A Catanzaro Toni Capuozzo protagonista del Magna Graecia film festival

Settima serata tra giornalismo e cinema sul red carpet della rassegna calabrese


«Ce ne sono pochi di giornalisti così». Lo ha detto Andrea Di Consoli riferito a Toni Capuozzo, e non c’è davvero altro da aggiungere. L’occasione è stata ieri alla settima serata del Magna Graecia Film Festival che ha ospitato il direttore artistico della sua “variante” book – quella dedicata ai libri e ai suoi autori -, Di Consoli per premiare con il Libro d’oro del maestro orafo Michele Affidato, presente anche lui sul palco, il reporter friulano noto inviato di guerra che nel pomeriggio aveva presentato “Andare per i luoghi del ‘68” (Il Mulino) a Caminia. 

Presenti alla serata ospiti istituzionali oltre che rappresentanti del Festival di Taormina – direttore artistico è lo stesso Gianvito Casadonte, patron del Mgff -, dopo la parentesi comica e rumoristica di Dario Bandiera, e la presentazione del libro di Ottavio Rossani “Soverato” (I Quaderno del Bardo edizioni) è toccato a Nicolas Vaporidis fare il suo red carpet, tra i fan festosi, prima di raggiungere il palco. Alla sua terza volta al Magna Graecia, Vaporidis si è detto compiaciuto del percorso fin qui fatto dalla manifestazione, «L’ho vista crescere, praticamente» ha detto prima di rivolgersi allo stesso Casadonte: «Tu, Gianvito, sei davvero bravo». 

Momento di punta della serata è stata poi la partecipazione di Giulia Penna, youtuber molto famosa tra i più giovani, cantante e attrice, che ha eseguito in acustico tre brani, e poi, supportata dalla conduttrice delle serate del Festival, Carolina Di Domenico, ha fatto salire sul palco le decine di fan che si erano accalcati fino alla scalinata durante la sua esibizione. Il tempo di qualche foto e via, la serata – una delle più numerose in quanto a pubblico – ha preso il largo con “Domani è un altro giorno” il film di Simone Spada in concorso. Opera seconda – «Non posso più partecipare», ha commentato il regista -, ha come protagonisti due attori di punta, Marco Giallini e Valerio Mastandrea, nei ruoli di due amici di una vita, Giuliano e Tommaso, alle prese con la malattia terminale del primo. In realtà non è della diagnosi che si occupa il film, quando della vita, della sua qualità, soprattutto negli affetti: «E’ un inno alla vita», è stata la perfetta sintesi di Antonio Capellupo che, al termine della proiezione, ha chiacchierato con Spada e i presenti sul lungometraggio. 

«In realtà è il remake di un film spagnolo – ha spiegato Spada -, che abbiamo reso molto italiano. Ci sono alcune scene inventate di sana pianta, rispetto all’originale. Siamo intervenuti soprattutto sul ritmo, sul modo di guardarsi, di stare anche, che è più nostro». 

«Purtroppo tutti noi abbiamo avuto a che fare o abbiamo a che fare personalmente con situazioni simili – ha commentato il regista -, ma ciò su cui ci siamo voluti concentrare è stato il rapporto tra questi due uomini. Anche l’eutanasia, viene solo accennata. Non abbiamo voluto spingere troppo su un argomento così delicato». «Succede», dicono gli attori nel film, e «non si può andare oltre questa affermazione», ha sintetizzato il solito Capellupo, azzeccando in pieno. «Ciò che ci raccontano questi due – ha concluso Simone Spada -, è che la qualità del tempo ha un grande valore», non la sua durata. 

Carmen Loiacono