Accoltellamenti e pestaggi a Lido, arrestati due giovani

Operazione dei carabinieri della sezione di Pg della Procura. Quattro gli episodi contestati agli indagati

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    Due giovani, Emanuele Riccelli di 26 anni e Francesco Paolo Morabito di 27 anni, sono stati arrestati all’alba di questa mattina dai carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Catanzaro, guidati dal colonnello Gerardo Lardieri.

    I due giovani (difesi rispettivamente dagli avvocati Michele Staiano e Gianmichele Bosco e da Orlando Sapia), finiti agli arresti domiciliari in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip Matteo Ferrante, sono accusati a vario titolo di lesioni personali aggravate, minacce aggravate, porto di strumenti atti ad offendere in luogo pubblico, tentata estorsione, per una serie di episodi di violenza avvenuti tra il 2021 e il 2022.  

    L’indagine è coordinata dal sostituto procuratore Domenico Assumma, sotto la direzione del procuratore capo Nicola Gratteri e dell’aggiunto Giulia Pantano.

    L’accoltellamento

    Il primo episodio contestato dalla Procura riguarda l’accoltellamento del gestore di un bar di Catanzaro Lido avvenuto  il 7 dicembre scorso. 

    Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, intorno alla mezzanotte il gestore si trovava nel bar quando è stato improvvisamente raggiunto da due avventori. Il primo, apparentemente senza alcuna ragione, lo aggrediva verbalmente, dicendo “perché mi guardi e ridi? Che sono un pagliaccio”, mentre il secondo, sempre rivolgendosi al gestore, gli diceva “lascialo stare che è ubriaco”; l’alterco proseguiva per circa 5 minuti, dopodiché i due uomini si allontanavano. I due soggetti facevano ritorno dopo circa venti minuti e chiedevano al gestore di uscire per poter parlare riservatamente. Una volta fuori dal locale, i due rimproveravano ripetutamente il gestore di aver mancato di rispetto a entrambi e, dopo l’ennesima discussione, il primo dei due estraeva un coltello dalla tasca destra del pantalone, colpendo il malcapitato al fianco sinistro; dopo aver inferto la prima coltellata, i due uomini si davano alla fuga. Portato in ospedale, al gestore veniva diagnosticata una lesione da arma bianca inferta alla base dell’emotorace sinistro. I due indagati sono stati riconosciuti dalla vittima (rappresentata dall’avvocato Antonio Ludovico) e dai carabinieri che hanno  trovato pieno riscontro alle sue dichiarazioni nei filmati delle telecamere presenti sulla scena.  Morabito sarebbe stato l’autore materiale dell’aggressione, mentre Riccelli, che non si sarabbe fisicamente scagliato sulla vittima,  avrebbe preso parte all’aggressione offrendo supporto. 

    Le minacce

    L’11 febbraio scorso una persona, mentre si trovava a passeggio con il suo cane, ha avuto una colluttazione con il Morabito, anch’egli a passeggio con il suo cane, poiché i due animali si erano aggrediti reciprocamente. Dopo la colluttazione, il Morabito avrebbe fatto ingresso nella sua abitazione, uscendo poco dopo con una pistola scacciacani priva del tappo rosso che puntava all’indirizzo del malcapitato, dicendo: “vieni; vieni che mo ti faccio vedere io, mo ti ammazzo”. L’indagato è stato riconosciuto dalla vittima e le sue dichiarazioni hanno trovato riscontro nella perquisizione eseguita nell’immediatezza, all’esito della quale è stata rinvenuta, nella disponibilità di Morabito, una pistola scacciacani.

    Le bastonate in testa

    La notte del 6 marzo 2022 , Morabito si trovava in macchina in compagnia di un amico e, mentre transitavano in via di Torrazzo di Catanzaro, incrociavano un’altra autovettura proveniente dal senso opposto di marcia , che probabilmente urtava lo specchietto della vettura del Morabito cagionando un leggerissimo graffio. L’autovettura condotta non arrestava la marcia, venendo inseguita e raggiunga di lì a breve da Morabito. A questo punto Morabito iniziava a discutere del presunto sinistro con l’altro conducente, che si offriva di risarcire il danno eventualmente cagionato. In quel momento, sopraggiungeva un amico del conducente,  che dopo essersi informato di quanto accaduto, iniziava a discutere animatamente con Morabito, asserendo che l’autovettura di quest’ultimo non presentava alcun danno. Ne seguiva una breve colluttazione tra i due. A questo punto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Morabito si dirigeva presso la sua autovettura, estraendo dal bagagliaio un pezzo di legno che brandiva all’indirizzo dell’altra persona. L’amico di Morabito, invano cercava di fermarlo e, difatti, alla fine l’indagato, divincolandosi, colpiva violentemente alla testa l’automobilista, provocandogli una grave commozione celebrale e la lesione di un timpano. Il gip non ha ritenuto invece configurabile il reato di tentata estorsione, che sarebbe consistito, secondo la procura, nella immediata richiesta di pagamento del danno cagionato alla vettura.

