‘L’intelligenza’ del Magna Graecia Film Festival. Buona fortuna, ragazzo, e buona fortuna Festival

'Voglio fare un festival del cinema'. E poi, ecco insieme uno accanto all’altro, Ettore Scola, Citto Maselli, Ugo Gregoretti, Mario Monicelli. Vent'anni fa, Gianvito Casadonte e il ricordo di Marcello Barillà

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    di Marcello Barillà

    (Ugo Gregoretti. Foto di Carlotta Barillà)

    Sono passati una ventina d’anni da quando quella mattina Ciccio, servendomi al bar la solita tazzina di “Guglielmo”, mi disse: c’è uno che vuole conoscerti. Chi?, domandai. Un ragazzo, uno sveglio, si interessa di cinema, mi pare che ha lavorato con Costanzo, è tornato da poco da Roma. E perché vuole conoscermi? Non lo so, dice che ti ha visto in televisione.

    Qualche giorno dopo, forse già il seguente, eravamo in quello stesso bar. Un tavolino all’ombra, e le tazzine stavolta erano due. Ricordo un viso aperto, un bel sorriso largo, l’espressione simpaticamente volpina, la parlantina facile. Un volume impressionante di idee.

    Ma chi l’ha detto che i calabresi siamo taciturni e chiusi? Ci abita un pensiero denso, che viene da molto lontano e noi, al bivio, o ci abbandoniamo alla sua culla amorevole e oziosa oppure ne facciamo valanga. Il tizio davanti a me ne aveva fatto valanga, o almeno questa era l’impressione che dava.

    Voglio fare un festival del cinema. Eccone un altro, pensai. Grandi idee ma poi? Qua si litiga persino su dove collocare una fontanella pubblica… Bella iniziativa, complimenti, ma io cosa c’entro? Mi occorre un ufficio stampa. Ah, ecco. È quasi estate, fa caldo, io non lo sopporto il caldo, e sono pure in ferie. Va bene, si può fare ma se devo rimettermi al lavoro e rinunciare al mare con una moglie e a due figlie, deve tornarmi qualcosa che valga il sacrificio. Certo, ci mancherebbe. Quanto? … È troppo. Non me lo posso permettere. Ok, allora buona fortuna per tutto.

    Ogni anno, da quasi vent’anni, il ricordo di quella mattina mi torna puntuale nel mezzo dell’estate. E non certo sotto forma di rammarico per l’occasione perduta ma perché mi fa un immenso piacere che quel giovanotto compaesano ce l’abbia fatta. Me ne resi conto una sera, quando vidi seduti, uno accanto all’altro, Ettore Scola, Citto Maselli, Ugo Gregoretti, Mario Monicelli.

    A due passi da casa mia, nella mia Calabria, quel dannatissimo logorroico che anni prima mi aveva sottratto qualche ora di Jonio rigenerante, aveva messo insieme alcuni dei monumenti della cultura italiana più alta. Ebbene sì, quello era un festival del cinema. Eccome se lo era!  Il giovanotto era riuscito nell’impresa. Il pensiero si era fatto realtà che si poteva toccare con mano.

    Molte cose sono cambiate da allora. Il “Magna Grecia Film Festival” è cambiato parecchio, aprendosi a una multiformità di aspetti ed espressioni, diventando un qualcosa che si muove agevolmente tra il mondano e il popolare ma tendendo comunque dritta la barra lungo il sentiero del cinema. A qualcuno questo non è piaciuto, a qualcun’altro sì. Ma non è sempre facile distinguere dove finisce lo spirito critico, intellettualmente onesto, e dove invece comincia l’arida desolazione dell’invidia per il successo altrui. Ma poi, che significa? Anch’io avrei preferito che Alan Sorrenti non abbandonasse il progressive di “Aria” per il pop di “Figli delle Stelle”, ma questo non mi impedisce certo di riconoscere che resta comunque un grandissimo musicista. Ogni altra considerazione lascia il tempo che trova. È chiacchiera da inconcludenti.

    C’è solo da prendere atto e con estrema soddisfazione, che il Magna Grecia Film Festival ha trascinato pian piano i grandi media fin quaggiù, lì ha indotti ad accendere i propri riflettori su questo fazzoletto di terra, dove molti ancora pensano che l’Europa finisca nel nulla. Lo ha fatto con intelligenza, con caparbietà, con la dignità di chi il cappello lo usa solo per ripararsi dal sole che ci cucina e non per porgerlo a una moneta che forse neppure vi cadrà dentro. E c’è poco da stupirsi. Poco da ringraziare. Semmai, con educato garbo, c’è da dire semplicemente: era ora che accadesse. Ben alzati. Sappiate che noi, però, siamo in piedi dall’alba.

    E allora, buon diciannovesimo Magna Grecia Film Festival a tutti e buon divertimento. Buon lavoro a chi si sfianca e anche parecchio perché tutto funzioni come si deve. E buon lavoro soprattutto a chi il festival se l’è inventato dal nulla. Buon lavoro, Gianvito Casadonte. Hai avuto ragione tu e ne sono felice, ma mi sei comunque debitore di quel bagno a cui dovetti rinunciare quella mattina, che guardandoti andar via dal bar pensai senza troppa convinzione: buona fortuna, ragazzo.

     

     

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