Errore in sala parto: condannata ginecologa del Giovanni Paolo II di Lamezia

La richiesta del pm per una condanna a 1 anno e 4 mesi, accolta dal giudice a formula piena

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    Il giudice Luana Loscanna del tribunale di Lamezia Terme ha condannato la dottoressa C.M., medico ginecologo del Presidio Ospedaliero “Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme, a 1 anno e 4 mesi di reclusione, con pena sospesa, per un errore medico che ha causato 5 anni fa gravissimi danni a un bimbo nato presso l’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia.

    I familiari del bimbo, di un paesino dell’hinterland lametino, tramite l’avvocato fiduciario Roberta Scozzafava e diversi periti e medici legali, hanno portato alla luce le responsabilità di quanto accaduto.

    Secondo quanto minuziosamente ricostruito dal Pubblico Ministero Emanuela Costa, la dottoressa C.M. “per negligenza, imprudenza, imperizia, nonché per violazione delle leggi, regolamenti, ordini o discipline della normativa sanitaria e dell’esercizio della professione medica, ed in particolare, a seguito di errore diagnostico consistito nel non aver ricondotto il 1° tracciato cardiotocografico – che durante tutta la sua esecuzione evidenziava una frequenza cardiaca fetale con variabilità costantemente inferiore a 5 battiti al minuto e senza nessuna accelerazione della FCF patognomonico di assenza di reattività fetale (tracciato ristretto del tipo silente) – ad uno stato di sofferenza fetale di natura non determinabile, nel non aver disposto, di conseguenza, (errore terapeutico) l’immediato trasferimento della gestante in sala operatoria per la esecuzione dell’intervento dì taglio cesareo che avrebbe interrotto la condizione di sofferenza fetale;

    nonché, perseverando nell’errore di condotta, nel prescrivere di ripetere il tracciato dopo trenta minuti, determinando in tal modo il perdurare della condizione asfittica del feto, infine, quando anche il secondo tracciato cardiotocografico venne eseguito, nel non aver, ancora una volta, ricondotto tale tracciato – che durante tutta la sua esecuzione evidenziava una frequenza cardiaca fetale con variabilità costantemente inferiore a 5 battiti al minuto e senza accelerazione della FCF patognomonico di assenza di reattività fetale (tracciato ristretto del tipo silente) – ad uno stato di sofferenza fetale e per conseguenza, ancora una volta, nel non aver disposto l’immediato trasferimento della gestante in sala operatoria per l’esecuzione dell’intervento di taglio cesareo che avrebbe interrotto la condizione di sofferenza fetale, così prolungando la permanenza intrauterina del feto già in sofferenza sino al tempo in cui si instaurava la depressione cardio respiratoria con danno encefalico di tale rilevanza da rendere necessario eseguire sul neonato in arresto cardio respiratorio manovre rianimatorie (in un contesto in cui per qualificare la condotta come diligente, prudente e perita è prevista una tempistica fra la formulazione della diagnosi di sofferenza fetale e la nascita del neonato oscillante tra 45 e 90 minuti, emerge, nel caso di specie, un tempo complessivo di 176 minuti tra l’avvio del primo tracciato cardiotocografico e la nascita del neonato, avvenuta solo dopo l’indicazione all’intervento di taglio cesareo posta da altro medico a seguito del terzo tracciato cardiotocografico), cagionando, infine, al neonato lesioni personali gravissime con danno d’organo consistite in grave depressione cardio respiratoria alla nascita – sindrome da distress respiratorio – encefalopatia iposso ischemica cerebrale temporo parieto occipitale destra con infarcimento ematico, convulsioni neonatali, sospetta ipoacusia destra”.

    Da qui la richiesta del pm per una condanna a 1 anno e 4 mesi, accolta dal giudice Loscanna a formula piena.

    «Purtroppo nostro figlio non potrà che sopravvivere, non di certo vivere – hanno commentato in lacrime i genitori subito dopo la condanna – La nostra vita si svolge dentro e fuori dagli ospedali, per continue terapie, cure, il bimbo vive in una condizione terribile, purtroppo spesso ha delle crisi che lo portano a farsi del male da solo

    . Si tratta di un errore gravissimo, che non dovrebbe mai avvenire, quello che ci è accaduto non lo auguriamo a nessuno, possiamo solo sperare che tutto questo possa per lo meno servire da monito, affinché nessun altro bimbo sia costretto a vedere distrutta la propria vita, ancor prima di venire alla luce

    . Teniamo molto a ringraziare, di vero cuore, l’avvocato Scozzafava per averci assistito con incredibile professionalità, oltre che umanità e vicinanza, permettendoci di ottenere quanto meno giustizia, nonché tutto il personale sanitario che ogni giorno ci aiuta nelle cure del nostro piccolo grande amore».

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