Ron fa rivivere il grande Dalla sul palco del Politeama Catanzaro

Eccezionale anche il pubblico che ieri a Catanzaro ha potuto riascoltare  da “4 marzo 1943” a “Tu non mi basti mai”, a “Futura”, “Com’è profondo il mare”, “Cara”, “Canzone”,  “Tutta la vita”, “Anna e Marco” e altri successi ancora


Di Carmen Loiacono

Se c’è un modo per far rivivere i grandi che ormai non ci sono più, Ron lo ha trovato. O almeno ne ha trovato uno. A Catanzaro ospite del diciannovesimo Festival d’autunno, il cantautore lombardo ha portato l’ultima tappa del tour “Lucio!!” che omaggia Dalla con una ricca selezione dal suo vastissimo repertorio. Bene, di omaggi ce ne sono un’infinità – per Dalla come per altri -, ma questa volta il grande protagonista sembrava esserci davvero, ieri sera al Teatro Politeama.

Introdotto e inframmezzato da stralci di interviste ad alcuni fra i tanti che lo hanno conosciuto – da Piera Degli Esposti a Renzo Arbore, da Gino Paoli a Francesco De Gregori, Pupi Avati e Vincenzo Salemme -, il concerto si è sviluppato lasciando che in alcuni momenti fosse proprio la voce di Dalla a cantare. Registrata, certo, però l’effetto, percepito in maniera evidente dal numeroso pubblico in sala, era di sentirlo presente sul palco.

Sarà stato anche per quel seguipersone – o occhio di bue – puntato sul centro della scena che si accendeva ogni qual volta Ron lasciava spazio alla sua voce, o ancora per la sagoma, un profilo, proiettato sul pannello dei filmati, quasi fosse l’ombra dell’artista, posto in mezzo al palco. Il punto più alto e convincente è stato il duetto virtuale di “Piazza Grande”, scritta insieme nel 1972. Da brividi. Così come da pelle d’oca è stata la citazione finale, a campeggiare dal palco sull’intero teatro: “Bisogna giocare per essere liberi. Bisogna sparire per rinascere di nuovo”.

Quello di “Lucio!!” non è un semplice omaggio, ma la condivisione del ricordo – vivissimo – di qualcuno, da parte di chi lo ha potuto conoscere meglio di tutti: «Un grande artista, un poeta, geniale – ha detto Ron dal palco -. Anche se non sapeva un parola di musica». Eppure ha saputo regalarci alcune tra le più dolci e genuine pagine della canzone italiana, che del resto partivano con un vantaggio ineguagliabile, la sensibilità del loro autore: «Lucio amava la vita, la gente – ha aggiunto Ron nel corso del concerto -.

Poteva avere un appuntamento importante con Agnelli o fermarsi per ore a parlare con un barbone a Bologna». Bologna, la sua città, nella quale Ron e i suoi – Elio Rivagli alla batteria, Roberto Galinelli al basso, Roberto Di Virgilio alla chitarra, il catanzarese Giuseppe Tassoni al piano, a lui l’applauso più forte del pubblico – torneranno per una coda del tour, città ideale per mettere un punto (ma ne siamo poi così sicuri?) su questa esperienza fantastica.

Eccezionale anche per il pubblico che, ieri a Catanzaro come in ogni tappa del tour, ha potuto vedere Bologna con lo stesso sguardo di Dalla, «curioso e innamorato della sua città», attraverso le sue canzoni più note, da “4 marzo 1943” a “Tu non mi basti mai”, “Attenti al lupo”, “Futura”, “La casa in riva al mare”, “Com’è profondo il mare”, “Cara”, “Canzone”, “Chissà se lo sai”, “Tutta la vita”, “Anna e Marco”, per citarne qualcuna. «Sognava di essere alto, biondo e invisibile – ha raccontato ancora Ron, citando il brano che di lì a poco avrebbe cantato, “Se io fossi un angelo” -; la sua eternità è già questa sera e in ogni sera in cui ognuno canta una sua canzone, perché il paradiso per lui non era poi così lontano, ma nel cuore della gente».