Armonie d’Arte: è stato un Caetano Veloso intimo e immenso

Ad accompagnare il musicista i suoi tre figli musicisti, Zeca, Moreno e Tom. Dal palco si è aperto agli spettatori un album di famiglia, fatto di aneddoti, battute e  tanta ottima musica 

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    Sembrava di conoscersi tutti quanti, ieri sera al Parco Scolacium per Armonied’arte Festival. Il motivo è presto spiegato: sul palco allestito come di consueto a ridosso della maestosa basilica normanna, protagonista assoluto è stato un pilastro della musica internazionale, Caetano Veloso. Il musicista brasiliano, definito a ragione e a più riprese “immenso” nel corso della serata, portava in scena la storia in musica – e non solo – che rappresenta, ma in questo particolare tour ha deciso di offrirla nella sua dimensione più familiare, attraverso una serie di concerti in acustico in cui ad accompagnarlo ci sono i suoi tre figli musicisti, Zeca, Moreno e Tom. E’ sembrato pertanto, anche a Roccelletta di Borgia, che dal palco si aprisse verso gli spettatori un album di famiglia, fatto di aneddoti, battute e tanta buona musica, ovviamente. Se a Moreno, il più giocherellone dei tre Veloso junior, è toccato il compito di fare da spalla al padre – forse è vero anche il contrario, visto l’incalzare delle sue battute nei confronti del genitore -, Tom e Zeca hanno completato il quadro, accompagnando con raffinatezza e eleganza come in un abbraccio il numeroso pubblico presente.

    E sì che in scaletta c’erano i brani dell’ultimo album del grande cantautore baiano, “Ofertorio”, che prende il titolo dall’onomino brano, scritto da Veloso per il 90° compleanno della madre: per circa 2 ore di concerto, i tratti privati e intimi della famiglia hanno preso corpo attraverso brani quali “Alexandrino”, “Oraçao ao Tempo”, “Reconvexo”, “Voce Me Deu”, “Força estranha”, “Todo Homem”, “Alegria Alegria” con cui aveva aperto l’esibizione, per citarne qualcuno, oltre alla stessa bellissima “Ofertorio”. L’intensa serata, organizzata dal Festival insieme a Fatti di Musica di Ruggero Pegna, si è snocciolata viziando in un certo verso il pubblico, coccolato dai suoni morbidi di chitarre e tamburi. Elegante come sempre, Veloso senior si è anche concesso a qualche passo incalzato da Moreno, appunto, sulle note di “How beautiful could a being be”. Per la chiusura, per i primi tre encore, la famiglia Veloso ha riservato al pubblico di Scolacium un po’ di samba carioca – in omaggio all’unico sul palco nato a Rio, Zeca, tutti gli altri sono di Bahia -, e poi una dolce Luna Caprese. Ma non è finita lì, rientrati sul palco, i Veloso hanno salutato tutti con due fra i più grandi successi del cantautore, “Cajuina” e “A luz de Tieta”, vero inno alla pace. Purtroppo sempre attuale.

    Carmen Loiacono

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