A Catanzaro (ri)scoperta la targa in ricordo dell’attentato a Giuseppe Malacaria

Ricostruita con gli stessi frammenti dell’originale distrutta nel marzo scorso

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    Piazzetta della Libertà ha nuovamente la targa che ricorda l’assassinio di Giuseppe Malacaria. Con una sobria cerimonia, Catanzaro ha fissato nuovamente sul muro di Palazzo Grimaldi il ricordo della tragica sera del 4 febbraio 1971, quando un ordigno, dello stesso tipo che qualche notte prima aveva dilaniato l’ingresso del Palazzo della Provincia sede provvisoria del primo Consiglio regionale calabrese, era esploso sulle carni dell’operaio catanzarese di consolidata fede socialista, inconsapevole epilogo di una stagione di tensioni iniziata un’estate prima con i moti di Reggio Calabria.

    Come è noto la storia di questa targa, storia minore ma significativa del valore dei simboli, è già molto travagliata ad appena quindici anni dalla sua prima scopertura. Come ha ricostruito l’ex consigliere comunale Eugenio Occhini, nella notte tra il 4 e il 5 marzo di quest’anno un giovane, individuato successivamente dalle forze dell’ordine, aveva distrutto la targa che in verità era la seconda, poiché la prima, l’originale apposta il 4 febbraio 2007 su iniziativa dell’amministrazione comunale guidata da Rosario Olivo, era stata a sua volta sfregiata con la pittura di una svastica. Insomma, oltraggio dopo oltraggio.

    Il primo dei quali fu il tentativo vile di incolpare lo stesso Malacaria, nonostante le evidenze scientifiche che avevano escluso ogni possibilità di un suo possesso dell’ordigno. Le indagini non portarono a nulla, e, anzi, qui sta il secondo oltraggio, il fascicolo relativo è misteriosamente scomparso dagli archivi, compresi tutti i verbali degli interrogatori raccolti nell’immediatezza soprattutto tra gli attivisti neofascisti presenti nelle vicinanze. La città, a sua volta, aveva in qualche modo rimosso l’episodio, fin quando non fu riportato nell’evidenza comune dal laboratorio politico di “Altra Catanzaro”.

    Era il 2006. Insomma, ci sono tutti gli elementi per trasformare la targa in un monumento che riporta, incisa sul marmo: “A Giuseppe Malacaria operaio ucciso in questo luogo il 4 febbraio 1971 nel corso di una manifestazione antifascista. La Città di Catanzaro”.

    Generico maggio 2022

    A scoprire la targa è stato Francesco Signorelli, titolare dell’omonima azienda di lavorazione del marmo di Girifalco che si è offerto per realizzare gratuitamente la ricostruzione secondo i voleri manifestati nell’immediatezza, espressamente rivolti a utilizzare i frammenti superstiti della targa. Ringraziamenti sono pervenuti alla Digos per la celerità delle indagini che hanno portato all’individuazione del responsabile e anche per la disponibilità a riconsegnare in tempi brevi i frammenti. Così come al Comune di Catanzaro che, fin da subito, per bocca dello stesso sindaco Abramo, aveva mostrato la volontà di rimediare al brutto gesto di un balordo che offendeva l’intera comunità cittadina. 

    A portare il saluto del sindaco, impossibilitato a partecipare, è stato l’assessore Franco Longo, che ha avuto dure parole di biasimo per il vile gesto che ha colpito il ricordo di un operaio dalla lucida fede socialista, impegnato com’era nella difesa della democrazia. Ha chiuso la manifestazione Marcello Barillà, giornalista e musicista, che da reggino trapiantato nella città di Catanzaro, ha definito il gesto “idiota. Questo è sfregiare la memoria di fatti che hanno bisogno di essere pensati e ripensati.

     Abbiamo fatto cose che appartengono alla storia ma da cui dobbiamo con forza trarre insegnamento nel segno della pacificazione, che significa guardarsi negli occhi con il dovere di superarle. Altrimenti arriva il balordo di turno che sfregia la targa di Malacaria così come a Milano più volte hanno sfregiato la targa di Giuseppe Pinelli. Chi sfregia la targa di Pinelli a Milano lo sa o no che Pinelli e il commissario Calabresi a Natale si scambiavano libri?”.     

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