Vescovi Calabria: processioni non assolvono da peccati mafia

Conferenza episcopale, mafiosità e Vangelo sono incompatibili

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    “Possiamo fondatamente affermare che da anni le Chiese in Calabria hanno preso in modo chiaro, fermo e risoluto le distanze da qualunque comportamento di tipo mafioso”. È quanto si afferma nel documento ‘No ad ogni forma di mafie’ sottoscritto dalla Conferenza episcopale calabra. Nelle linee guida i vescovi calabresi fanno riferimento alla “zizzania della mafiosità e delle mafie che purtroppo – affermano – risultano ancora ben organizzate e operanti sia dentro, sia fuori il territorio regionale.

    Il fine del nostro documento rimane quello di suscitare nei soggetti, anche se autoesclusi dalla comunione ecclesiale a motivo dei loro peccati (nello specifico, riconducibili a quelli di mafia), un moto di pentimento, di conversione, di riparazione e di adesione a forme che aiutino a mettere in atto un contro-movimento di ritorno a Cristo e alla sua parola”. I vescovi ribadiscono “chiaramente l’incompatibilità assoluta tra mafie e Vangelo, tra tutte le forme di mafie e l’essere cristiano. Atti solamente esteriori di devozione, come il partecipare a processioni, pellegrinaggi, iniziative varie, o eventuali elargizioni generose e benefiche anche nei riguardi delle opere promosse dalla Chiesa, non assolvono nessuno dal peccato di mafia”. In relazione all’organizzazione delle manifestazioni religiose e dei funerali di persone appartenenti alla ‘ndrangheta, nel documento si parla di “leale collaborazione con le forze dell’ordine e con le autorità che sovrintendono alla prevenzione e alla repressione dei crimini”.

    La Conferenza episcopale calabra, inoltre, si rivolge “alle donne e agli uomini che fanno ancora parte di contesti ‘ndranghetisti, o che ne condividono omertosamente la mentalità o la prassi: più che guardare solo ai giudizi severi sul gravissimo peccato di mafia, ascoltino prioritariamente l’appello alla conversione”. “Nella consapevolezza – è scritto sempre nel documento – che, più ancora che le organizzazioni mafiose, purtroppo, è la mafiosità il grande scoglio che ostacola il cammino della comunità cristiana in Calabria, sollecitiamo tutti a prenderne coscienza per agire con coerenza di vita. La Chiesa contrasta con ogni mezzo la malapianta del crimine organizzato ed è perciò costantemente impegnata a denunciare ed estirpare qualunque forma di infiltrazione o condizionamento degli atti di devozione e di culto cristiano”.

    Una novità introdotta dalla Cec, infine, è l’istituzione, nelle Curie diocesane, di un’apposita Commissione per l’attuazione delle linee guida allo scopo di affiancare i parroci anche grazie a uno sportello per il sostegno alle vittime della mafia e della criminalità. (ANSA).

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