Risanamento del rione Pistoia, ci pensa la parrocchia

Don Giorgio e don Biagio hanno incontrato i residenti per elaborare un piano che coinvolga le forze civili e istituzionali

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    Migliorare il proprio territorio con consapevolezza. Al centro la parrocchia, per realizzare il piano di risanamento e sviluppo di Pistoia dopo un periodo di pandemia che ha lasciato in ginocchio tutti ed alcune realtà, già piegate prima, hanno ancora più necessità di altre. Un primo incontro tra cittadini, molti residenti della zona, c’è già stato nei giorni scorsi insieme a don Giorgio Pilò e don Biagio Amato per discutere come approcciare all’iniziativa “coinvolgendo, si spera – hanno chiarito – forze civili, sociali, economiche e culturali”. Un impegno per ridare speranza, quindi, soprattutto a quelle zone che già prima vivevano situazioni di marginalità estrema.

    Per questo si è pensato alla parrocchia Santa Maria della Speranza, perché centrale e unica realtà istituzionale al servizio dei bisogni enormi di persone e famiglie fragili che però da sola, spiegano ancora “non potrà mai garantire la promozione e l’affermazione della dignità delle persone che vivono in quel quartiere dove le condizioni per l’esigibilità dei diritti sociali, civili economici e spirituali sono quasi completamente assenti”.

    L’obiettivo è portare ad una maggiore consapevolezza dei propri diritti, ad una presenza attiva delle istituzioni pubbliche e private e fare tutto con chi abita e conosce la complessità del posto in cui si intende operare.

    Si parte con dati già in possesso relativi al mondo della scuola e delle famiglie, grazie al lavoro svolto in questi anni dalla stessa parrocchia e da altre realtà, e dalle Forze dell’ordine, così come i patronati che non fanno mancare il loro aiuto per la conoscenza di marginalità sociali.

    Si inizierà osservando l’intero quartiere, questa è stata la proposta iniziale dei presenti almeno per questa fase iniziale del mese di giugno. Un quartiere, Pistoia, che presenta quattro realtà diverse: da via Caduti 16 marzo, ai tre complessi abitativi di Viale Isonzo. Realtà che si considerano avulse l’una dall’altra e che senza una reale osservazione non sarebbe possibile guardare se non superficialmente, figurarsi pensare di costruire o realizzare un progetto. L’osservazione porterà, infatti, alla conoscenza delle relazioni, dei bisogni sommersi di tutti, attraverso incontri e discussioni con i residenti.

     

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