Operazione Moliere, i medici in chat: “Fermiamo le ambulanze, mettiamo in ginocchio il servizio”

"Il fenomeno avrebbe portato a 807 giorni di assenza ingiustificata"

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    “Fermiamo le ambulanze”. A scriverlo, su una chat su Whatsapp, era uno dei medici del 118 di Catanzaro indagati dalla Procura di Catanzaro per essersi assentati dal servizio – anche nella prima fase della pandemia da Covid nel marzo 2020 – presentando certificati falsi per malattie inesistenti come forma di ritorsione verso l’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro per una vicenda legata alla revoca di alcune indennità. Un fenomeno che avrebbe portato a 807 giorni di assenza ingiustificata e iniziato, secondo le indagini della Guardia di finanza, alla fine del 2019 e proseguito, in alcuni casi, anche durante il lock down. Alcuni medici, infatti, avrebbero deciso di assentarsi dal lavoro per paura del contagio. Sulla chat, scoperta dai finanzieri dopo il sequestro, avvenuto nel maggio dello scorso anno nella prima fase dell’inchiesta, dei telefonini di 21 medici, ci sono messaggi eloquenti. “Bisogna agire con la forza, secondo me prima di tutto inginocchiando il servizio”.

    “A nostro vantaggio – scrive un altro – è da annotare che non possiamo essere sottoposti neppure a visita fiscale”. Un altro medico invita ad una protesta di massa: “Concordiamo tutti insieme un’azione forzata in maniera da inginocchiare il servizio! Ma dobbiamo essere tutti! tutti!”. Il tenore dei messaggi è comunque simile: “Dobbiamo creare il disservizio”, “La malattia è insindacabile”, “Nessuno si deve prestare a coprire i turni”, “Dobbiamo bloccare il servizio. Bastano cinque giorni di malattia contemporaneamente”, “Dobbiamo metterci in malattia tutti”,

    “Io sono per bloccare le ambulanze”. Nella chat c’era anche ci esprimeva timori per il Covid: “Continuo a pensare – dice una dottoressa – che l’unico modo per tutelare le bambine è non mettermi in condizioni pericolose perché basta una minchiata e sei fottuto”. E anche quando si sono sparse le prime voci su una possibile inchiesta della Guardia di finanza, i medici non hanno manifestato particolare timore. “È molto difficile dimostrare – scrive uno di loro – che non siamo malati. Si vocifera che manderanno la finanza a controllare. Sono solo voci, io non mi preoccuperei più di tanto”

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