La moda del costume da bagno dagli anni ’30 ai ’60, anche a Catanzaro foto

Excursus storico fra i costumi più castigati degli anni trenta sino a quelli degli anni ‘50/’60 ritenuti più “spregiudicati”

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    Le temperature bollenti di questi ultimi giorni fanno ritrovare il piacere del mare, della frescura dei bagni e delle giornate da passare in spiaggia. Tuttavia rimane, soprattutto per le donne, quel rinnovato “dilemma” di quale costume indossare o, magari, dover nuovamente acquistare. La moda in generale, si sa, ha rappresentato e tuttora rappresenta un evolvere di tendenze, avendo costituito per intere generazioni quella parte caratterizzante della società. In questo continuo rinnovarsi non è certamente da escludere il costume da bagno, che costituisce una parte fondamentale della “vita da spiaggia”. Ed è proprio sui costumi che ci si vorrà focalizzare, una moda che negli anni è certamente cambiata sia per gli uomini e anche, un po’ “vezzosamente”, per le donne. Per rimanere nel contesto della città si farà riferimento, nelle linee generali, alla spiaggia che più ci appartiene, quella del quartiere Lido e sarà mediante un piccolo excursus storico che si viaggerà fra i costumi più castigati degli anni trenta, sino ad arrivare a quelli degli anni ‘50/’60 ritenuti più “spregiudicati”.

    MODA ANNI ‘25/’30

    Con l’arrivo della bella stagione si dava inizio alla frequentazione della “Marina”, sebbene all’epoca andare in spiaggia, non rappresentava un’abitudine. Molte famiglie preferivano le spiagge di Soverato, tuttavia il raggiungimento della costa catanzarese era ovviamente più facile, visto che il viaggio doveva essere affrontato in carrozza. Brevemente si vorrà ricordare che nel 1925 gli stabilimenti balneari, nella “Marina” di Catanzaro (si ricorderà che nacque come “Villaggio Marina”), erano divisi in due zone, una per le donne e l’altra per gli uomini, rigorosamente separate e con grande rispetto della privacy. Nella “zona donne” poteva accedere solo il proprio “coniuge” usando la cabina della moglie, non era concessa alcun tipo di “nudità” e l’abbigliamento per gli uomini constava di “regolare calzonetto” (come da emendamento redatto dall’Ufficiale di Governo), mentre le donne dovevano indossare un “abito” che le coprisse fin sotto le ginocchia. Ma, andando più nello specifico, già anteriormente a questi anni, la moda “marinara” era molto castigata, le signore indossavano un abito con corpetto e calzoni (di grossa tela da marinaio), ricoperto da un’ampia gonna. Per fare il bagno erano in uso anche grandi “mantelli” e per il “dopobagno” ci si vestiva in maniera più leggera indossando freschi abiti in tinte pastello ricchi di merletti e trine, a corredo larghi cappelli decorati e l’immancabile “parasole” bianco, piccolo ombrellino per proteggersi dal sole. Ma è proprio con gli anni ’30 che le gonne cominciano ad accorciarsi risultando meno ampie, vengono in auge i completi in flanella dallo scollo quadrato con decori marinareschi e compaiono le prime magliette bianche e blu. Anche per gli uomini arrivano i primi costumi in lana (usati anche dalle donne per nascondere meglio le aderenze al corpo), una sorta di tutina al ginocchio prevalentemente a righe. Il taffetas era molto usato dalle signore con corte gonnelline e cintura ai fianchi, ma anche i costumi in jersey di lana aderenti al corpo e senza maniche. Il capo, quasi sempre coperto da cappellini di piquet bianco o dalle prime cuffie da bagno. Anche la spiaggia del quartiere marinaro si adegua alla moda e le signore dell’epoca indossano questo tipo di costume, diverse le foto che le ritraggono sedute in bella posa sulla spiaggia, in loro si evidenziano particolari cappelli e scarpe con lunghe stringhe da annodare alla caviglia.

