L’ ‘esperimento’ Otello a Catanzaro, qualche ‘neo’ e l’amore del pubblico (FOTO E VIDEO) foto

L'opera nel complesso piacevole. Il libretto che non spiega la provenienza di scene e costumi (scontati). La fresca orchestra e il sold out ostentato nel foyer 

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    Di Carmen Loiacono

    Catanzaro ama la lirica, o per lo meno ama l’idea che si faccia lirica nel suo teatro. Lo ha confermato ieri sera la prima dell’allestimento dell’Otello di Verdi da parte del Politeama Mario Foglietti, per la regia di Luciano Cannito, diretta dal maestro Filippo Arlia. Si trattava di un appuntamento sul quale puntava molto la Fondazione, in primis il suo nuovo sovrintendente Gianvito Casadonte, ma come sempre quando ci si muove in campi non facili, con l’aggravio delle ristrette finanze e dove l’esperienza fa la differenza, alla fine il risultato non è sempre al livello delle aspettative. Intendiamoci, l’Otello presentato ieri sera al teatro Politeama è stato dignitoso e tutto sommato piacevole, ma è stato un esperimento, e per questo perfettibile, già a partire dal libretto di sala.

    Tutt’altro che esaustivo in merito all’operazione, l’opuscolo non spiegava la provenienza o la paternità di scene e costumi: un particolare non da poco che avrebbe permesso di comprendere meglio la regia di Cannito – una firma lodevole, negli ultimi tempi in battaglia per la salvaguardia dei corpi di ballo all’interno degli enti lirici –, e che avrebbe definito meglio il termine “allestimento” da parte della Fondazione. Scontati i costumi – stoffe pesanti per gli interpreti, più leggere e pastello per il coro -, la scena, essenziale nelle componenti e arricchita da proiezioni sul fondale, è stata piuttosto interessante, sebbene sia parsa non proprio pensata per il palco del Politeama: la chiusura dell’ultimo atto dell’Otello si svolge nella camera di Desdemona, in cui a Catanzaro troneggiava un imponente letto, eppure l’uccisione della donna si è dovuta spostare davanti al baldacchino, perché altrimenti dalle poltrone la scena sarebbe sparita alla vista.

    Per l’aspetto meramente musicale, l’Otello del Politeama ha dato spazio a una giovanissima orchestra, la Filarmonica della Calabria, e alla sua altrettanto fresca bacchetta – nonché fondatore -, Arlia, una realtà in divenire, così come per le voci, più o meno promesse dell’ambiente operistico. Il vero punto debole, purtroppo, in un cast in cui solo Desdemona (il soprano Joanna Parisi) ha ottenuto vero consenso da parte del pubblico, è parso essere proprio Otello: il tenore Leonardo Gramegna non ha convinto in pieno, rivelando varie incertezze a dispetto di una voce potente, che prometterebbe molto di più.

    Nel complesso, quasi tutte le voci – soprattutto Jago (il baritono Dragutin Matic) – sono sembrate non arrivare in sala, sovrastate da una certa esuberanza dell’orchestra, eccezion fatta per Cassio (il tenore calabrese Alessandro D’Acrissa, pollice su per lui) e per il soprano. Buona la prova del Coro lirico siciliano diretta dal maestro Francesco Costa; più che buona la risposta che Catanzaro ha riservato all’opera: il sold out ostentato nel foyer l’ha detta tutta sull’entusiasmo con cui è stato accolto questo “Otello”. Dalle maestranze locali alle comparse, agli artisti coinvolti, fino agli stessi spettatori, tutti hanno sottolineato quanto queste operazioni facciano bene. Ben vengano le prossime, se e quando ci saranno.

     

    (foto di Antonio Raffaele)

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