Unire i comuni delle Preserre: per Chi.Ce è una grande idea

Il gruppo torna ad esporre l'ipotesi della fusione parlando di tutti i vantaggi tra cui la grandezza del territorio e i fondi cui avrebbe accesso la grande città


Il gruppo “Chi.Ce” torna sull’ipotesi di unificazione dei Comuni delle Preserre, riepilogandone il senso.

“È giunto – scrive nella nota – il momento di fermarsi e riflettere, in maniera dirompente e decisiva, sull’utilità della frammentaria disgregazione che connota i paesi di un comprensorio, di fatto, poco sviluppato (non solo economicamente, ma anche socialmente) dell’entroterra calabrese. Non pare per nulla allettante, a nostro giudizio, la prospettiva di continuare a vivere in una serie di piccoli comuni fortemente portati allo spopolamento, alla mancanza di infrastrutture, di piani di sviluppo seri e concreti”.

“Chi.Ce.” ha lanciato con l’idea concreta dell’Unificazione dei Comuni delle Preserre. Chiaravalle Centrale, Cardinale, Torre Ruggiero, San Vito Sullo Jonio, Argusto, Gagliato, Cenadi, Olivadi, Centrache. “Questi piccoli centri, assieme – si legge – possono dare vita ad uno dei comuni più grandi della provincia sia in termini di territorio che di abitanti”. 

Si tratta di un territorio finale di circa 137 km quadrati, secondo per estensione della provincia di Catanzaro, dietro Lamezia Terme (162 km quadrati); Circa 14 mila abitanti, terzo potenziale comune per residenti della provincia, dietro Catanzaro e Lamezia Terme.

“Un nuovo comune – sottolinea il gruppo – grande, forte, finalmente orgoglioso delle proprie potenzialità e giustamente pronto ad accogliere le infrastrutture necessarie a servire una nuova realtà così vasta e pronta a ripartire, tutto ciò chiaramente mantenendo l’identità storico-culturale dei singoli paesi. Fra i numerosi vantaggi che un nuovo siffatto Ente porterebbe con sé, si possono citare i contributi straordinari, nei dieci anni successivi alla fusione, fino a 2 milioni di euro per ogni ciascun comune. Per non parlare delle deroghe temporanee al patto di stabilità, alla capacità di indebitamento ed al piano delle assunzioni per il personale. Naturalmente, non siamo così sprovveduti da non considerare la fatica importante nel portare avanti tale progetto, nonché le diverse criticità che esso potrebbe affrontare. Il percorso verso questo traguardo si compone di diversi passaggi, fino a culminare nel referendum da proporre alla popolazione, il quale darà la giusta risposta a questa aspirazione. Nascerà un comitato per il sì ed un comitato per il no, ed ognuno sarà in grado di argomentare al meglio le proprie posizioni”. 

Infine, “Chi.Ce” prende in considerazione anche un problema apparentemente secondario, ma tutt’altro che banale: come denominare questo nuovo Comune. “A tal proposito – scrive – avvalendosi dei tratti che contraddistinguono questo importante territorio, secondo noi il nome migliore potrebbe essere ‘Preserre’. Semplice , immediato, concreto”.