    MODA ANNI ‘40

    Ma é intorno agli anni quaranta che la stessa “Marina” cambia volto, gli stabilimenti balneari sono ancora costituiti dalle classiche “palafitte”, ma anche edificati sulla larga spiaggia con le cabine. Le “classificazioni” dei lidi sono oramai dimenticate, compaiono i primi jukebox, le orchestrine allietano le serate estive e, naturalmente, anche la moda del costume cambia. La stoffa usata per il confezionamento del capo si riduce alquanto, tant’è che i pantaloncini vengono divisi dal corpetto diventando “due pezzi”. Una breve nota con una curiosità ci rimanda al 1939, quando la casa di moda “Jantzen” presentò il primo due pezzi ufficiale: un bustino che ricopriva la pancia e un pantaloncino che arrivava sino all’anca. L’idea venne lanciata da Greta Garbo che, nel film “La donna dai due volti”, aveva indossato un costume in maglina nera per quei tempi molto audace. E dunque anche nella spiaggia della “Marina” compaiono i primi costumi elasticizzati, i modelli sono vari, adattabili a tutte le donne e al proprio fisico, ma non mancano anche i particolari costumi prettamente in seta, sebbene un capo ancora indossato da poche. Tornano alla mente alcuni episodi, come ricorda Domenico Pittelli nel suo “Catanzaro d’altri tempi”, infatti non mancava chi, proveniente dai paesi vicini, non faceva più uso delle classiche “capanne” in spiaggia (una volta molto usate insieme alle baracche in legno nella spiaggia del quartiere Lido) come egli stesso scrive “…frequentavano con un certo imbarazzo e timidamente gli stabilimenti: scendevano a mare le donne, indossando grandi camicioni bianchi, che finivano, in acqua, con l’appiccicarsi al corpo, mettendo in evidenza le forme……”. La moda si allargava anche agli uomini e il classico “pantaloncino” era in maglia o elasticizzato e i più piccoli, per il “dopo bagno”, indossavano colorati “pagliaccetti” costituiti da un pantaloncino unito ad una pettorina.

    MODA ANNI ‘50

    Negli anni ’50 viene ancora usato il costume intero, molte le ragazze nella “Marina” che lo indossano e oltre a quello in maglia, generalmente nero, si aggiungono gli elasticizzati con diverse colorazioni che, come quelli in cotone, riportavano una breve gonnellina per coprire la parte alta delle gambe. L’estate è un ottimo pretesto per la moda e nella mitica terrazza del ristorante/bar “Carmelina” (ugualmente conosciuto come Miramare) le fogge sono varie. Tuttavia in spiaggia vige anche la semplicità e le ragazze portano sobri costumi colorati (viene molto usato il verde, il rosso e il turchese) o con fantasie a pois e fiori, che potevano usualmente ritrovarsi su larghi cappelli in paglia. Ma sono anche gli anni del famoso “bikini” (che già compare nel 1946) usato da poche donne poiché ulteriormente ridimensionato rispetto al “primo nato” due pezzi, ancora molto castigato. Sulla spiaggia del quartiere marinaro si scende con l’intera famiglia restando per tutta la giornata, si gioca, si mangia (andare al ristorante non era per tutti), si scherza con gli amici di sempre ed immancabile era la nuotata per raggiungere la famosa boa (la Gutta) per un incontro fra amici o per un appuntamento tra fidanzati.

    MODA ANNI ‘60

    La moda dei mitici anni ’60 é sempre contraddistinta dall’uso del costume intero, nuovi però i modelli che si potevano vedere anche nella spiaggia catanzarese. Le scollature sono a cuore, le spalline si annodano dietro al collo e si aggiungono “le coppe” per evidenziare il seno. Resta ancora la parte della “gonnellina” che copre le anche e il busto sul davanti spesso riporta una particolare pieghettatura. Non mancano però i volants ai bikini che prendono ancor più piede e le cuffie in gomma sono multicolori con abbellimenti floreali, usate per non rovinare la messa in piega. Anche per l’uomo la moda cambia e al costume a pantaloncino si alterna quello più sgambato ma alto nella vita, elasticizzato o anche in spugna, i colori sono diversi come le fantasie. Ma ciò che restava fondamentale per le donne erano i copricostumi, alcuni in spugna altri in cotone composti da una piccola casacca e pantalone al ginocchio in stile marinaro o ancora i corti pantaloncini a vita alta, a corredo borse da mare in paglia e zoccoli rigorosamente in legno con il tacco alto, adornati da fiori o applicazioni in raffia dalle diverse nuances. Le giornate da passare in spiaggia nel quartiere marinaro restano nel ricordo del divertimento dei giovani, all’ombra dei grandi ombrelloni in legno e grossa tela colorata, dei bagni, della musica dei jukebox o dei momenti trascorsi sui bassi muretti del lungomare. I mitici lidi di quel tempo rappresentarono la “storia” della spiaggia della città, come dimenticare il lido Geniuzza, il Mancuso, l’Anapi e il lido Greco o, ancora, quello delle “Poste” e il lido Sirena, questi alcuni dei lidi all’epoca molto frequentati. Di tempo ne è passato, ma i ricordi restano, della moda, del suo divenire e quei meravigliosi anni trascorsi al mare che mai si potranno dimenticare. (le foto sono state gentilmente concesse da Salvatore Rubino, Fortunato Polizzese, Massimo Scarfone e Cinzia Carpino da un post sul gruppo Facebook “Catanzaro Antica”)

     

     

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