‘Suggestio Aetatis’: il Liber figurarum in chiave contemporanea FOTO

I disegni medioevali di Gioacchino da Fiore rivivono nell'arte della calabrese Sisetta Zappone che espone l'ultima tavola di un ciclo dedicato all'abate florense proprio a Catanzaro nella chiesa di Sant'Omobono


Il “Liber Figurarum” di Gioacchino da Fiore da tavole illustrative, nate con lo scopo di rendere più fruibile la conoscenza di Dio al popolo, a vere proprie opere d’arte. La mostra “Suggestio Aetatis” di Sisetta Zappone, che fino al 13 ottobre sarà ospitata all’interno della chiesa di Sant’Omobono a Catanzaro, è proprio questo, reinterpretare alcune delle immagini del Liber contenute nel codice custodito ad Oxford, attraverso diverse tecniche artistiche. 

Sisetta Zappone è una pittrice calabrese diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Firenze che oggi vive a Londra ed espone in molti musei tra i quali il Victoria & Albert Museum. A Luglio 2017 ha iniziato a lavorare sul nuovo ciclo ispirato al “Liber Figurarum” di Gioacchino da Fiore e il “Salterium Dinamico” è la prima di sei opere incise che costituiscono il proseguimento di quel progetto. 

Il progetto è stato ideato e curato da Lara Caccia e Rosalba Dinoia e presentato da Riccardo Succuro con i contributi critici sull’abate florense di Massimo Iiritano.

“Il Liber Figurarum – spiega nel libretto delle opere Succurro, presidente de centro internazionale di studi Gioachimiti – è un universo di simboli, letterari e pittorici, dai quali traspaiono i momenti cruciali dell’avventura spirituale dell’umanità”. 

Nelle figurae sono fissate le strutture portanti del pensiero del pensiero teologico di Gioacchino da Fiore. Un pensiero teologico detto per immagini. Proprio quelle immagini come i Cerchi trinitari, l’Albero aquila e lo stesso Salterio dalle dieci corde, antico strumento musicale di origine ebraica, sono cristallizzate in opera d’arte moderna da Sisetta Zappone, che non è nuova allo studio del Medioevo.

 

Le opere di Sisetta Zappone

“Sisetta – racconta Lara Caccia, professoressa dell’Accademia delle belle Arti a Catanzaro – ha fatto in modo di ri-creare un linguaggio dello spirito che si protrae tra le pieghe del tempo, tra passato e contemporaneità. Tutta la sua ricerca è incentrata su quelle figure simboliche che fanno da tramite tra l’uomo e la ‘terra’, tra l’uomo e l’universo alla ricerca di un possibile rapporto originario”. 

Il suo lavoro spesso si sviluppa per tematiche o cicli. Si pensi al ciclo Teriomorphic Mirror in cui prendono vita una serie di animali fantastici o mitologici che sembrano uscire da un antico bestiario medioevale. Come nel medioevo non aveva più importanza se gli animali che figuravano nei bestiari fossero esistenti o reali perché ciò che interessava era il riflesso delle caratteristiche morali e i valori degli uomini.

“Così allora – prosegue Lara Caccia – attraverso queste tavole l’artista si mette a nudo di fronte allo spettatore, non solo fisicamente, ma soprattutto intimamente. Il confronto con il Pensare per immagini dell’abate Gioacchino è stato dunque spontaneo, in quel desiderio di ricerca delle proprie radici e della possibilità di un’epoca dello Spirito in cui il linguaggio del concetto e delle parole e delle parole cede il posto all’immediatezza del vedere e del sentire”.

Il Salterio dinamico

Alle cinque tavole già realizzate nel 2017, si aggiunge quindi il Salterio dinamico. “Si tratta – precisa Rosalba Dinoia – di una tappa intermedia dello studio di Sisetta Zappone ispirato alle tavole dell’abate. L’ispirazione è tratta da due tavole del Liber: Salterio delle dieci corde e Cocchio divino di Ezechiele. L’uso dell’acquatinta e dell’acquaforte, procedimenti dei più antichi nella storia dell’incisione, si combina con l’impiego del metodo contemporaneo della ‘morsura aperta’. La preziosità del foglio è determinata anche dall’aver preferito la stampa à la poupée”.

Nell’interpretazione di Sisetta le due raffigurazioni del  Salterio delle dieci corde e del Cocchio divino di Ezechiele si sovrappongono e si intersecano tra loro fra linee geometriche curve e rette, ammorbidite dalle sinuosità di altri elementi. Il primo di questi rimanda al segno del vitello – uno dei quattro cherubini che spingono le ruote del Cocchio – che nell’incisione è posto in basso al centro, dal quale si dipartono le dieci corde del salterio. Il secondo elemento è costituito dal motivo floreale, citazione della tavola gioachimita del Ramo degli intelletti. Le piccole sfere che circondano il salterio rappresentano per l’artista il punto che si moltiplica all’infinito nello spazio illimitato della meditazione, che si propaga al suono del salterio attraverso la cantillazione del salmo. Il ritmo del movimento è poi dettato dall’alternanza cromatica dei colori “illuminati” che evocano quelli usati dall’abate florense nelle sue tavole.

La mostra è aperta il pomeriggio dalle 16.30 alle 19.30, tranne sabato 12