Siano, salva la parte del laghetto. Carpino: “Si riparta dalla riforestazione”

Il tecnico agronomo analizza quanto successo e indica le soluzioni da adottare

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    Il vasto incendio che, nei scorsi giorni, ha interessato la pineta di Siano ha colpito il territorio causando diversi danni. Quest’ultimi che, ad oggi, non sono stati ancora del tutto calcolati ma che, di fatto, hanno aperto ad una stagione di riflessioni in merito a ciò che si potrà fare per ricostituire la flora e la fauna in questa zona. Per meglio comprendere ciò, abbiamo posto qualche domanda ad Alberto Carpino, tecnico agronomo.

    Che tipo di lavoro bisognerà fare per capire i reali danni provocati dall’incendio?

    “Innanzitutto, questa mattina abbiamo fatto una ricognizione e, fortunatamente, si è salvata la parte centrale, dove c’è il laghetto, ma tutta la parte iniziale, la vallata dell’Alli e del Musofalo sono andate distrutte. Adesso la situazione è davvero grave perché la mancanza di vegetazione sul terreno, con le prime piogge, potrebbe creare dei disastri idrogeologici”.

    Quanto tempo ci vorrà e quali piante dovranno essere scelte per ricostituire la flora del luogo?

    “Prima si faranno degli interventi di riforestazione e prima eviteremo problematiche di altra natura. Per quanto concerne le piante, la scelta dovrà ricadere su piante autoctone, latifoglie principalmente, specialmente le sughere. Ciò perché, in questa circostanza, non sono state intaccate dal fuoco e perché si sono evolute per migliaia di anni per resistere alla forza delle fiamme. Inoltre, è stata proprio la scelta di alberi come i pini che, di fatto, ha reso ancora più difficile il domare delle fiamme”.

    Che cosa si può fare per evitare il ripetersi di eventi di tale portata?

    “Vanno fatti degli interventi preventivi, attraverso la pulitura dei fossi, la formazione di fasce tagliafuoco e la pulitura del sottobosco. Quest’ultima cosa perché, soprattutto d’estate, con l’erba secca, bastano un mozzicone di sigaretta ed un po’ di vento per dare origine a fuochi così devastanti e di difficile controllo. Inoltre, è necessario un presidio di uomini che vigilino costantemente il territorio”.

     

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