“Vatti a prendere una Laurea!”

"Tutto sono meno che grillino, ma di questi tempi vorrei estendere a molti l’invito che Di Battista ha rivolto al suo ex compagno d’avventura Luigi Di Maio"

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    di Nunzio Raimondi

    In questo “me ne frego” generale, espressione della crisi della tolleranza che oramai da tempo affligge anche la società italiana, s’inserisce la sistematica inosservanza delle regole, se così si può dire una sorta di tratto caratteristico del populismo,inteso come insofferenza per lo status quo e rivendicazione estrema dei diritti di alcuni, non del “diritto -ndr:di tutti- di avere diritti”.

    Ho sempre pensato, infatti, che i populisti fossero degli estremisti a vocazione rivendicazionista.

    Ora, la storia c’insegna che la vocazione tribunista non è una nota peculiare soltanto del populismo, ma è tipica di chi si propone di sovvertire una condizione per imporne una nuova, non necessariamente migliore della precedente.

    Sinceramente credo che l’Italia possegga sufficienti difese immunitarie per contrastare il sovranismo, non così per il populismo che, viceversa, continua ad affascinare (complice anche, ma non solo, l’assistenzialismo che l’accompagna) e suscita e rafforza in essa quella vena deteriore d’intolleranza che storicamente le appartiene.

    L’Italia, si sa, è attratta dai capipopolo, trascinatori di folle perfino se propugnatori di soluzioni folli….

    Riguardando le immagini in bianco e nero della folla traboccante su piazza Venezia in quel 10 giugno 1940, gli applausi di una marea montante di fronte ad una dichiarazione di guerra che avrebbe condotto alla distruzione del nostro Paese,ci accorgiamo della capacità dei tribuni di avvincere le folle e,nel contempo,delle terribili conseguenze che alcune scelte sono capaci di produrre.

    Ma cosa corre nelle vene dei populisti, di sinistra e di destra?

    Un’insofferenza insopprimibile, una incapacità di stare in Parlamento (pensate ai tetti occupati dai cinquestelle -sembra un secolo fa- ed all’aula sorda e grigia di Mussolini…) con il rispetto delle regole.

    E già,le regole.

    Cosa ne dite delle trattative per il Governo prima che il Presidente della Repubblica conferisca l’incarico? Di quelli che se ne fregano delle prerogative costituzionali del Capo dello Stato, che se ne infischiano del rapporto fra Presidente incaricato e Parlamento e fanno tutto scavalcando la Costituzione?

    E Vi chiedo: si tratta di inutili liturgie oppure di regole essenziali per la nostra vita democratica?

    Nella nostra Costituzione, grazie a Dio ancora in vigore, a chi è demandato il compito di incaricare il Presidente del Consiglio per la formazione di un Governo?

    Forse qualcuno ricorda che sono previste le consultazioni del Capo dello Stato?

    Che scegliere il Presidente da incaricare è una Sua prerogativa? Che, magari, fare un’intera campagna elettorale dicendo “il premier sono io”, lede quella prerogativa costituzionale?

    Qualcuno ricorda che c’è un tempo nel quale il Presidente incaricato incontra, presso la Camera dei Deputati, le delegazioni delle forze politiche presenti in Parlamento per riferire al Capo dello Stato della volontà di queste in ordine alla formazione del Governo?

    Oppure davvero pensate che uno che ha preso il 26% alle elezioni, ossia la metà dei consensi dei votanti, ossia della metà degli italiani, si siede in luogo privato e comincia a consultare uno che pretende il Viminale, un altro che reclama la presidenza del Senato ed ambisce per uno dei suoi al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ed almeno ad un sottosegretariato per la sua compagna che a Marsala non c’è mai stata…e così via discorrendo?

    Io penso che la sguaiatezza di ciò che cade sotto i nostri occhi, di Istituzioni trattate con stile da bar,senza alcun decoro,esprima un degrado inarrestabile e,sopratutto,una scompostezza che perfino supera le dichiarazioni pubbliche di alcuni leader i quali lasciano chiaramente intendere che condizioneranno il loro appoggio al Governo soltanto al soddisfacimento dei loro appetiti…

    Altro che bene comune!

    E non venitemi a dire che sono un idealista perché qui ci sono regole di tutti e gente che le viola apertamente.

    Ed è arrivato il momento di non fare passare questi comportamenti “in cavalleria”.

    Infatti, quanto previsto dalla Costituzione,che perfino Renzi & Co, ritennero superfluo, costituisce ancora l’unico baluardo rispetto a questo vorace ed avido “mercatino del sabato”!

    Già in passato ebbi a dire che vi sono due organi costituzionali che hanno dato un’ottima prova sul campo: la Presidenza della Repubblica (dal 1948) e la Corte Corte Costituzionale (dal 1955).

    Pensate se oggi non avessimo il Presidente della Repubblica a consultare tutte le forze politiche in Parlamento,a scegliere chi incaricare per formare un Governo,se non ci fosse un Presidente della Repubblica a nominare i Ministri (pretendendo figure di alto spessore quantomeno per i Ministeri-chiave) “mettendo il naso” nella lista presentata dal Presidente del Consiglio incaricato?

    A giudicare dalle trattative (di sempre ed) anche di questi giorni, quali criteri guiderebbero un Presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo?

    L’ingordigia o l’insaziabilità, dite Voi.

    La nostra,lo sappiamo tutti, è una Carta fondamentale che i Padri costituenti vollero costruita su freni e contrappesi, i quali valgono proprio ad evitare che un organo costituzionale prevalga sull’altro e nessuno possa “bulleggiare” con le Istituzioni!

    E ciò sapete perché ?

    Perché l’Italia aveva ancora chiara e cocente memoria della tragedia nazifascista, degli orrori del fascismo ed i Padri costituenti,interpretando il sentimento popolare, posero REGOLE perché quella tragedia non si ripetesse mai più.

    Chi è giustamente sospettato e dice pubblicamente di non essere fascista, ha quindi il dovere di osservare quelle regole così importanti per la nostra Repubblica.

    Non basta parlare (anche bene) dai palchi e nelle piazze, occorrono comportamenti conseguenti e sopratutto coerenti con le regole fondamentali.

    Così come non basta presentarsi come paladini del cambiamento se poi non si riesce a trovare nemmeno un politico capace di fare il Ministro dell’economia e si aspetta che sia il Presidente della Repubblica ad imporre per il Governo almeno “uno che ne capisce”…

    Guardate, io tutto sono meno che grillino, ma di questi tempi vorrei estendere a molti l’invito che Di Battista ha rivolto al suo ex compagno d’avventura Luigi Di Maio: “vatti a prendere una laurea!”

    Ottima idea, Ale, ma dillo a molti dei tuoi (solo per fare un esempio al “vostro” presidente della commissione affari europei, di professione toelettatore…) e dei loro e di quelli dall’altra parte che si preparano a governare: farà bene all’Italia.

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