‘Donne del sud’, Francesca Prestia canta Otello Profazio

Una raccolta dei brani del re del folk calabrese, Otello Profazio, legati a figure femminili, che rivivono grazie alla voce di Francesca Prestia


Metti insieme un pomeriggio di zoppicante inizio primavera, uno studio di registrazione – lo Yara Records di Lucio Ranieri – una cantastorie, Francesca Prestia, e un pezzo della storia della musica, Otello Profazio. Il risultato è scoppiettante. L’occasione è quella delle ultimissime fasi di chiusura dell’ultimo lavoro discografico della Prestia dal titolo “Donne del Sud – Anch’io Francesca Prestia canto Otello Profazio”, una raccolta dei brani del re del folk calabrese legati a figure femminili, generiche o personaggi storici o leggendari, che rivivono attraverso la bella voce della “cantastorji”. Nel cd, in uscita a maggio, non mancheranno “incursioni estemporanee” di Profazio – come sarà descritto nello stesso -,  che, giustamente, ha voluto apporre la sua zampata al lavoro discografico. 

Mentre riascoltano tutti i brani – e noi con loro e con il produttore Giuseppe Marasco di Calabriasona, in anteprima -, è la storia della musica, calabrese ma soprattutto italiana, a essere ripercorsa: a ogni brano snocciolato non perde occasione, Profazio, per raccontare aneddoti, storie e contro-storie sulla nascita di quelle e di altre canzoni, che il “mastru cantaturi” non risparmia, anzi. Con esibizioni in tutto il mondo e invidiabili collaborazioni con i maggiori esponenti di un certo cantautorato italiano – di cui Profazio fa parte -, l’ospite eccellente del pomeriggio allo Yara ne ha da narrare, visto che ha anche condiviso musica e non solo con personaggi del calibro di Giorgio Gaber, Gabriella Ferri, Enzo Jannacci, Fabrizio De Andrè, per citarne qualcuno. E su quest’ultimo non esita a raccontare: 
«Dopo il successo di “Geordie”, temeva il pubblico, l’esibirsi davanti alla gente. Allora, che ancora non stava con Dori Ghezzi, lo portai al club di Mantegazza – dove Profazio era entrato “nel giro milanese” insieme a Cino Tortorella, Cochi e Renato, oltre ai sopraccitati, ndr -, lì si è scafato e da allora ha superato la paura». Su Gaber è evidente l’orgoglio di averlo ispirato: «Una volta rimase a osservarmi intensamente mentre cantavo “La baronessa di Carini” – rivela -, e più in là affermò che fu in quel momento che gli venne l’idea del teatro-canzone». 

Quella che ispirò Gaber, manco a dirlo, è compresa nelle canzoni “al femminile” scelte dalla Prestia, di fianco a brani come “La regina senza re”, con parte del testo di Butitta, su Franca Viola, “Melissa” – con un duetto di Prestia e Profazio -, “L’uccello pavone” che fu cantata anche da Gabriella Ferri, “Lontananza”, “Il riscatto della bella”, “La scuola”, “La crozza”, “Nu letticellu ricamatu”, “Non amate forestieri”, “La canzone del flauto”. Chiude il disco il capolavoro di Otello Profazio “La grazia”, in cui l’autore partecipa anche alla canzone. 

«Mi hanno sempre accusato di maschilismo – commenta lui, a dispetto dell’elenco di canzoni dedicate a figure femminili e a donne realmente esistite del cd di Prestia -, nel mio prossimo lavoro sarò il più femminista del mondo, vedrete». Anzi no, ascolterete, diciamo noi. L’ultima battuta spetta però a Francesca Prestia: ha ancora nel cassetto il sogno di un Festival nazionale sui cantastorie, con padrino lo stesso Profazio, che sarebbe unico nel suo genere e di cui Catanzaro potrebbe andare davvero fiera. Chi ha orecchie per intendere, intenda. 

Carmen Loiacono