Veronica Pivetti in scena venerdì al Comunale di Catanzaro: “Vi sorprenderemo”

Quattro chiacchiere con l'attrice che è in scena "Stanno sparando sulla nostra canzone", Insieme a Cristian Ruiz e Brian Boccuni

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    «Il teatro è la forma più primitiva e profonda del mestiere dell’attore. Recitare è un atto fisico, ma farlo a teatro lo è ancora di più». E’ una risposta appassionata quella che Veronica Pivetti ci dà, quando le chiediamo del suo ritorno a teatro. L’attrice milanese è infatti impegnata dalla scorsa settimana insieme a Cristian Ruiz e Brian Boccuni nel tour dello spettacolo “Stanno sparando sulla nostra canzone” per la regia di Giovanna Gra, che freschissimo dal suo debutto arriverà anche a Catanzaro, il prossimo venerdì 18 febbraio al Teatro Comunale, per la stagione di Ama Calabria.
    Come è andato il debutto?

    «Molto bene. Siamo molto contenti, finalmente possiamo misurarci con il pubblico. Il bello del teatro è proprio questo: lo scambio con gli spettatori, l’adrenalina e l’attenzione, tutto il momento è dedicato alla propria esibizione, al coinvolgimento dell’intera platea. E’ stata questa la cosa che più ci è venuta a mancare. Perché si tratta di una questione fisica, proprio, di scarico di energie, è pesante quando non c’è». La lunga lontananza dal palcoscenico degli ultimi due anni «ci ha portato tristezza e smarrimento – continua -. Non è stato solo un fatto economico, ma soprattutto la mancanza di quell’espressione fisica di cui il corpo ha bisogno. Cinema e televisione non hanno questo do ut des, in teatro è immediato».

    Lei, del resto ha lavorato e lavora anche per il grande e il piccolo schermo

    «Mi sono sentita a mio agio in tutti gli ambienti – ci spiega quando le chiediamo in quale di questi si sia trovata più a suo agio -. Ho potuto scegliere e fare le cose che più mi piacciono e convincono. Per il resto è il mestiere della comunicazione, nel suo essere totale, che mi coinvolge molto: i mezzi sono diversi, ma sono sempre modi di comunicare».

    Non da poco è la sua esperienza poi nel settore del doppiaggio, un aspetto del cinema in Italia non sempre considerata per come si dovrebbe, capace di risollevare anche lavori non proprio buoni «Se ci riferiamo a certe telenovele straniere, sì, il doppiaggio le nobilita moltissimo – ammette -. E’ un mestiere nascosto, certo, ma si doppiano anche attori straordinari, e lì bisogna aderire perfettamente a qualcosa che ha fatto qualcun altro, a un attore che ha parlato, sospirato, che si è mosso in un certo modo». Non tutti ricordano che sua è la voce di Agrado in “Tutto su mia madre” di Pedro Almodovar: «Ecco proprio un esempio di grande attrice, Antonia San Juan. Mi è piaciuto tantissimo doppiarla. L’ho anche conosciuta, è bravissima, spero di averle reso giustizia in Italia». Per la voce italiana di Agrado, fu lo stesso Almodovar a scegliere Veronica Pivetti: «Eravamo io e una trans – racconta -, ma lui preferito me», un po’ come successe alla San Juan.

    In merito a “Stanno sparando sulla nostra canzone”, il tema principale, ci spiega, è «l’amore, ma soprattutto la passione. Sono rapporti amorosi vissuti molto fisicamente, molto carnalmente, che è proprio quello che è venuto a mancare negli ultimi periodi. Nello spettacolo si parla del rapporto tra uomo e donna, della difficoltà che hanno a dire ognuno la sua, della gelosia vissuta da entrambi. L’essere umano ha sempre bisogno di relazioni, non può andare avanti senza, mentre può fare a meno del cellulare. Con la nuova comunicazione, deleghiamo la vita a dei mezzi meccanici, li facciamo vivere al posto nostro. Per me, oggi ancora di più, è importante aver vissuto in un’epoca più primitiva, forse, ma più verace».
    Tornando allo spettacolo, è ambientato negli anni ’20 a Manhattan, ma ha una colonna sonora trasversale: «C’è stata una ricerca musicale vastissima, effettivamente.

    La maggior parte dei brani è straniera, ci sono canzoni estremamente popolari, riarrangiate da Alessandro Nidi, reinterpretate. Ma non è come nei musical – ci tiene a precisare -. Qui le canzoni si inseriscono perfettamente nel testo portando avanti la storia, vi aggiungono pezzi. E’ stato un lavoro lungo e la risposta della gente ci fa capire che abbiamo scelto bene». Secondo la protagonista, nei panni di Jenny Talento, molto importanti sono le «sensazioni. Le belle canzoni non raccontano solo una storia, ma un mondo interiore. Le abbiamo scelte anche in questa funzione».

    Cosa dovranno aspettarsi allora gli spettatori, venerdì sera?

    «Di venire sorpresi. Non potrei fare loro un regalo più grande. Il mio invito è che vengano a teatro senza pregiudizi, tanto non troveranno quello che si aspettano. Si divertiranno, lo dico senza modestia, le repliche che abbiamo fatto finora ce lo hanno confermato. Ci sono molti sentimenti che ci attraversano e attraversano anche il pubblico».

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