La burocrazia, i disservizi e la lotta contro il cancro: Pasquale vuole vivere e studiare come gli altri

Lo sfogo del giovane studente: "Vorrei vedere gli uffici funzionare"

Più informazioni su

    Sogna un sistema che funzioni. Uffici funzionanti in grado di dare risposte certe e veloci. Sogna una città, un Paese che sostenga gli studenti. Che non umili i meno fortunati. Che aiuti chi soffre. Pasquale Pollinzi ha 23 anni, studia giurisprudenza all’Università Magna Graecia e da otto anni vive la sua battaglia più difficile: lotta contro il cancro. Una nemico terribile che gli ruba risorse e tempo.

    Pasquale è coraggioso ma è, anche, stanco. E ha voluto denunciare pubblicare l’ennesimo disagio vissuto tra le mura della sua università.

    “Ormai vivo in maniera pacifica i miei “intoppi” accademici – scrive Pasquale – dovuti alla mia condizione, ma per troppo tempo sono stato in silenzio davanti all’inettitudine degli organi di Ateneo davanti alle mie domande di ascolto. Non per ultimo il caso dell’esame di diritto processuale civile di lunedì 11 ottobre: avevo chiesto al corpo docente di poterlo sostenere da remoto e con molta gentilezza i professori di erano dimostrati disponibili, ma mi hanno risposto che doveva essere il direttore di Dipartimento a pronunciarsi in merito”.

    Pasquale continua il racconto: “Contattato il suddetto direttore, due giorni prima dell’appello stesso (un sabato tra l’altro) mi rispose che solo il Rettore in persona poteva autorizzare questa banale procedura. Rettore che si è pronunciato ad appello ormai concluso affermando che non era sua competenza ma della segreteria didattica del Dipartimento. Questo continuo rimpiattello non solo mi è costato tempo e fatica di organizzare la possibilità di fare l’esame, ma va costantemente a sfibrare la mia voglia di rivalere sulla mia condizione, e gareggiare alla pari con i miei colleghi nella corsa verso la realizzazione”.

    “Questo è solo uno degli innumerevoli eventi accaduti, – aggiunge lo studente – come l’ufficio Mobilità Internazionale che il massimo di sensibilità che conosce per riferire ad uno studente che non vuole minimamente occuparsi della sua condizione è “doveva pensarci prima”. Prima di ammalarmi di tumore, certo. Io non voglio che le mie richieste siano sempre e comunque esaurite, io vorrei vedere gli uffici funzionare e fare ciò a cui sono preposti, aiutando gli studenti e non sottoponendoli a continue sofferenze e frustrazioni. Spero – conclude Pasquale – che tutti i sentiti in causa possano fare un esame di coscienza, altrimenti vergognatevi.”

    Più informazioni su