L’oca è alla casella di partenza. La Calabria come a novembre 2019

Politica impreparata alle nuove elezioni ma lesta a ripetere i rituali di sempre: si aprono i tavoli romani, con la Lega che riunisce i suoi prima dell’incontro a tre tra Salvini, Meloni e Tajani

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    La Calabria politica torna esattamente dove era tra novembre e dicembre 2019. A destra e a sinistra: nessuno venga a dire che non esistono più, tante le evidenze di segno contrario. Al più, sembra sparito il centro sostituito da un indecifrabile conglomerato fatto di convergenze occasionali e repentine divergenze, un asino di Buridano che muore di fame non riuscendo a scegliere tra il fieno di qua e quello di là.

    A destra e a sinistra si sollecita la fantasia, dote la meno diffusa tra i politici calabresi, e per la cui penuria si trovano spesso a dover sottostare ai poteri sostitutivi romani. Anche se i risultati che questi ottengono sono sempre, in tutti i campi dello scibile, trascurabili se non miserevoli. Basti osservare qual è l’eredità delle ultime fumate bianche provenienti dalle stanze romane di palazzo Grazioli e di via del Nazareno: un presidente facente funzioni in quota Lega – unica regione meridionale, ecco un primato che Salvini può citare a suo vantaggio -; un capo dell’opposizione ritiratosi dagli impegni assunti con gli elettori con motivazioni risibili, etichettate addirittura come nobili. Sono tempi bui, nei quali la generale, dovuta, sacrosanta costernazione per una perdita che ha colpito tutti per l’immediatezza e l’ineluttabilità, ha ceduto il posto a considerazioni celebrative e a decisioni troppo affrettate per essere condivise. L’intitolazione del palazzo regionale quasi come proprietà di parte e l’omelia animista di Spirlì fanno parte di un corredo tematico nel quale stona l’assoluta mancanza di discernimento da parte di nessun consigliere della minoranza.

    Adesso, come nel gioco dell’oca, si ritorna alla casella di partenza. Il rituale è sempre lo stesso. In Calabria la politica è distribuita nei tre principali centri di Catanzaro, Cosenza e Reggio con una dispersione tale da fare di Roma il buco nero che tutto convoca, media, inghiotte. Ha iniziato stamattina Salvini convocando gli stati generali della Lega calabrese, o meglio i più alti in grado tralasciando le articolazioni periferiche pur recentemente ridisegnate. A incontrare il segretario: il vicepresidente e assessore alla Cultura Nino Spirlì, il coordinatore regionale Cristian Invernizzi, il deputato Domenico Furgiuele, il sindaco di Taurianova Roy Biasi, i consiglieri regionali Filippo Mancuso, Tilde Minasi, Pietro Molinaro, Pietro Raso, il responsabile per gli Enti Locali Walter Rauti e il presidente di Sorical Cataldo Calabretta. Da remoto l’eurodeputato Vincenzo Sofo. SI sono fatti immortalare con il tipico segno con cui i cesari romani davano la vita ai gladiatori soccombenti, pollicione in su e abbondanti sorrisi che si intuiscono dietro la mascherina. Un rituale apotropaico, si pensa, più che segno di vittoria che, recentemente, non sembra arridere ai rampolli del Capitano e a lui stesso.

    Di seguito ci dovrebbe essere stato il solito incontro a tre tra Salvini, Meloni e Tajani. La corsa per la presidenza della Calabria è arrivata improvvisa e non era quindi tra le poste già stabilite in precedenza: Come al solito, prima di ricercare il profilo adatto come recita la nota della Lega, ci sarà da stabilire a chi va la bandierina sulla Cittadella. A Forza Italia per diritto di discendenza? A Fratelli d’Italia per seguire l’onda? Alla Lega per cercare il riscatto? Nelle foto a disposizione il facente funzioni Spirlì appare defilato, in seconda fila dietro Salvini, quasi iconica rappresentazione di una tutela se non invocata probabilmente necessitata. Alla Lega farebbe comodo un prolungamento dell’esperienza Spirlì. Per le ragioni facilmente intuibili. Ma in fondo, farebbe comodo a tutte le forze in campo, a destra e a sinistra. Nessuno sa ancora cosa fare, precisamente. Nonostante il presidente del Consiglio Tallini abbia detto di preferire una procedura rapida ed efficiente verso le nuove elezioni (compresa l’approvazione in tempi record, si fa per dire, del voto rispettoso della rappresentanza di genere), nonostante la nota della Lega indichi come la fine di ottobre la data utile per trovare il candidato della coalizione, la tentazione strisciante è di prendere la palla al balzo offerta dall’emergenza Covid (a tanto può portare l’opportunismo della politica? – la domanda è dei puri di cuore) per rimandare a primavera.

    Il fronte opposto? Sintomatico che il più attivo sia il convalescente Carlo Tansi dal letto del Gemelli: ha prima lanciato il cuore oltre l’ostacolo, ma poi è addivenuto a più miti consigli: ne riparleremo dopo i 15 giorni di riposo assoluto secondo prescrizione medica. Il tempo giusto perché le squadre di Zingaretti e Di Maio battano un colpo. O soltanto un cinguettio. L’ultimo, carpito al volo al deputato catanzarese 5stelle Paolo Parentela, farebbe riferimento, come riferito dal Corriere della Calabria, a incontri romani – rieccoci – in chiave elettorale di Carlo Guccione.

     

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