#lacalabriacherema ha riportato in auge la tv calabrese di 40 anni fa

Un amarcord piena di ricordi e significati con ospiti tanti noti protagonisti della televisione di allora

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    di Danilo Colacino

    Un amarcord ricca di ricordi e soprattutto significati, tanto da suscitare un pizzico di commozione nei protagonisti e non solo. A promuoverla ieri sera – frutto di un’ottima idea balenata al vicepresidente Salvatore Cuffaro – #lacalabriacherema (associazione culturale concepita alcuni anni orsono dall’attuale numero uno della Camera di Commercio di Catanzaro Daniele Rossi), che ha deciso di riaccendere i riflettori sulla tv calabrese degli anni Ottanta e Novanta. Una televisione avventuristica, con ogni probabilità futuristica, e a fine anni ’70 addirittura pionieristica in cui i primi innamorati del tubo catodico erano proprio quanti sacrificavano famiglia e lavoro principale per entrare in poche case, spesso di abitanti afferenti a un ristretto gruppo di paesi o quartieri di una città più grossa. Davvero scarsi i guadagni, niente a che vedere con le star nazionali e internazionali come ovvio. Ma contava zero, perché c’era un’altra occupazione stabile e per di più molta voglia di fare. Dietro di loro, comunque sia, imprenditori illuminati però quasi sempre, tanto per cambiare, privi di cospicui mezzi. Gente che però aveva una vision, uno sguardo proiettato verso il futuro. A riguardo si dovrebbero citare vari personaggi di spessore, ma forse proprio la scelta di premiare il noto conduttore Giagià Rubino (ideatore della fortunata trasmissione per bambini delle scuole elementari e medie Scopri il Mondo) non può non portare ad associarvi, scegliendolo fra tutti gli altri, l’indimenticato editore Tony Boemi e la sua Telespazio. Una creatura che, nata nella “pancia” di un palazzo del centro storico del capoluogo, divenne un fiore all’occhiello della regione e dell’intero Mezzogiorno, punto di riferimento per Mediaset e non solo. Boemi il sognatore, ci permettiamo di dire. Ma anche il creativo, il tenace, il lungimirante. Un uomo che con grandissime doti unanimemente riconosciute e una signorilità e generosità fuori dal comune seppe scalare le gerarchie, creando a Catanzaro una sorta di impero dell’etere. Un regno del piccolo schermo in cui nel tempo – oltre al citato Rubino, come premesso omaggiato da #lacalabriacherema – giornalisti quali Maurizio Bonanno e Paolo Giura hanno lavorato con passione e professionalità. Stesso impegno mostrato da Piero Muscari, Luigi Mussari e Luigi Grandinetti, che lì o in altre realtà hanno realizzato trasmissioni eccellenti. Tutti o quasi sono sfilati ieri al microfono della giornalista Rossella Galati che ha coordinato la tavola rotonda, a volte rendendo noti aneddoti come quello della tv “iperlocale” di un paesino del Basso Ionio in cui fu trasmesso in “modalità pirata” di allora il celebre film Ghost. Una messa in onda a richiesta degli spettatori che se l’erano perso sulle reti nazionali perché attratti da un programma speciale sul giorno di San Valentino della medesima emittente. Un racconto che ora fa tenerezza, riportando al pari dell’iniziativa raccontata a un’epoca ormai consegnata agli annali.

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