Appello Why not, De Magistris: ‘Mi sento di nuovo magistrato’

L'ex pm di Catanzaro oggi sindaco di Napoli commenta le motivazioni della sentenza sulle inchieste sottratte: 'Ho vergogna per tutti quelli che nelle Istituzioni in quegli anni, soprattutto nella magistratura, rimasero alla finestra a guardare lo spettacolo di deviazioni criminali senza precedenti' Indagini sottratte: Corte d'Appello dà ragione a De Magistris


Il sindaco di Napoli ed ex pm di Catanzaro Luigi de Magistris ha commentato le motivazioni appena depositate della sentenza nel processo di Appello svoltosi a Salerno per la sottrazione all’ ex pm delle inchieste “Poseidone” e “Why not“. 

“La Corte d’ Appello ha riconosciuto, accogliendo il mio ricorso – afferma de Magistris – il reato di abuso di ufficio per l’ allora Procuratore aggiunto di Catanzaro Salvatore Murone, il senatore Giancarlo Pittelli, il sottosegretario alle attività produttive Giuseppe Galati, il Procuratore generale facente funzioni di Catanzaro Dolcino Favi e l’ imprenditore Antonio Saladino”. 

Fatti ormai prescritti – aggiunge il sindaco di Napoli – e sentenza valevole per i soli effetti civili, perché la Procura della Repubblica di Salerno e la Procura Generale ritennero di non impugnare la sentenza di assoluzione di primo grado nonostante i PM di udienza avessero chiesto la condanna degli imputati”. 

“A distanza di oltre 10 anni dai fatti, magistrati autonomi, onesti e coraggiosi – prosegue De Magistris – statuiscono quello che tutte le persone perbene che hanno avuto modo di conoscere i fatti ben sapevano. La revoca del procedimento Poseidone da parte del Procuratore Mariano Lombardi (nel frattempo deceduto) e l’avocazione del procedimento ‘Why Not’ da parte del Procuratore Generale Dolcino Favi furono illegittime”. 

“Una criminale ragion di Stato – afferma ancora l’ ex pm – condusse a fermare indagini che entravano nel cuore del sistema criminale dei rapporti tra criminalità organizzata, affari, politica, settori di magistratura e forze dell’ordine, con il collante della massoneria deviata”. 

“Il Consiglio Superiore della Magistratura che sapeva o aveva il dovere di sapere come stavano realmente i fatti, avendo acquisito atti ed avendo ascoltato i valorosi magistrati di Salerno che indagavano sui magistrati di Catanzaro, decise, su sollecitazione del Ministro della Giustizia Mastella e della Procura Generale della Cassazione, di strapparmi la toga di pubblico ministero e trasferirmi da Catanzaro per incompatibilità ambientale”. 

“Avete distrutto il mio difficile e complesso lavoro investigativo – conclude De Magistris – ma non avete distrutto la mia coscienza. Provo anche vergogna per tutti quelli che nelle Istituzioni in quegli anni, soprattutto nella magistratura, rimasero alla finestra a guardare lo spettacolo di deviazioni criminali senza precedenti. Se i criminali di Stato hanno vinto in quegli anni è stato anche per questa colpevole inerzia. Oggi, però, è come se mi sentissi di nuovo magistrato”.