L’originale conferenza del governatore Mario Oliverio

Celebrato alla Cittadella il rito laico della vicina elezione

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    di Lello Nisticò

    C’è stato tempo in cui la simbologia del centro sinistra era tutta votata alla botanica: l’Ulivo, la Margherita, la Quercia. Contrariamente alla nouvelle vague vegana, ora a sinistra sembra essere il momento dei pesci, precisamente dei Tonni e delle Sardine. Nuovi richiami di cui dovrebbe essere contento Antonello Venditti e chi come lui è nato Sotto il segno dei pesci. Questo viraggio al mondo subacqueo ha del curioso, che raggiunge l’acme quando si pensa all’ordinativo categorico con il quale i Cinquestelle cercarono l’approccio alla stanza dei bottoni: “Apriremo il Parlamento come una scatola di tonno”. Scatolame, conserve, olio e sale: un armamentario che fa tanto Capitano Achab. Il quale finì come finì, cioè male, probabilmente scudisciato in modo irreparabile dalla Balena Bianca. Affettuoso nomignolo appiccicato irrimediabilmente alla DC dei tempi andati con fare leggermente spregiativo. Inutile dire che talvolta se ne sente la mancanza. 

    Oggi Mario Oliverio ha tentato l’ultima mediazione, a poche ore da tutto. Dall’annuncio dell’arrivo di Zingaretti per incontrare Callipo, a poche ore dalla conferma dei biglietti aerei Roma Lamezia e ritorno per oggi venerdì. In un andamento concitato e a suo modo spettacolare, dopo l’esasperato tatticismo delle scorse settimane. Recita a soggetto? Sincero atto di generosità? Trucco per lasciare il cerino in mani altrui? Lancio del cuore sopra l’ostacolo? Se è stata recita, come da talune reazioni provenienti dai dem romani, bisogna dire che Oliverio ha sostenuto la parte in modo impeccabile. Non si è lasciato attrarre dalle lusinghe delle interviste prima e dopo, ha seccamente parlato solo in conferenza e, come nelle storielle, senza tema di essere smentito. Con tanto di commozione finale che dobbiamo ritenere vera e sincera. Intorno a lui, nella sala Oro della Cittadella, il nugolo degli assessori, dei consiglieri a lui fedeli, della coorte dei dirigenti e funzionari regionali che hanno battuto freneticamente le mani alla fine della lettera che Oliverio ha indirizzato a Jasmine Cristallo e, in copia,  ai segretari e ai capi politici di Pd, Articolo1, M5S e IV.

    La novità semantica della conferenza di Oliverio è stata proprio questa: la duplice lettura epistolare. Si è officiato un rito laico, con una liturgia particolare. C’è stato l’intro, con l’elencazione delle cinque liste capitali, le due letture, della prima lettera di Jasmine e della prima lettera di Mario, l’offertorio, fate questo se volete lo faccia anch’io. È mancato il riconoscimento delle proprie pecche e dei propri limiti. E, certo, nessuno è andato in pace.  

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