L’approccio globale al paziente fragile, istituzioni e associazioni a confronto foto

L’incontro dibattito al San Giovanni nato dall’esperienza della Ra.Gi.Onlus e dalla collaborazione con l’Università Magna Graecia

Più informazioni su

    Chi è il cittadino fragile del quale si sono occupati in tanti questa mattina al San Giovanni di Catanzaro? In cosa consiste l’interdisciplinarietà di cui hanno parlato nel convegno dottori e medici e politici? E, soprattutto, esita una cittadinanza per il fragile, qui e ora, nella Calabria che c’è intorno?
    “Definire la fragilità non è semplice – dice Lucia Muraca, componente dell’Area Fragilità direttivo nazionale della Società italiana di Medicina Generale -. In modalità onnicomprensiva la potremo definire come una condizione di vulnerabilità latente. Non la si può identificare con una patologia né con una sindrome, ma come un insieme di fattori fisici e biopsicosociali che si intersecano fra di loro e portano a una riduzione della capacità di fronteggiare un evento avverso. Il paziente fragile è un paziente cronico che presenta una serie di comorbilità e che può sviluppare disabilità e avere problematiche sociali: un paziente solo, con difficoltà nel raggiungere i servizi sanitari, per esempio. L’identificazione precoce di questi pazienti può rappresentare la chiave di lettura per la presa in carico totale del paziente fragile, un allert sociale in questo momento storico nel quale si affronta un’emergenza epidemiologica”.

    E certo legata alla fragilità, come ha ricordato Luca Gallelli, farmacologo docente all’Università Magna Graecia e moderatore della discussione, nel riportare le comuni e ricorrenti raccomandazioni di salvaguardare con la vaccinazione dal Covid in prima istanza i pazienti fragili, presupponendo il necessario interscambio tra strutture e territorio. “Approcciare un paziente fragile – sintetizza Ilario Lazzaro, direttore generale facente funzioni dell’Asp di Catanzaro – vuol dire avvicinare un paziente vulnerabile. Abbiamo pertanto l’obbligo e il dovere morale di prendere in carico globalmente il paziente anziano, fragile, sottoposto a politerapia, lo prevede la legge Balduzzi, la 189 del 2012, che ha disciplinato il riassetto delle cure primarie. In provincia di Catanzaro abbiamo istituito le Uccp (Unità complesse di cure primarie) che mettono insieme i medici di medicina generale e presto gli specialisti ambulatoriali. Vorremmo vedere dentro pure i pediatri, in modo che il cittadino entra e fruisce della presa in carico globale. Dobbiamo aumentare il tasso di over 65 presi in carico, perché in Calabria solo 1 cittadino su 100 fruisce della presa in carico così intesa, così come aumentare la sistemazione in adeguate strutture sanitarie. In Calabria poco più di 2 cittadini su mille hanno allocazione in adeguate strutture. L’impegno è mettere in atto adeguate strategie per cui i pazienti abbiano un trattamento il più possibile personalizzato”.

    Il mondo sanitario e dell’assistenza territoriale chiama. Come risponde la politica? “Il welfare – assicura Filippo Mancuso, presidente del Consiglio regionale della Calabria – deve essere un punto fondamentale dell’azione legislativa del Consiglio e dell’azione della Giunta regionale, come ho detto nel momento in cui mi sono insediato alla presidenza. Dobbiamo colmare il gap che ci divide dal welfare delle regioni del centronord. La Regione è vicina al mondo associativo e al Terzo settore tutto, e che sarà costante l’impegno stanziare fondi che permettano di alleviare il disagio sociale. Anche in considerazione dell’aumento costante della fascia di terza età. I bisogni crescono, le famiglie non possono essere lasciate sole a gestire pazienti fragili, come coloro colpiti da demenza e da Alzheimer. L’assessore Minasi – Clotilde Minasi, assessore regionale al Welfare era invitata ma non ha potuto partecipare ai lavori, ndr – ha fatto approvare una delibera di giunta in cui si creano i presupposti per i cosiddetti Caffè Alzheimer, centri diurni dedicati a questa difficile problematica. Auspichiamo che anche i Comuni, dove ci sono problemi di personale e finanziari, possano dotarsi di mezzi, strutture e organici che possano affrontare con utilità tutti i processi necessari”. Risponde Rosario Lostumbo, assessore comunale di Catanzaro alle Politiche sociali: “Come Comune abbiamo grande responsabilità perché siamo capofila dell’Ambito territoriale più grande della Calabria, 31 Comuni. L’esperimento di Casa Paese di Cicala che sta portando avanti la Ra.Gi., anche con la collaborazione della Magna Graecia, sta mettendo radici e deve essere motivo del nostro sostegno in tutto e per tutto, è un modello che ha risonanza anche nazionale, e pertanto ci impegna per la sua riuscita”.

