Anche Kevin Spacey nel nuovo film di Eugenio Masciari

Le riprese sono iniziate lunedì a Torino. La regia è di Franco Nero che ha scritto la sceneggiatura insieme all’autore catanzarese

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    Sono iniziate lunedì scorso le riprese del nuovo film di Franco Nero, “L’uomo che disegnò Dio”, scritto dal “nostro” Eugenio Masciari, che ricordiamo come attore, tra le opere più note, in “Parenti serpenti” di Monicelli, “Il mostro” di Benigni e “Palombella rossa” di Moretti.
    L’attore e regista dai natali catanzaresi firma infatti il soggetto e la sceneggiatura, insieme allo stesso Nero e Lorenzo De Luca, della pellicola in produzione a Torino per la Louis Nero Film.

    De “L’uomo che disegnò Dio” si è già cominciato a parlare in questi giorni sulla stampa nazionale, ma anche all’estero, per una serie di motivi: il cast vanta interpreti quali Stefania Rocca, Massimo Ranieri, Robert Davi, Simona Nasi, Diana Dell’Erba, Andrea Cocco, Diego Casale, Vittorio Boscolo.

    Ma non solo: ci sarà anche la star hollywoodiana Kevin Spacey, premio Oscar per “I soliti sospetti” nel 1996 e “American beauty” nel 2000. Quello di Spacey sarà un ritorno molto atteso davanti alle telecamere: l’attore e produttore è infatti rimasto lontano dai set per circa quattro anni, escluso di fatto da Hollywood dopo le accuse di molestie, in seguito archiviate, da parte di alcuni colleghi.

    La presenza dell’attore nel cast, porterà maggiore attenzione e creerà certamente aspettative nei confronti del film: «E’ solo un arricchimento per tutti lavorare con uno dei più grandi attori americani – ha commentato Masciari – e senz’altro sarà positiva la sua presenza sia per la qualità del film sia per la maggiore visibilità».

    Spacey, in realtà, non sarà l’unico titolare di Academy Award nel film di Franco Nero: come confermato dalla Film Commission Torino Piemonte – che contribuisce alla sua realizzazione -, nella squadra dietro le quinte ci sarà anche lo scenografo Gianni Quaranta, Oscar nel 1987 per “Camera con vista” e voci accreditate vorrebbero come direttore della Fotografia Vittorio Storaro (Oscar per “Apocalypse now”, “Reds” e “L’ultimo imperatore”) e ai costumi Milena Canonero (Oscar per “Barry Lyndon”, “Momenti di gloria”, “Marie Antoinette” e “Grand Budapest Hotel”), al posto dei già resi noti Gerardo Fornari ed Elena Furfaro.

    «Non possiamo confermare o smentire nulla – afferma in merito lo stesso Masciari -. Set e produzione sono assolutamente blindati». Ma sulla possibilità di lavorare al fianco di questi nomi prestigiosi, aggiunge: «Coloro che raggiungono dei traguardi nell’arte, spesso sono delle persone altrettanto profonde e quindi è sempre un arricchimento lavorare con loro. C’è un’atmosfera creativa che si riesce a percepire anche sulla pelle».

    Tornando al film e alla sua storia, l’idea dell’Uomo che disegnò Dio risale a una ventina di anni fa, quando Masciari tornò a Torino per partecipare come interprete nel film “Preferisco il rumore del mare” di Calopresti: «Durante il giorno libero andai a vedere la mia vecchia casa torinese, i vicini, eccetera – racconta l’attore -. A un tratto vedo venirmi incontro un vicino di casa non vedente e noto che mentre gli altri erano più o meno invecchiati, lui sembrava più giovane di come me lo ricordavo.

    Il motivo di questo ringiovanimento era perché indossava una parrucca mentre una volta era calvo». Da lì «sono stato mesi a cercare di comprendere cosa scatta nella mente di un non vedente che ci tiene a non cambiare il suo aspetto. Ma dopo aver trovato mille ragioni e non essendo soddisfatto, ho pensato di scrivere una storia inventata.

    E così è nato “L’uomo che disegnò Dio”, questo non vedente di nome Emanuele che essendo stato privato del dono più bello, la vista, ne ha un altro incredibile: riesce, ascoltando nel profondo la psiche di una persona, a ritrarre i tratti fisiognomici del viso in un modo impressionante, iperrealista. E incidentalmente questa qualità attraverso vari accadimenti gli sarà di aiuto a cambiare totalmente la sua vita, esterna e interna».

    Il primo passo era fatto, adesso bisognava trasformare quell’idea in un film: «Un giorno a Roma parlai di questa storia a un mio amico produttore – racconta ancora Masciari – e lui il giorno dopo mi portò a casa di Franco Nero. Da allora con Franco abbiamo cambiato diversi produttori italiani, europei e anche americani. Siamo stati lì per farlo decine di volte e solo lunedì finalmente sono iniziate le riprese».

    In un periodo in cui tutto è stato fermo, il cinema italiano e le produzioni televisive, dopo lo stop forzato con il primo lockdown, hanno lavorato tanto e anche in Calabria negli ultimi anni, tra Film Commission e altro, pare che qualcosa si stia muovendo. Dalla sua esperienza, però, Eugenio Masciari ha ben chiara la situazione cinematografica calabrese: «Se non si mettono persone competenti e appassionate nei posti chiave della Film Commission, abbiamo il solito uso colonialistico del territorio calabrese. Ci vogliono idee che vengono dal territorio, coinvolgendo giovani appassionati di cinema, teatro. Ci sono diverse figure di calabresi che lavorano ai massimi livelli anche in America, direttori di luci, di montaggio, registi, scenografi, sceneggiatori – conclude -. Perché non cercare di coinvolgerli?».

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