Come mai siamo in otto? I dilemmi catanzaresi di Forza Italia

Le difficoltà contingenti del gruppo finora compatto sulla leadership di Tallini e le prescrizioni da adottare nella compilazione della lista per le regionali complicano i progetti immediati di Cardamone e dei suoi

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    Lo stop forzato all’impegno politico di Domenico Tallini introduce una novità sostanziale nelle dinamiche pre elettorali consuete, quantomeno nella compilazione della lista di Forza Italia della Circoscrizione Calabria centro. Non è l’ultimo dei pensieri che attualmente affollano la mente di Ivan Cardamone, coordinatore cittadino del partito azzurro, alla guida di un gruppo che finora ha avuto in Tallini non solo la fonte di ispirazione politica ma anche un assiduo punto di riferimento quotidiano, personale e diretto, senza intermediazioni.

    Ovvio, in ogni modo, che su questa sponda si attenda con trepidazione l’esito dell’udienza del dimissionario presidente del Consiglio regionale difronte al Tribunale del riesame, fissata nella mattina del 15 dicembre. Dalle decisioni del giudice, che potrà revocare, riformare o confermare la misura cautelare nei confronti di Tallini, dipendono una serie di ponderose variabili politiche. In tempi normali, i nomi da inserire in lista sono stati prerogativa dei due coordinamenti territoriali aventi voce in capitolo, regionale e provinciale. Vacante il primo, vacante il secondo. Si attendono notizie da Roma, da quell’organismo imprecisato che per togliere d’impaccio i cronisti viene comunemente indicato come “stato maggiore”: in pratica Silvio Berlusconi e AntonioTajani e le maggiori cariche parlamentari. Indicazione che tarda e su cui si possono esercitare solo delle previsioni che si basano sull’ultimo documento ufficiale prodotto dal coordinamento cittadino di Forza Italia, nel quale, riconosciuta la valenza organizzativa e la specificità politica svolta negli ultimi anni da Tallini e dal gruppo dirigente provinciale, dopo la garbata richiesta di evitare un commissariamento in senso stretto, si invitano i vertici del partito a valutare una qualche forma di collaborazione leale tra le espressioni del territorio e le due figure ritenute più idonee a svolgere il percorso di transizione verso nuovi organismi: Giuseppe Mangialavori in quanto senatore del collegio e Roberto Occhiuto quale massimo esponente politico regionale in Forza Italia, vicepresidente vicario del gruppo alla Camera e probabile prossimo coordinatore regionale se non in altri ruoli più istituzionali e meno partitici.

    In ogni modo, la questione lista si porrà in modo diverso di quanto il gruppo dirigente catanzarese aveva in previsione solo un mese fa. Non fosse altro per l’orientamento prevalente tra le forze di coalizione, ovvero affrontare le elezioni, al momento fissate al 14 febbraio, con un’impronta più marcatamente partitica, in capo quindi alle liste di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, forzando un po’ per l’Udc e prevedendo la sola eccezione di una lista “del presidente”. Niente liste parallele, o civetta o bollicine, come è stata a gennaio 2020 “Casa della Libertà”. Se così sarà, giocoforza entrerà nella lista ufficiale Sinibaldo Esposito, campione di voti assoluto con più di 10mila preferenze. Così come sarà difficile negare un posto a Frank Mario Santacroce, subentrato a Tallini in Consiglio regionale come primo dei non eletti e portavoce di un’istanza di rinnovamento “cattolico, liberale e moderato”.

    Così come occorrerà rispettare due condizioni non aggirabili: la rappresentanza territoriale (la circoscrizione centro comprende oltre Catanzaro anche le province di Crotone e Vibo Valentia) e la rappresentanza di genere (secondo l’emendamento introdotto in extremis nella legge elettorale: in pratica ci saranno tre candidate e cinque candidati, oppure, evenienza molto meno probabile, tre candidati e cinque candidate). In questo senso otto posti sono oggettivamente molto pochi rispetto alle aspettative dei molti. Sembra quasi di riecheggiare, rovesciato, il vecchio tormentone di Carosello: “Come mai siamo (solo) in otto?”.

    Bastano queste considerazioni, di spazio fisico vero e proprio, per non chiudere definitivamente la questione numerica delle liste, offrendo pertanto maggiori chances al gruppo provinciale di poter esprimere uno o più candidati con l’obiettivo minimo della rappresentanza in Consiglio regionale.

    Uno di questi potrebbe essere Antonio Montuoro, vice presidente della Provincia di Catanzaro, in ottimi rapporti, tra l’altro, con il presidente Sergio Abramo. E qui, sul nome del sindaco di Catanzaro, si deve introdurre un’altra tessera al mosaico delle combinazioni, in un gioco all’incastro in cui per forza entrano le sue velleità di entrare tra le opzioni per la presidenza della Regione, mai sopite se pur poco manifeste, e le conseguenti dinamiche elettorali della città capoluogo, la cui amministrazione attualmente si regge su un asse privilegiato tra il gruppo di Abramo e “Catanzaro da Vivere” di Marco Polimeni e Baldo Esposito, e sull’appoggio responsabile, necessario e necessitato di Forza Italia di Ivan Cardamone.

    Basta poco per smuovere il castello di carte che sostiene l’impalcatura amministrativa a Catanzaro, con ripercussioni immediate sulla politica regionale, e viceversa.
    Peccato se la “tavola rotonda” della lista di Forza Italia non potrà aggiungere un posto per un amico in più: nel qual caso i posti sono otto e otto rimarranno. Con o senza Lancillotto.

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