    L’incontro dibattito, sulla possibilità di attuare “L’interdisciplinarietà al servizio del cittadino fragile”, muoveva infatti dall’esperienza concreta svolta fin dal 2002 dall’onlus Ra.Gi., impegnata in un originale progetto di approccio multidisciplinare alle demenze e alle malattie nervose degenerative. “La fragilità sta là, al cuore del mondo – ha detto nell’ispirato intervento la presidente Ra.Gi. Onlus, Elena Sodano -. Si traduce talvolta nella paura, nell’insicurezza. La fragilità spinge l’uomo a chiedere ascolto, gentilezza, amore, compagnia. Mentre, l’autonomia e l’autosufficienza sognano un’impossibile salute piena. Ma una società di forti e di autosufficienti, che disprezza i deboli e vulnerabili, diviene crudele, disumana. Le persone consapevoli della loro fragilità sentono il bisogno degli altri, sanno invocare aiuto, sanno pregare, sanno suscitare una forza di solidarietà e ritessere perciò le lacerazioni. Per una società più umana è decisivo scoprire che la fragilità è una delle strutture portanti della vita: la fragilità ci aiuta a considerare il valore della gentilezza e della mitezza, il valore dell’ascolto e dell’attenzione agli altri, e anche la forza che deriva dall’essere in comunione con le sofferenze, con le attese e le speranze degli altri. Si crea una comunione straordinaria tra chi cura e chi è curato, tra chi assiste e chi è assistito. La scienza ha compiuto passi enormi per attutire il dolore e la sofferenza. E – secondo Elena Sodano – si richiede un impegno ancor più vigoroso. Una rivoluzione copernicana: al centro della salute non ci saranno più le malattie, ma la persona, l’individuo, con il suo patrimonio genetico, le sue abitudini di vita, le sue condizioni socio- economiche, la struttura del suo cervello e le sue capacità di interazione”.

    “Di Alzheimer – in proposito ha riferito il rettore Umg, Giovanbattista De Sarro – non ce n’è uno solo, ma esistono diverse forme. Naturalmente ciascuna con le sue specificità. In Calabria avevamo un vantaggio, l’esistenza della famiglia e la capacità di questa di prendersi cura di questi pazienti. Questo funziona meglio talvolta dei farmaci, e lo dice uno che ha la massima fiducia in essi, oltre che una certa conoscenza. Oltre a questo, c’è sicuramente un progresso nella farmacologia dell’Alzheimer, ma ancora non esiste in farmaco che ossa risolvere, ma solo rallentare l’evoluzione della malattia. La diagnosi e la terapia precoce potranno dare buoni risultati, insieme con la terapia fisica”. Sulla collaborazione con la Ra.Gi.: “Come istituzione – ha ricordato De Sarro – siamo sempre vicini alle Associazioni che lavorano in momenti difficili per il bene della comunità regionale. Ricordo che siamo stati gli unici ad accogliere in prima ondata Covid sessanta vecchietti provenienti da una Rsa. Il servizio che svolge l’Università non è dedicato solo agli studenti, ma all’intero territorio regionale oltre che cittadino. Concretamente la collaborazione con Ra.Gi. comporta innanzitutto la disponibilità di colleghi giovani o meno che supportano quanti operano nell’Associazione, poiché nessuno è tuttologo e pertanto necessita di confronto con gli esperti di terapia del dolore e della politerapia, che rappresenta una problematica in più nella gestione del paziente anziano”. Hanno concluso il panel degli interventi, ciascuno nella propria sfera di competenze, Pietro Gareri, past president nazionale dell’Associazione geriatri extraospedalieri ed Elga Rizzo, direttore amministrativo del Policlinico Mater Domini.

    Più informazioni su