Anna Laura Orrico, una sottosegretaria al Museo del Rock

Invitata da Cgil Sindacato Lavoratori della Comunicazione assicura attenzione al territorio povero di occasioni culturali per i giovani


di Lello Nisticò

Mettiamola così. I Cinquestelle forse sono diventati più umani. Meno extraterrestri. Vediamo. Il sottosegretario ai Beni culturali Anna Laura Orrico, unico/a calabrese al governo sia pure da sottosegretario, compie la prima uscita pubblica da quando ha giurato davanti a Giuseppe Conte. Sceglie il Museo del Rock, Catanzaro. La invita la Cgil-Slc, il Sindacato dei lavoratori della comunicazione per parlare delle opportunità economiche e occupazionali che può riservare il mondo della cultura qualora vengano sfruttate al meglio le aperture finanziarie e normative che la sorreggano, da fonte nazionale ed europea. Benissimo. Nel corso dell’incontro si comprenderà non tanto perché Catanzaro ha avuto l’onore di inaugurare i tour che le competono da titolare di importanti deleghe ministeriali, quanto le circostanze che l’hanno favorita. La sottosegretaria è di Cosenza, ha studiato ad Arcavacata. Come compagno di studi ai corsi di Scienza della comunicazione ha avuto Daniele Carchidi, segretario generale di Cgil-Slc Calabria. Per ammissione dello stesso Carchidi, tra parentesi, il relativo rendimento accademico è stato alquanto diverso. I due si conoscono da allora, e non hanno interrotto i contatti dopo la laurea, favoriti dai social che frequentano entrambi. Anche Francesco Passafaro, attore e regista del Teatro Comunale, ha come corrispondente Facebook Orrico, tanto che lei ha potuto seguire passo passo la bella avventura della cooperativa che ha ripreso in mano il destino del glorioso cinema teatro. Questo per dire che la perdita dell’innocenza di cui si è molto parlato per i Cinquestelle nel passaggio dalla protesta tout court al governo comunque, comporta anche l’assunzione di una consapevolezza: che la politica è fatta anche, non solo ma anche, di rapporti umani, di legami amicali, di conoscenze passate che non vogliono dire sempre e di conseguenza malefatte e sotterfugi.

Fatta questa premessa metodologica, la visita al Museo del Rock è stata una bella esperienza. Anche per il modo in cui è stata congegnata. Certo, persiste la vecchia abitudine sindacale di adornare con ridondanza quello che potrebbe essere meglio concentrato. Per cui hanno avuto spazio al microfono non solo Carchidi, ma anche Raffaele Mammoliti segretario generale dell’Area vasta CZ KR VV, Antonio Cimino della segreteria confederale e Saverio Ranieri coordinatore territoriale Cgil Slc. Il sindacato in questione ha, rispetto alle altre sigle confederali, un problema in più. Che spesso vorrebbe tutelare i lavoratori che rappresenta, ma non ci riesce perché è difficile trovare una controparte. Perché il tessuto imprenditoriale culturale in regione è talmente povero, a maglie tanto larghe che spesso i rapporti di lavoro si instaurano con modalità talmente atipiche da sfuggire alla normale contrattazione sindacale. Tanto per fare un esempio desunto da fonte sindacale. Al Teatro Politeama di Catanzaro, che pure vanta stagioni teatrali di tutto rispetto, le uniche due unità assunte sono due addette alle pulizie. Situazioni analoghe sembrano ripetersi nelle più grandi strutture regionali. Il sindacato lamenta che non esistono Fondazioni lirico-sinfoniche, meno che mai un Istituto concertistico orchestrale. E pensare che i riferimenti, a cui guardare con un pizzico di invidia, non sono molto lontani da qui. C’è la Puglia, con Apulia Film Commission che produce a tamburo battente dando lavoro a maestranze, artisti, autori e indotto; c’è l’Ente teatro Siracusa che crea occupazione e attrae economie. Perché niente di tutto questo in Calabria? La risposta è nel vento, come da Bob Dylan effigiato su una parete del Museo del Rock con tanto di dedica autografa. Dicevamo dei motivi di positività dell’incontro.

Hanno parlato anche gli addetti ai lavori. Ha parlato Francesco Passafaro, attore ed autore teatrale. Ha raccontato  del suo Teatro Incanto che da poco ha preso in gestione il Teatro Comunale di Catanzaro con l’ambizione di farlo diventare “Il centro del centro storico”, lui che viveva di stipendio a Telecom e vuole provare a se stesso e a chi lo conosce che di cultura talvolta si può anche non morire di fame, anche nella periferia dei circuiti. 

Ha parlato Davide Cosco, regista e direttore della Casa del Cinema. Ha ricordato che c’era una Calabria cinematografica prima dell’anno zero in cui è stata ridotta, centrale nei decenni antecedenti, scelta come luogo di creazione da Pasolini, Monicelli, DeSeta, Amelio, e tante altre professionalità di rilievo. Esisterebbe sulla carta una istituzione preposta ad attrarre produzioni nazionali ed estere, a sviluppare le attività materiali e immateriali che comporta il fare cinema: la Calabria Film Commission. Cosco, ma anche gli altri intervenuti, la giudica completamente manchevole e inadeguata. Effettivamente, non se ne ha notizia, se non per leggere dell’organigramma. Non c’è in Calabria ombra di studios, di investimenti in ricerca, formazione, produzione, formazione, riscontro di qualità per le poche misere cose che vengono alla luce, si fa per dire. 

Ha parlato Piergiorgio Caruso, fondatore del Museo del Rock. Una esperienza unica in campo nazionale, con molti reperti originali, un luogo dove si organizzano eventi legati alla cultura e alla musica, un luogo aperto alla creatività. Nel suo genere, un miracolo. 

A tutto questo complesso quadro ha alla fine aggiunto il suo tocco Anna Laura Orrico, deputato del M5S, da lunedì scorso appena sottosegretario alla Cultura. Non ci credeva neanche li fino a quando non ha giurato, ma il posto se l’è ampiamente meritato per la sua attività sia prima di entrare in Parlamento, sia dopo. Nella Commissione e ai tavoli cui ha partecipato a Roma, l’hanno presto identificata come ”la calabrese”, tanto ha portato avanti le istanze provenienti dal suo territorio di elezione. Da sottosegretario vuole continuare nella costante presenza e attenzione, nei campi della cultura, dell’innovazione, del lavoro. Per offrire ai giovani molte più opportunità di lavoro anche nel campo culturale. La Calabria non è tutta come viene dipinta. La narrazione sta cambiando. In Calabria sono arrivati un sacco di soldi, spesi male. Anche in Cultura. Tipico il caso del Bando dei Borghi. Occorre prevedere prima dell’assegnazione dei fondi un’azione forte di preparazione, formazione e accompagnamento. Altrimenti sono soldi persi. Una puntata sulla Rai, quella regionale. Deve diventare luogo di ricerca, formazione e produzione. Ne ha già parlato con il dg Salini da parlamentare, anzi l’ha già invitato a Cosenza. Insisterà da sottosegretario. Con qualche chance in più.