Smaltimento illecito di rifiuti al campo rom Scordovillo, 39 indagati

Sulle 39 indagate 5 sono state raggiunte da richiesta di custodia cautelare in carcere, 34 di divieto di dimora nel Comune di Lamezia Terme NOTIZIA CARABINIERI E VIDEO

Più informazioni su


    di Gianluca Gambardella 

    Ad oltre due anni di distanza dall’operazione “Killer Smoke”, in cui a febbraio 2016 furono indagate 7 persone (di cui 1 tratta già in arresto), effettuate 2 misure della custodia cautelare in carcere, 2 arresti domiciliari e 20 perquisizioni domiciliari, nuova operazione dei carabinieri contro lo smaltimento illecito di rifiuti al campo rom di Scordovillo coordinata dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme che sarà vagliata anche dalla Procura Antimafia di Catanzaro. I 39 indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di furto aggravato (artt. 624 e 625 C.P.), attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies C.P.), discarica non autorizzata (art. 256 c. 3 D. Lgs. 152/2006), inquinamento ambientale (art. 452 bis D. Lgs. 152/2006) e violazione di sigilli (art. 349 C.P.), e nell’operazione odierna son stati coinvolti i Carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, con la collaborazione del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e supportati dai militari dei Comandi Provinciali di Catanzaro, Cosenza, Crotone, del Gruppo Carabinieri Forestali di Catanzaro e del 14° Battaglione Calabria e da personale dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. «Già ad aprile 2017 era stata effettuata una prima operazione che aveva coinvolto 43 persone, di cui 12 tratte in arresto in flagranza di reato per a furto di energia, per allacci abusivi alle cabine Enel», spiega il procuratore Salvatore Curcio, «da quella indagine è emersa la reiterazione dei reati relativi allo smaltimento illecito di rifiuti, tramite anche una società, Beda Ecologia Srl, con sede proprio nel campo rom ed amministratore unico Antonio Berlingeri. Ci siamo mossi esclusivamente per tutelare la salute pubblica della città, è paradossale che l’ospedale debba subire i danni ed i disagi dei fumi provenienti dal campo rom attiguo, ed inoltre è stato riscontrato anche l’inquinamento dell’aria e del suolo sottostante, con potenziali effetti per le falde acquifere». Per Curcio «non è un caso che tra le aree più inquinate registrate dall’Arpacal ci sia proprio l’ingresso del campo di Scordovillo, poi sulla parte amministrativa ci sarà un procedimento diverso e successivo, noi abbiamo agito per arginare l’emergenza. La società era stata autorizzata per raccolta e trasporto dei rifiuti ferrosi, siamo in attesa anche noi di sviluppi».

    Sulle 39 indagate 5 sono state raggiunte da richiesta di custodia cautelare in carcere, 34 di divieto di dimora nel Comune di Lamezia Terme, aspetto che ora comporterà il problema dello sgombero degli stessi «su cui le forze di pubblica sicurezza dovranno vigilare per l’esecuzione», precisa il Procuratore, ma già i familiari degli stessi rom hanno fatto sentire forte la propria protesta sia davanti alla caserma dei carabinieri che all’ingresso del Tribunale. Curcio sgombera però il campo dal dibattito recente su censimenti e rom: «l’indagine ha radici ad oltre un anno fa, le richieste son di circa una settimana prima. Come ufficio della Procura siamo attenti a tutte le manifestazioni criminali in atto in questo territorio, al di là delle richieste e dei plausi delle parti politiche». Tempestività non consueta rispetto ad altre operazioni, infatti, si regista nei plausi di determinati fronti politici come quelli di Furgiuele per la Lega e Gianturco per Fratelli d’Italia. Gli interventi precedenti già effettuati su Scordovillo vengono ricordati anche dalla Pm Giulia Scavello, prossima al trasferimento a Reggio Calabria: «tra i 15 mezzi sequestrati ci son anche gru, camion, altri mezzi pesanti che testimoniano una attività organizzata con interessi anche nell’hinterland, coinvolgendo più persone sebbene la ditta risultasse senza personale regolarmente assunto. Erano gli stessi residenti all’interno del campo, dopo aver raccolto ingenti quantità di rifiuti di varia natura, pericolosi e non, a fornirli alla società, che li lavorava e trasportava presso altre società del medesimo settore nel lametino». L’attuale indagine non ha coinvolto infatti altre società o fornitori esterne al campo rom, ma gli stessi investigatori non escludo eventuali sviluppi oltre quelli odierni.

    Più informazioni su