Provavano rancore per una conferenza stampa, le bruciarono l’auto

Chiuse le indagini a carico dei presunti mandanti ed esecutori dell'atto intimidatorio ai danni della giornalista Sabrina Amoroso. Atti notificati un anno dopo la firma del Sostituto Procuratore


di Giulia Zampina

Aveva solo fatto il suo lavoro. Ed il lavoro del giornalista è riportare i fatti, soprattutto quando sono supportati da atti o da conferenze stampa pubbliche. Eppure anche questo a qualcuno può dar fastidio. Di certo ha dato fastidio a, Raffaele Pitingolo (1958), a Marco Buttà (1991), Roberto Iania (1992) Francesco Fiorentino (1985), quest’ultimo, si legge nelle carte, collaboratore di giustizia, che Sabrina Amoroso, giornalista e collaboratrice del quotidiano Gazzetta del Sud, il giorno dopo la conferenza stampa dell’ operazione Luxury avesse riportato per filo e per segno ciò che gli inquirenti avevano detto rispetto al coinvolgimento dei congiunti delle persone oggi indagate nell’operazione. Talmente fastidio da arrivare a bruciare l’auto della giornalista, intestata al padre ma in uso a lei. 

Dopo gli articoli l’ auto della giornalista Sabrina Amoroso viene data alle fiamme

Ieri la Procura della Repubblica di Catanzaro ha notificato alle persone indagate per il reato commesso ai danni di Sabrina Amoroso, l’avviso di conclusioni indagini. Dalle carte, firmate dal sostituto procuratore della Repubblica Domenico Assumma, già a novembre 2017, depositate in cancelleria un anno dopo, il 17 ottobre 2018 e notificate ieri agli interessati si evince che il mandante dell’azione intimidatoria nei confronti della giornalista sarebbe stato Raffaele Pitingolo, spinto da rancore verso la Amoroso. Francesco Fiorentino, sempre secondo gli atti ufficiali sarebbe stato l’intermediario tra lo stesso Pitingolo ed i due esecutori dei danneggiamenti che si sarebbe anche preoccupato di reclutare Marco Buttà e Roberto Iania.