Come si è arrivati al Consiglio regionale straordinario

“Calabria Zona gialla” è l’atto di indirizzo che i consiglieri di maggioranza vogliono consegnare al presidente Spirlì che non può comunque emettere ordinanze di ordine permissivo rispetto a quanto disposto dal Dpcm

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    La Calabria, dice Roberto Speranza, con un indice di trasmissibilità di 1,86 è al di sopra della soglia di attenzione. Ma non conta solo questo, a detta del ministro alla Sanità. Gli altri parametri – gli hanno riferito gli scienziati – fa presagire che non reggerebbe a tre settimane di raddoppio. Da qui la sua inclusione nella Zona rossa, di massima severità nelle misure di chiusura, appena al di sotto del lockdown generalizzato. Questo Speranza.

    Dalle parti della Cittadella regionale di Catanzaro, dove da tre giorni ormai stazionano in conferenza permanente quasi tutti i consiglieri di maggioranza, si racconta una storia leggermente diversa. Il grado di leggerezza, ovviamente, sta nei piccoli scostamenti dei parametri utilizzati, e nell’uso che se ne fa. Non nelle conseguenze finali che, viceversa, incidono pesantemente nella vita economica e sociale dei cittadini, soprattutto delle categorie interessate ai provvedimenti. Negli ultimi tre giorni, da mercoledì pomeriggio, da quando si contavano i minuti per conoscere i particolari del Dpcm con il quale Giuseppe Conte avrebbe diviso il Paese secondo i tre colori della discordia, il dialogo tra il presidente facete funzioni Nino Spirlì e l’esecutivo nazionale è stato continuo.

    Così come Spirlì si è premunito di comunicare costantemente ai colleghi di giunta e ai consiglieri di maggioranza l’andamento e la sostanza dei colloqui. I vertici regionali non possono lamentarsi, come non fanno effettivamente, di essere venuti a conoscenza della decisione di inclusione in Zona rossa solo dai Tg serali.

    Fino all’ultimo, raccontano i consiglieri, la zonizzazione della Calabria è stata sub iudice. Solo nella serata di mercoledì il ministro ha comunicato al presidente l’esito della decisione, pare con toni molto di circostanza, esprimendo cioè tutto il rammarico del caso. Da quel momento in Cittadella tra il dodicesimo e il decimo piano, tra la presidenza e l’ala destinata ai consiglieri, è stato tutto un fervore di contatti, scambi di opinione, richieste di pareri, ricerca di possibili scappatoie. Da questo turbinio di azioni sono scaturite le iniziative via via trasmesse all’esterno, qualcuna più praticabile, altre meno: le dimissioni in massa, l’abbandono della Conferenza Stato Regioni, l’interessamento diretto del Capo dello Stato, i due ricorsi al Tar per il Decreto Calabria e per l’ordinanza di chiusura, fino alla decisone, comunicata in mattinata dal presidente Domenico Tallini, della convocazione straordinaria per domani mattina, sabato, del Consiglio con un solo punto all’ordine del giorno: “Calabria Zona gialla”.

    Come si sia arrivati a questa determinazione, che, se possibile, mette ulteriore legna al fuoco delle polemiche tra Catanzaro e Roma, è presto detto. Assessori e consiglieri hanno ripetutamente chiesto lumi ai dipartimenti tecnici, con Bevere, Belcastro e Varone e i loro collaboratori hanno passato in rassegna tutti i ventuno parametri sui quali il Consiglio dei ministri e l’Istituto superiore di sanità hanno agito e deciso, e sono arrivati alla conclusione che la Calabria non meriti l’inclusione nella Zona Rossa. Una più equa collocazione la porrebbe in Zona gialla. Da qui l’etichetta perentoria attribuita alla seduta di Consiglio di domani.

    Cosa si prefiggono i consiglieri di maggioranza con l’iniziativa che ha del clamoroso, non fosse altro per la celerità dell’indizione e dello svolgimento, se, come pare certo, domani in modalità anti Covid, la seduta si farà, nonostante la protesta e la presa di distanza subito fatte pervenire dal capogruppo del Pd, Domenico Bevacqua. Come è noto, il Dpcm ultimo di Conte non concede nessuna libertà di modifica alle Regioni, se non in senso restrittivo. Non è nelle competenze del Consiglio emettere ordinanze, né, alla luce del Dpcm, può farlo il presidente facente funzioni. Il Consiglio può però approvare un atto di indirizzo che premettendone le motivazioni e suffragandone i contenuti dia mandato al presidente della giunta di compiere un passo formale di richiesta di cambio cromatico: dal rosso di massima allerta al giallo di relativo allarme. Non è ovviamente un fatto puramente cromatico: alla diversa classificazione corrispondono maggiori opportunità di spostamento e di apertura, oltre a togliere una buona dose di imbarazzo a tutta una classe politica e manageriale che non ha brillato per prontezza e lungimiranza. Una considerazione su cui si sono basate le manifestazioni di protesta diffuse su tutto il territorio regionale, un risveglio di interesse politico per una popolazione molto restia negli ultimi decenni a fare sentire pubblicamente e in massa la sua voce.

    Come dice Sinibaldo Esposito (CdL), presidente della Commissione Sanità in Consiglio regionale, ciò non vuole avallare il lassismo estivo e la libera circolazione per tutti. Si cercherà piuttosto di intervenire localmente, con responsabilità e a ragion veduta, come d’altra parte già sperimentato, imponendo chiusure di comprensori e comuni laddove si renderà necessario. Questo l’intendimento del Consiglio di domani, al quale Esposito spera che i colleghi di minoranza partecipino e portino il loro contributo.

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