No fu Baudi a dire che la malta usata era “una porcheria”

Ecco il perché la Cassazione ha annullato le misure per l'ingegnere coinvolto nell'inchiesta secondo le motivazioni della sentenza

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    L’ingegnere Silvio Baudi che secondo la Dda di Catanzaro, aveva scientemente consentito l’utilizzo di materiali assai scadenti e senza rispettare le migliori tecniche applicative in occasione dei lavori di rifacimento dell’arcata del Ponte Morandi di Catanzaro e di alcuni muri di sostegno posti immediatamente all’esterno della Galleria Sansinato, direzione Catanzaro Lamezia, non avrebbe mai pronunciato la famosa frase è “una porcheria” riferendosi alla malta utilizzata per i lavori.

    E’ quanto emerge dalle motivazioni della decisione della Cassazione che ha deciso ad aprile di annullare l’interdittiva.
    Ci sarebbero quindi dei “vizi di motivazione” nella stessa interdittiva del riesame.

    La gravità indiziaria, secondo quanto scrivono i giudici della Suprema Corte, “si fonda, dunque, sull’omesso esercizio dei poteri di verifica e controllo che sarebbero spettati al Baudi ex lege, a fronte della sua piena consapevolezza ‘dell’inadeguatezza’ della malta Azichem rispetto ai lavori di manutenzione da effettuare sulle opere commissionate”.
    Alla base di questa accusa “il Tribunale ha posto le conversazioni telefoniche nelle quali la malta viene definita una ‘porcheria’ rispetto all’omologo prodotto della Basf e i giudizi espressi dal Baudi sulla malta nelle telefonate intervenute con il Curcio’. Su tutto ciò i giudici analizzano gli atti e smontano l’interdittiva.

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