“Di professione faccio l’avvocato e non il politico”, il distinguo di Piccioni sui bonus Covid-19 dopo le polemiche sui parlamentari

Il legale lametino spiega la necessità del sussidio per i consiglieri comunali, distinguendo dai livelli regionali e nazionali

Più informazioni su

    Dopo le polemiche di ieri relative al bonus professionisti richiesto ed ottenuto anche da 5 parlamentari, il consigliere comunale Rosario Piccioni dal proprio spazio social chiede che venga fatta distinzione e chiarezza sull’uso che dello stesso bonus hanno potuto fare anche gli amministratori locali: «come si fa ad accostare e a mettere sullo stesso piano i Parlamentari, che ricevono un’indennità di oltre 12.000 euro mensili, i Presidenti di Regione, gli Assessori e i Consiglieri regionali che ricevono un’indennità pari o comunque di poco inferiore rispetto a quella dei Parlamentari, con tantissimi consiglieri comunali e amministratori locali che invece fanno politica per passione e ricevono una somma legata alle presenze nelle commissioni consiliari che nella maggior parte dei casi ammonta a poche centinaia di euro mensili?»

    Piccioni, che prima di essere un consigliere comunale è in primis un avvocato, ricorda che «in quei mesi di lockdown il mutuo per la casa, il fitto per lo studio legale, la rata per l’auto, le bollette per i consumi non hanno avuto alcuna sospensione», spiegando così che «ho chiesto e ottenuto, così come 142.000 avvocati in Italia, il bonus professionisti legato al Covid 19 semplicemente perché ne avevo diritto e ne avevo bisogno, con 600 euro per il mese di marzo e 600 euro per il mese di aprile. E non me ne vergogno: perché di professione faccio l’avvocato e non il politico».

    Il legale lametino rimarca che «anche la giustizia, così come tanti settori, nei mesi di marzo e aprile è stata completamente paralizzata e noi avvocati non abbiamo lavorato: non abbiamo svolto cause e non abbiamo potuto ricevere clienti. Basta guardare i fatturati di quei mesi per capire la tragicità della situazione».

    Oltre che il Tribunale, anche il Comune tra marzo ed aprile è stato sostanzialmente chiuso per i consiglieri comunali senza commissioni e consigli comunali, con Piccioni a rimarcare come «il consigliere comunale in una città come Lamezia Terme, partecipando a tutti i lavori consiliari, può ricevere al massimo 845 euro lorde al mese che con le trattenute diventano all’incirca 580 euro mensili».

    Infine quindi il distinguo: «se c’è qualcosa per cui indignarsi, e mi indigno anche io, è che chi guadagna centinaia di migliaia di euro all’anno decida di fruire di ammortizzatori sociali nonostante abbia una indennità mensile a doppia cifra. Basta con l’ipocrisia e basta soprattutto con le generalizzazioni».

    Più informazioni su