Muore Delle Chiaie, il terrorista nero assolto a Catanzaro

La vita dell'uomo, che ha legato il suo nome ad uno dei periodi più bui della storia del Paese, è passata per molti anni dal capoluogo di Regione

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    di Giulia Zampina

    “La seconda Corte di assise D’appello di Catanzaro composta dai signori : 1) Dott . Domenico PUDIA Presidente e 2 ) Dott . Rinaldo COMMODARO Cons.Relat . 3) Sig . Mari a MASTROIANNI Giud.Popol . 4) Sig e Francesco GRATICO Giud.Popol . 5) Sig . Anna LO TOSTO Giud.Popol . 6) Sig . Annina CALIGIURI Giud.Popol . 7) Sig . Dorote a MERANDI Giud.Popol . 8) Sig . Glauca CRISTOFARO Giud.Popol e con l’intervento de l P. M. , rappresentato dal Sostituto Procuratore Generale Dott . Aldo Fiale e con l’assistenza della Segr.ria Sig,ra Maria Grazia MUZZI , ha pronunziato la seguente SENTENZA nel processo penale in grado d’appello CONTRO DELLE CHIAIE Stefano , nato 13.9.1936 a Caserta (…) “”anche, se de l caso, con una formale incriminazione per il delitto di strage , onde aver e una verifica tranquillizzante ‘ della fondatezza o meno dei sospetti accumulatisi sin dall’inizio su l suo conto” , questo approfondimento , questa verifica è stata fatta e si conclude con esito negativo , con l a conferma integrale dell’impugnata sentenza , che ha verificato , a sua volta , la fondatezza dell’originaria intuizione di quel giudice circa l’ipotizzata estraneità del DELLE CHIAIE ai fatti per cui è a processo”

    Sono questi l’inizio e al fine della sentenza pronunciata a luglio del 1991 a Catanzaro con la quale di fatto Stefano delle Chiaie fu ritenuto estraneo alle stragi a lui contestate.

    In particolare quella di Piazza Fontana. In mezzo ci sono oltre 200 pagine in cui si ricostruiscono pezzi della storia più tragica di questo Paese. Stefano Delle Chiaie, classe 1936 è morto oggi nella sua casa di Roma, ma il suo legame con Catanzaro, dalla detenzione dopo la latitanza e per tutto il tempo della vicenda processuale, fu sempre molto forte.

    UN PROCESSO LUNGO 20 ANNI E A CATANZARO DUE ASSOLUZIONI – LE CRONACHE DEL TEMPO

    Dopo venti anni e ben sei giudizi una delle pagine più tragiche della storia repubblicana rimase ancora nel buio. “Un sole primaverile, – raccontarono i cronisti all’epoca della sentenza poi appellata e che però fu confermata nel 1991 – abbacinante, pochi minuti prima delle 14 accoglie il Caccola all’ uscita dal carcere minorile di Catanzaro dove è stato rinchiuso in questi ultimi due anni e dove si è svolto il processo nato dalla quarta istruttoria sulla strage, condotta dal giudice Emilio Ledonne. L’ ex capo di Avanguardia nazionale, catturato da Caracas da uomini del Sisde, dopo diciassette anni di latitanza (si eclissò il 25 luglio 1970 quando venne chiamato a testimoniare sulla posizione di Mario Merlino nella strage di Milano), era arrivato in Italia con cinque mandati di cattura sul groppone e tutti per reati gravissimi, tra cui le stragi di piazza Fontana e della stazione di Bologna per la quale è stato pure assolto. Ora è libero. Un po’ stralunato, messo da parte il piglio di capo che spesso ha tenuto nelle novanta e più udienze del processo, giaccone blu sulle spalle, conversando con i giornalisti ha scaricato tutto sui servizi segreti e sui loro manovratori occulti e meno occulti. Ero diventato il parafulmine di tutto, si giustifica, l’ unico mio errore è stato quello di non essermi costituito subito, per cui si è scaricata su di me, dall’ 82 in poi, una ondata di mandati di cattura per le cose più indegne”.

    LA POSIZIONE DEGLI AVVOCATI CATANZARESI DI DELLE CHIAIE

    “Era l’ uomo più demonizzato della storia giudiziaria italiana, dirà uno degli avvocati l’ avvocato Stefano Menicacci, oggi Delle Chiaie torna libero, assolto da ogni imputazione. E aggiunse l’ avvocato Nicola Lembo: Ciò nonostante le forzature di alcuni inquirenti, il pentitismo costruito, gli anni di piombo e la legislazione d’ emergenza”.

    L’ITER GIUDIZIARIO PRIMA CHE IL PROCESSO ARRIVASSE A CATANZARO – LE NUOVE INDAGINI DI EMILIO LE DONNE e LO SDEGNO DI NINO GIMIGLIANO

    La sentenza della Corte d’ Assise di Catanzaro arrivò dopo quasi un anno e mezzo dall’ inizio del dibattimento (26 ottobre 1987) e dopo tre giorni di camera di consiglio. Erano le 11,30 quando il presidente Nunzio Naso lesse il dispositivo: assoluzione con formula ampia per Delle Chiaie e per Massimiliano Fachini, il quale essendo stato condannato all’ ergastolo per la strage di Bologna (i suoi difensori annunciano battaglia, forti della sentenza di Catanzaro) dovrà rimanere comunque in carcere. La lunga teoria di giudizi è per il momento terminata: iniziato il processo a Roma, poi spostato a Milano, la prima sentenza sulle bombe e sui 16 morti alla Banca Nazionale dell’ Agricoltura fu dei giudici di Catanzaro nell’ ormai lontano febbraio del 1979: i magistrati in sostanza attribuirono la strage ai fascisti di Franco Freda e Giovanni Ventura. Vi fu poi la sentenza d’ appello di un anno dopo che mandò tutti assolti. Annullamento, quindi, della Cassazione, nuovo processo in appello questa volta a Bari e nuove assoluzioni, per tutti e confermate poi in Cassazione.

    Nel frattempo il giudice istruttore Ledonne aveva fatto altre indagini. Aldo Tisei, esponente del settore militare di Avanguardia nazionale, uno dei tanti pentiti, chiamò in causa Delle Chiaie e Fachini. Il magistrato inquirente tentò di far luce sui collegamenti eversivi internazionali. Si arrivò così all’ ultimo processo, svoltosi senza riflettori e senza l’ attenzione del Paese, nella fredda palestra del minorile di Catanzaro che aveva già ospitato il primo processo, quello che vedeva imputati Freda, Ventura, Giannettini, lo stesso Pietro Valpreda, nomi che ormai fanno parte più della storia che della cronaca. E ci sono altri nomi di illustri catanzaresi nelle cronache del tempo, firmate per lo più da Pantaleone Sergi “Se per i difensori di Delle Chiaie, il quale a bordo di una Citroen targata Roma ha raggiunto un rifugio tranquillo nei pressi di Catanzaro, l’ assoluzione era d’ obbligo, per l’ avvocato Nino Gimigliano, parte civile per il Comune di Milano, la sentenza non è accettabile specialmente quando afferma che Delle Chiaie non era il capo di un’ associazione sovversiva: il fatto che sia uscito indenne da questa accusa è molto grave”

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