Aemilia: condannato prende ostaggi in ufficio Poste

Asserragliato con coltello a Reggio Emilia, trattative in corso

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    Un imputato condannato pochi giorni fa nel maxi-processo di ‘Ndrangheta ‘Aemilia’, da allora irreperibile, si è asserragliato dentro l’ufficio postale di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia, con un coltello. Dai primi accertamenti avrebbe fatto uscire tutti i clienti, tenendo in ostaggio cinque dipendenti, tra i quali la direttrice. Sul posto le forze dell’ordine che hanno chiuso le strade e hanno avviato trattative. Il condannato del processo Aemilia Francesco Amato ha chiesto, tra le altre cose, di poter parlare con il ministro dell’Interno Matteo Salvini. Prosegue intanto la trattativa con le forze dell’ordine, all’esterno dell’ufficio postale dentro cui Amato si è asserragliato intorno alle 9 del mattino, facendo uscire tutti i clienti e prendendo in ostaggio i dipendenti. “Vi ammazzo tutti”. E’ la minaccia con cui Francesco Amato, l’imputato condannato nel processo Aemilia, è entrato nell’ufficio e ha preso in ostaggio cinque donne, quattro impiegate e la direttrice, nella filiale delle Poste di Pieve Modolena (Reggio Emilia). Una di loro ad un certo punto si è sentita male e Amato l’ha fatta uscire perché fosse soccorsa. I contatti sarebbero tenuti con l’uomo dai carabinieri, in particolare da un militare, sulla soglia dell’edificio, che fa da tramite. Francesco Amato, che si trova asserragliato nella filiale di Poste italiane di Pieve Modolena, frazione di Reggio Emilia, tenendo in ostaggio quattro persone, é originario di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria. Amato fu arrestato, nell’ambito dell’operazione “Aemilia”, il 28 gennaio del 2015 e rinviato a giudizio il 21 dicembre dello stesso anno. Alla fine del processo, il 31 ottobre scorso, é arrivata per lui la condanna a 19 anni ed un mese di reclusione con l’accusa di essere stato uno degli organizzatori dell’attività delle cosche di ‘ndrangheta in Emilia-Romagna.

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