    Il pestaggio

    La notte 13 aprile 2022, un ragazzo è stato violentemente aggredito con calci e pugni da parte di tre persone in maniera del tutto gratuita.

    Nello specifico, il giovane veniva avvicinato da due uomini che iniziavano a prenderlo in giro, passando poco dopo dalle parole ai fatti, spingendolo e facendolo rovinare a terra e coprendolo di calci e pugni al viso e alla schiena.

    Il ragazzo veniva trasportato in ospedale, dove gli veniva diagnosticato un trauma cranico massiccio facciale, giudicato guaribile in dieci giorni.

    L’aggressione veniva interrotta grazie all’intervento di alcuni passanti che facevano desistere i due aggressori che si allontanavo in direzione frontale rispetto alle telecamere, che ne inquadravano nitidamente il volto e di riconoscere con certezza i due aggressori in Morabito e Riccelli.

    Il gip: personalità violente, necessari gli arresti

    Secondo gli inquirenti si tratta di plurime e gravi aggressioni, effettuate per motivi futili se non addirittura pretestuosi, in un arco di tempo breve e recente; elementi, questi, che denotano una personalità di Morabito violenta, inabile a contenere gli impulsi aggressivi, capace di atti e comportamenti pericolosi per la pubblica ed individuale incolumità. Il comportamento di Morabito non è quindi un episodio isolato, ma piuttosto indice di una inclinazione a delinquere e di una violenta personalità.

    Peraltro, allorquando ha posto in essere la prima aggressione, Morabito era stato fino a poco prima ristretto agli arresti domiciliari, riportando, peraltro, condanna per delitti in materia di armi: evidentemente tale esperienza giudiziaria e la concomitante misura cautelare non hanno sortito la benché minima efficacia deterrente, tant’è che egli ha replicato la medesima condotta meno cinque anni dopo essere tornato in possesso della patente di guida.

    Una simile condotta – scrive il gip – dimostra noncuranza, se non addirittura disprezzo , verso i provvedimenti e i moniti dell’autorità amministrativa e giudiziaria ed è sintomo di una personalità incline alla violazione delle regole.

    Secondo il gip anche gli ulteriori carichi pendenti per delitti di lesioni e di evasione, insieme alle accertate  frequentazioni con soggetti gravati da numerosi precedenti di polizia, denotano una personalità stabilmente gravitante in ambienti delinquenziali, il che consente di ritenere ancor più concreto ed attuale il paventato pericolo di recidiva.

    Sussiste, inoltre, il pericolo di inquinamento delle prove, avuto riguardo al fatto che alcune delle vittime non hanno mai proposto querela per il dichiarato timore di ritorsioni oppure l’hanno prontamente ritirata per ragioni rimaste, allo stato, ignote, il che dimostra come Morabito – secondo il gip – riesca ad esercitare un forte timore sulle fonti dichiarative che costituiscono il perno dell’impianto accusatorio.

    Secondo la ricostruzione dei carabinieri Emanuele Riccelli si è reso protagonista di due distinte aggressioni, entrambe in concorso con Morabito. Se nella prima aggressione egli non ha esercitato violenza fisica, pur svolgendo un ruolo di supporto  attivo, nella seconda egli si è violentemente accanito su una vittima inerte. Il gip ricorda che  tra la prima e la seconda aggressione, Riccelli ha riportato condanna definitiva per delitti di ricettazione e porto in luogo pubblico di armi. Vana, peraltro , si è dimostrata la concessione della sospensione condizionale della pena, atteso che la prima delle aggressioni è stata posta in essere subito dopo la concessione del beneficio e la conseguente scarcerazione, “il che corrobora l’intensità criminale dell’indagato”.

    Secondo il giudice per entrambi gli indagati non è in alcun modo ipotizzabile l’applicazione di misure cautelari di grado minore rispetto ai domiciliari, la cui esecuzione resta, di fatto, rimessa alla volontà stessa del destinatario “con l’ovvia conseguenza per cui – conclude il gip – stante l’indole violenta dimostrata” con ogni probabilità, violerebbero “le misure non custodiali con gravissimo pericolo per l’altrui incolumità”.

    Con questa operazione i carabinieri hanno dato un importante segnale di attenzione e presenza alla cittadinanza preoccupata per i continui e gravi episodi di movida violenta nel quartiere marinaro.

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