione, con impianti incompleti o inesistenti e con il rischio incombente di perdere il 30% dei fondi messi a disposizione dall’Europa. Il sistema è all’anno zero e sullo stesso pesano le tare di una criminalità organizzata onnipresente e pervasiva e di una mala gestio della politica. Il settore è stato più volte commissariato ma nemmeno i commissariamenti hanno sciolto i nodi gordiani che non ne fanno un servizio ottimale per la cittadinanza.
    • Igiene urbana. Il settore della raccolta dei rifiuti è in difficoltà in quasi tutti i comuni della Calabria. I numeri della raccolta differenziata confinano la Calabria agli ultimi posti delle classifiche nazionali. Gli Ambiti territoriali ottimali non sono stati ancora definiti e sul sistema della raccolta pesa la parcellizzazione territoriale.
    • Aree Sin e bonifiche. In Calabria sono presenti i Siti di interesse nazionale di Crotone-Cassano-Cerchiara. Sono siti prevalentemente riferibili a insediamenti industriali dismessi che dovevano essere bonificati e restituiti alla cittadinanza sotto forma di luoghi pubblici ma, ancora oggi, la governance e la realizzazione di questi progetti, finanziati anche con il “Patto per la Calabria” è ferma al palo.

     

     

    RETI IDRICHE

    • E’ improcrastinabile il rifacimento in tutto il territorio regionale delle reti idriche fatiscenti che causano la dispersione della risorsa acqua, gravi inefficienze del servizio e aggravio di costi per i cittadini. Non è più rinviabile la realizzazione del ciclo integrato idrico con governance pubblica.

     

    PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

    • In questo ambito riteniamo indispensabile un Piano di digitalizzazione e di formazione di tutto il personale.
    • La stabilizzazione del personale precario che in molti casi permette, in strutture sotto organico, che la PA stessa continui a funzionare al servizio dei cittadini.
    • Assunzione di nuovo personale per colmare i vuoti nell’organico. E’ necessario avviare una stagione meritocratica di concorsi pubblici per svecchiare la macchina burocratica calabrese. Servono 3000 assunzioni, in particolare nell’area tecnica (come ad esempio ingegneri informatici), di giovani laureati.
    • La definizione di un processo di decentramento amministrativo, riforme istituzionali, fusioni e aggregazioni di Comuni.
    • Riforma della partecipazione pubblica regionale.

     

    SCUOLA, UNIVERSITÀ E RICERCA

     

    • E’ necessario un investimento sensibile per ammodernare l’edilizia scolastica (la quasi totalità degli edifici scolastici calabresi sono vetusti e non rispondono ai criteri di sicurezza europei). Allo stesso tempo è di fondamentale importanza potenziare nelle scuole calabresi la dotazione di infrastrutture immateriali (connessioni internet) per favorire il loro collegamento con il mondo e garantire il diritto allo studio in caso di didattica a distanza e la didattica digitale integrata.
    • Infrastrutturazione digitale. E’ necessario portare a compimento, nel più breve tempo possibile, il processo di copertura della banda larga su tutto il territorio regionale.
    • Urgente é la revisione integrale della legge regionale sul diritto allo studio, insieme alla rimodulazione del piano di dimensionamento scolastico soprattutto per quanto riguarda le zone interne e che non tenga conto esclusivamente dei numeri.
    • L’approvazione di una legge regionale sull’ Università (la Calabria é l’unica regione d’Italia a non averla) che valorizzi gli Atenei calabresi e favorisca la costruzione di un sistema universitario calabrese integrato con una offerta didattica di qualità in modo da diventare un polo formativo culturale per tutta l’area del Mediterraneo.
    • É inoltre indispensabile la rivisitazione della legge regionale sulla ricerca, ormai datata e mai applicata, in modo da poter valorizzare e promuovere tutti gli istituti di ricerca presenti in Calabria.
    • É importante e urgente adottare, infine, misure dirette a combattere la dispersione scolastica e la fuga dei laureati dalla Calabria

     

     

    SANITÀ E WELFARE

    • E’ determinante ottenere la garanzia dei Livelli Essenziali di Assistenza per i cittadini e riduzione dell’emigrazione sanitaria, che causa gravi disagi ai pazienti e alle loro famiglie e porta fuori dalla Calabria risorse della Sanità regionale.
    • La piena operatività del piano di vaccinazione anti Covid-19, la realizzazione degli ospedali Covid.
    • La riorganizzazione della Medicina del territorio: Case della salute, Ospedali di comunità, Poliambulatori, Ospedali di montagna.
    • L’applicazione della legge sulla non autosufficienza.
    • L’attuazione e miglioramento delle politiche sociali al fine di favorire l’integrazione socio-sanitaria.
    • La riorganizzazione e adeguamento strutturale della rete ospedaliera. Hub e Spoke
    • L’assunzione di nuovo personale e stabilizzazione del personale precario che anche in tempo di pandemia sta lavorando per i cittadini, per ridurre significativamente le liste di attesa.
    • I nuovi ospedali. Ad oggi dei quattro nuovi ospedali calabresi non vi è traccia. Inchieste giudiziarie, sequestri e ritardi burocratici hanno congelato tutto, nella migliore delle ipotesi, alla posa della prima pietra. Allo Stato, anche in questo caso, dovrebbero ritornare le responsabilità di portare a compimento questi cantieri. A ciò si aggiunga la dismissione di diversi presidi ospedalieri su tutto il territorio regionale, la mancata concretizzazione delle case della salute e il ritardato potenziamento della medicina territoriale.

     

    POLITICHE DEL LAVORO

    • E’ necessario: stabilizzare i lavoratori precari storici
    • Realizzare politiche attive del lavoro in linea con i fabbisogni professionali delle imprese calabresi e nazionali: i sussidi servono per superare le fasi difficili, ma in prospettiva non producono crescita e mortificano la dignità delle persone.
    • Riorganizzare i Centri per l’impiego.
    • Favorire l’emersione del lavoro irregolare, la lotta contro il caporalato e garantire misure di prevenzione al fine di assicurare Sicurezza e Salute sui luoghi di lavoro.
    • Creare e valorizzare forme di incentivazione perché aziende nazionali e sovranazionali investano in Calabria.

     

    DONNE E GIOVANI

    • Utilizzare le risorse del Next Generation EU, piano per le generazioni dell’Europa che verrà, per progettare davvero il futuro dei nostri figli e nipoti, perché si fermi la fuga dei giovani dalla Calabria.
    • Pari opportunità lavorative per le donne nell’ambito pubblico e privato.
    • Creare e potenziare servizi fondamentali per le donne che vogliono conciliare famiglia e lavoro, a partire dagli asili nido e da un welfare efficiente che consenta di eliminare discriminazioni legate alla cura delle persone anziane, fragili, non autosufficienti e dei figli.

     

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