“Abramo: “atto superfluo” l’interrogazione della senatrice Granato al ministro Lamorgese

Il sindaco di Catanzaro preferisce non commentare l’iniziativa della parlamentare grillina sull’eventualità del commissariamento del Comune di Catanzaro in seguito a Farmabusiness

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    “Non c’è nulla da commentare. L’interrogazione (della senatrice Bianca Laura Granato al ministro Lamorgese, ndr) è un atto parlamentare superfluo”. Così Sergio Abramo, a margine del Consiglio provinciale che ha appena finito di presiedere, su quanto proviene da Palazzo Madama, dove la senatrice catanzarese Cinque Stelle vuole conoscere dal ministro degli Interni “se non reputi opportuno, nell’ambito delle proprie competenze, sollecitare le autorità amministrative competenti a verificare l’emersione degli elementi di cui all’articolo 143, comma 1, del Tuel, relativi ai collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare, nel comune di Catanzaro”.

    Secondo il sindaco della città capoluogo della Calabria, la richiesta è superflua, poiché gli Uffici territoriali del governo sono già perfettamente a conoscenza di tutta la vicenda che ruota intorno all’inchiesta Farmabusiness, avendo la procura trasmesso al prefetto, come atto dovuto, i faldoni con gli atti dell’indagine. Tutto il resto, il richiamo continuo all’eventualità della richiesta di accesso agli atti del Comune, e ancora un passo dopo, il commissariamento dell’Ente, è sostanzialmente, per Abramo, speculazione politica opportunista che non tiene in nessun conto l’interesse della città, al centro di un frullatore mediatico che ritiene del tutto immeritato.

    Quando il sindaco e presidente della Provincia pronuncia quelle brevi parole, è già terminato l’ultimo appostamento della troupe de La7 al Comune, con il tentativo andato a vuoto di sapere qualcosa dal consigliere Andrea Amendola. Mentre la trasmissione di Giletti non vuole mollare l’osso che sta mordendo da qualche settimana, che unisce le miserie infinite consumate sulle spoglie della sanità calabrese alle vicende giudiziarie che direttamente (Gettonopoli) e indirettamente (Farmabusiness) lambiscono il comune di Catanzaro, la preoccupazione del sindaco è di salvaguardare l’immagine dell’Amministrazione che guida, e, di relato, della città che amministra, in un frangente politico nel quale l’immagine è come non mai sostanza alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali, in uno snodo cruciale per le sorti dell’intera regione e, parallelamente, di Catanzaro.

    Abramo è più volte ritornato sull’argomento in questi giorni, nel tentativo di separare il corso delle indagini, sulle quali mantiene ovviamente un vigile e rispettoso interesse, dallo svolgersi dell’attività amministrativa del Comune. Il ragionamento del sindaco è: tutto quello che di buono, tra mille difficoltà e restrizioni finanziarie, è stato costruito in questi anni, e che pone Catanzaro in una posizione di gran lunga privilegiata rispetto a tutte le altre grandi amministrazioni comunali della Calabria in tema di tenuta dei bilanci e delle prospettive di investimento, viene messo improvvisamente da parte, dimenticato, cacciato in un cono d’ombra dall’esplodere mediatico di situazioni nelle quali le attività del Comune non sono coinvolte. Catanzaro, è il ragionamento del sindaco, è sotto attacco.

    Dal punto di vista mediatico certamente – come non ricordare l’avvio radiofonico de La Zanzara: ”Ma che ci fai a Catanzaro ecc..” –, ma anche molto impoverita dal punto di vista della rappresentanza politica. A iniziare dalla Regione, nella quale, a dispetto del record di consiglieri regionali eletti, nessun rappresentante cittadino siede in giunta, mentre, dai primi nomi che emergono per la successione a Jole Santelli, si continua con il riproporre il salto sistematico e preordinato non solo di Catanzaro, ma dell’intera area centrale della Calabria.

    Adesso che è venuta meno anche la bandierina catanzarese alla presidenza del Consiglio regionale, Catanzaro è del tutto sottorappresentata e, in questo frastuono mediatico, oggettivamente indebolita nel giocare un ruolo decisivo nell’incastro della candidatura ala presidenza. Quantomeno nella parte dello schieramento che preme per l’indizione delle elezioni a febbraio, nella quale si continua a legittimare il passaggio di testimone nell’ambito di Forza Italia e sempre dal coté cosentino, su cui vanno ancora a infrangersi le eventuali ambizioni dello stesso Abramo, certamente non favorito dalla cattiva nomea inopinatamente piombata su quella che, fino a poche settimane fa, era considerata l’isola felice in un mare popolato da ‘ndranghetisti, massoni deviati e avventurieri in cerca della loro Tortuga.

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