Gratteri: “Mafia radicata al Nord favorita da imprenditori”

Per il Procuratore di Catanzaro le ultime riforme della giustizia non hanno aiutato a combattere la criminalità organizzata

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    “Ormai bisogna parlare di radicamento. Le mafie e, in modo particolare la ‘ndrangheta, si sono infiltrate in molte regioni del nord negli anni ’50-’60 e ’70, trovando terreno molto fertile“. A sostenerlo, in un’intervista al quotidiano ‘Il Fatto Quotidiano, a firma Gianni Barbacetto, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Per Gratteri, “in regioni come Lombardia, Emilia, Liguria, Val d’Aosta, Piemonte, Veneto e Trentino Alto Adige la ‘ndrangheta ha trovato imprenditori e politici che hanno agito secondo logiche di convenienza. Come è successo al Sud – spiega – le mafie al nord sono state colpevolmente sottovalutate e successivamente legittimate sul piano economico e politico”.

    Secondo il procuratore di Catanzaro, “a garantirlo sono state le relazioni, i servizi offerti agli imprenditori soprattutto nel settore dell’edilizia“.
    E alla domanda quanto pesano finanziariamente i boss del Nord, risponde: “Oggi sono molto potenti. Sono gli unici che hanno grandi liquidità e riescono a rilevare aziende in difficoltà soprattutto a causa dell’emergenza sanitaria ed economica. Gestiscono la loro ricchezza in modo oculato, cercando di evitare il sequestro e la confisca dei beni. Spesso vanno alla ricerca di Paesi meno resilienti nella lotta ai patrimoni mafiosi“.

    La politica sta combattendo la mafia? Una delle tante domande rivolte. “Sulle ultime riforme della giustizia mi sono più volte espresso – ricorda il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri -purtroppo nessuna ha aiutato nella lotta alla mafia. Anzi, in certi casi portano a un aggravio incredibile. Pensi solo alla previsione della cosiddetta udienza filtro per il dibattimento, prevista dalla riforma Cartabia”.

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