Sanità: Cisl, modello commissariamento non può funzionare

Tramonti:stato non ottimale.Oliverio: serve inversione di rotta

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    “Il modello della sanità commissariata in genere non può funzionare perché insiste maggiormente sugli aspetti economici e meno sul potenziamento delle prestazioni, acuendo così la mobilità passiva che è il grosso problema delle sanità in piano di rientro. Questo allarga le discrasie tra le regioni del Mezzogiorno, come la Calabria e quelle del Settentrione. Una disuguaglianza su cui si deve necessariamente intervenire partendo dal territorio e non dagli ospedali e dalle governance”. Lo ha detto Ignazio Ganga segretario confederale Cisl intervenendo a Catanzaro all’iniziativa promossa dalla Cisl Calabria sul tema “La salute prima di tutto: analisi e proposte”. All’iniziativa con il segretario generale calabrese della Cisl Paolo Tramonti hanno partecipato il presidente della Regione, Mario Oliverio e il presidente di Demoskopika Raffaele Rio. “La situazione sul fronte sanitario in Calabria – ha detto Tramonti – non è ottimale, ma di grande sofferenza in generale. In questi anni gli ospedali hanno avuto un sovraccarico di lavoro eccezionale come dimostrano anche gli accessi ai pronto soccorsi, noi abbiamo bisogno, invece, che ci sia un rete sanitaria molto più omogenea e molto più equilibrata”. La Calabria, secondo i dati di Demoskopika, è tra le regioni malate d’Italia, per quanto concerne l’indice di performance sanitaria. Gli indicatori della “salute” per la sanità, sono 8 e vanno dalla soddisfazione dei servizi sanitari, alla mobilità attiva e passiva, ai costi della democrazia sanitaria, cosiddetti indicatori sensibili. “Il dato positivo per la Calabria – ha spiegato Rio – è che per la prima volta negli ultimi due anni la lascia l’ultimo posto, questo perché per esempio, per quanto riguarda i costi della democrazia sanitaria, i costi dei manager, ci sono stati dei tagli, cosa che ha consentito alla regione di fare qualche piccolo passo in avanti. Migrazione sanitaria, parliamo di oltre 60mila ricoveri all’anno. Oltre 300 milioni di euro annui. Ci sono, poi, circa 74mila nuclei familiari calabresi piombati in una condizione di disagio economico a causa delle spese sanitarie, a volte impreviste, e questo è un dato importante sul quale la politica deve assumere decisioni. Solo due calabresi su dieci, inoltre, manifestano soddisfazione nei confronti del servizio sanitario il dato medio è intorno al 38%. Se pensiamo che in Trentino il livello medio è di circa il 65%, questo la dice lunga”. “Attendo un incontro con il ministro Giulia Grillo – ha detto il presidente della Regione, Oliverio concludendo i lavori – per illustrare nel merito quella che è la gravità della situazione della gestione commissariale. Il Commissario aveva il compito di riorganizzare il servizio e cancellare il debito e purtroppo questo non è stato fatto. Io parto dai dati purtroppo duri per chiedere una inversione di rotta, perché la Calabria ha diritto di avere una sistema sanitario che garantisca e tuteli la salute dei cittadini calabresi”.

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