Ucciso da bomba, legale a ministro: ‘A giorni imputati liberi’

Gli imputati dell'omicidio di Matteo Vinci, ucciso nella sua auto da una bomba, potrebbero tornare liberi per scadenza termini. L'appello in una lettera ad Alfonso Bonafede dell'avvocato


“Questa mattina ho scritto una lettera al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, per informarlo del fatto che, a causa di un vizio di notifica, o meglio di una notifica arrivata tardivamente, i presunti assassini di Matteo Vinci, il giovane biologo morto all’interno della propria autovettura fatta esplodere con un ordigno a distanza nell’aprile dello scorso anno, potrebbero tornare presto a piede libero“. 

Lo afferma l’avvocato Giuseppe De Pace, legale della famiglia della vittima. “Il 26 giugno 2018 – prosegue – la Dda di Catanzaro ha tratto in arresto i presunti autori della strage di Limbadi, tutti appartenenti al clan Mancuso. Solo il 16 maggio di quest’anno la Procura della Repubblica competente ha depositato la richiesta di rinvio a giudizio al Gup, il quale, in pari data, ha provveduto ad emettere il decreto di fissazione dell’udienza preliminare per il 7 giugno 2019. Ai sensi di legge, la notifica alle parti doveva compiersi entro il 28 maggio. Per ragioni ad oggi sconosciute la notifica all’imputata Lucia Di Grillo è stata fatta solo il 4 giugno, tre giorni prima dell’udienza. Il Gup, come suo obbligo, ha disposto il rinvio dell’udienza al 21 giugno. Detto ciò, se la notifica del verbale non verrà effettuata entro il giorno 11 giugno 2019, e cioè fra soli tre giorni, il processo subirà un ulteriore rinvio e, per conseguenza, gli imputati, il 26 giugno, termine di scadenza della custodia cautelare, verranno rimessi in libertà”.

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Ieri, ricorda il legale, la signora Rosaria Scarpulla, madre della vittima, “ha occupato la Stazione dei Carabinieri di Limbadi chiedendo agli stessi di attivarsi, immediatamente e senza ulteriori indugi, a notificare la data della prossima udienza all’imputata Di Grillo. La mia assistita, sentendo come concreta la possibilità dell’imminente scarcerazione dei presunti assassini di suo figlio, teme fortemente per la propria incolumità e per quella del marito, rimasto gravemente ferito durante l’esplosione che ha ucciso Matteo”.

“Com’è evidente – conclude l’avvocato – in uno scenario così allarmante, solo il repentino e diretto intervento del Ministro della Giustizia può consentire l’effettuazione di quegli adempimenti di legge che costituiscono i presupposti necessari al proseguimento di un giusto processo”.