Concluso il primo grado dell’inchiesta Ikaros; chiederemo giustizia in appello

Pesce e Nicotera: "La condanna all’avv. Falcone resa ieri dal Tribunale di Crotone mette un punto ad una attività che per quasi due anni ci ha visti impegnati a dimostrare l’inconsistenza di un quadro accusatorio fondato più sul pregiudizio che sulla legge".

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    La condanna all’avv. Falcone resa ieri dal Tribunale di Crotone mette un punto ad una attività che per quasi due anni ci ha visti impegnati a dimostrare l’inconsistenza di un quadro accusatorio fondato più sul pregiudizio che sulla legge. Lo abbiamo fatto senza risparmiarci e convinti dell’assoluta legittimità dell’operato del Collega Salvatore Falcone, da sempre impegnato nella difesa dei diritti umani.
    L’istruttoria dibattimentale ha portato numerosi elementi che, a nostro giudizio, erano idonei a convincere il Collegio giudicante della coerenza tra l’attività professionale prestata ed il quadro normativo costituzionale, europeo ed internazionale: a partire dalla dimostrata regolarità del soggiorno dei richiedenti asilo fino alla irrilevanza delle dichiarazioni di ospitalità che le Questure impongono di depositare in sede di domanda di asilo, nonostante le norme comuni europee in materia  proibiscano di imporre qualsiasi ulteriore produzione documentale oltre a quella in possesso del richiedente. Tutti elementi emersi nel dibattimento attraverso l’esame e le consulenze di autorevoli avvocati e funzionari ministeriali.

    Le stesse attività investigative della squadra mobile della Questura di Crotone riportavano un altro soggetto come autore di documenti falsi, soggetto ad oggi imputato in altro procedimento, eppure né la Procura né il Collegio hanno inteso valutare questo elemento, al pari della dimostrata non attribuibilità all’avv. Falcone dei kit postali con le richieste di carta di soggiorno, inviate dai patronati e non dal Collega.
    E’ prevalsa la logica della gogna in un processo che ha fatto assurgere prassi illegittime delle Questure al rango di legge, sacrificando così il diritto d’asilo che è invece diritto umano fondamentale.
    E’ prevalso il pregiudizio che vuole che i richiedenti asilo siano solo quelli che arrivano a bordo di imbarcazioni di fortuna, come se un giornalista, un medico, un avvocato, non possano essere soggetti perseguitati nel proprio Paese d’origine. In un momento in cui il mondo esprime cordoglio e vicinanza al popolo curdo, ieri in aula è stato deciso che un curdo, se è un professionista, chiede asilo non già perché appartenente ad un popolo vittima di discriminazioni e genocidi da oltre vent’anni, ma per fallare e sfruttare lo Stato italiano. E’ una logica che condanna le migrazioni e tutti i suoi attori quella che ha caratterizzato l’inchiesta Ikaros e messo sotto accusa l’attività professionale dell’avv. Falcone, un processo alle pratiche migratorie e di inclusione a cui la Calabria e la giustizia calabrese non sono nuove.
    Attendiamo di leggere le motivazioni della condanna ed impugneremo la sentenza in appello, pur ritenendo fin d’ora doveroso, visto il clamore mediatico della vicenda, restituire verità e dignità ad un professionista la cui colpa è di aver scelto di difendere cittadini stranieri in uno Stato che pospone il rispetto dei diritti umani alla difesa dei confini.
    Avv. Francesca Pesce   e Avv. Giuseppe Nicotera

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