Turnover, non certo rivoluzione, nel PD calabrese?

Circolano voci incontrollate, che fuoriescono dalle sacrestie romane e lametine, su possibili cambi di guardia alla segreteria provinciale cosentina e a quella regionale oggi in mano, rispettivamente, a Luigi Guglielmelli e ad Ernesto Magorno

Più informazioni su


    Ernesto Magorno, che – com’è noto – è anche deputato al Parlamento, ha ribadito la volontà di non ricandidarsi alla guida del Partito in Calabria nel corso della conferenza stampa di presentazione della Festa Regionale dell’Unità che si tiene a Belvedere Marittimo dal 7 al 10 settembre (in contemporanea con il Festival del Peperoncino, ma solo per notizia…). Magorno, per la verità, già nel dicembre 2016, dopo la scoppola del referendum sulle modifiche alla Costituzione, aveva anticipato che sarebbe stata avviata la scelta di un candidato renziano, “con la consapevolezza di poter mettere in campo energie e potenzialità nuove, avulse dai consueti schemi”. Ma alla fine dello scorso anno il Pd era più forte sia in Italia che in Calabria, nonostante l’incalzare del M5S e non era ancora scoppiato il bubbone della scissione, che anche nella regione non è stato indolore. Oggi a livello nazionale, secondo recenti sondaggi, viaggia intorno al 27% delle preferenze, sulla stessa griglia di partenza con i pentastellati. In Calabria, da quel momento, ci sono state elezioni amministrative dai risultati contrastanti, con vittorie nei Comuni di Acri e Paola nei ballottaggi di esponenti del Pd a capo di coalizioni civiche, ma toppando alla grande su Catanzaro, mentre è stato espresso un Presidente della Provincia di Cosenza Pd (Iacucci) nell’ambito di un preaccordo di salute pubblica che potrebbe, sempre secondo più voci, portare al governatorato alle prossime elezioni Mario Occhiuto. Più o meno come succede ai barman quando inseriscono nel mixer alcolici, succhi di frutta e qualche spezia…

    La possibile non ricandidatura di Magorno potrebbe, a sua volta, determinare quella di Guglielmelli, costretto spesso a fare da uomo-ombra e non poter esprimere appieno tutte le sue potenzialità, ma la domanda che si pongono in molti è quella che riguarda il successore o i successori. Un tempo, nella vecchia Dc, c’erano cavalli di razza. Non che quelli attuali siano da circo, beninteso, ma la caratura è differente: scremando scremando, alla fine, per la segreteria regionale resterebbero Guccione, Bruno-Bossio e Adamo, non si intravedono emergenti all’orizzonte, a meno che dal cilindro della Leopolda non esca qualche sorpresa.

    Forse, al pari della Nazionale italiana di Ventura, il teorema della squadra che vince non si tocca non va affatto bene, perché – anzitutto – di vittorie, recentemente, non se ne sono viste, e poi perché alle prossime politiche ci sarà la necessità di recuperare una verginità e un’identità, tenendo conto anche di qualche flop a recenti feste dell’Unità (termine, questo, che fa effetto al pari dell’ “Avanti” del libro di Renzi e che fa storcere il naso ai vecchi ex-comunisti, ce ne sono…ce ne sono…) dove il pubblico era prevalentemente costituito da persone precettate presso i Centri Anziani e da qualche turista curioso con il cono di gelato in mano a imitare Renzi in una nota foto.

    Ma sono solo voci, come quelle del calciomercato…alla fine vedremo, e se sarà turnover, ovviamente, il gioco dovrà valere la candela. Ovviamente.

    Letterio Licordari

    Più informazioni su