Cento anni fa nasceva il Partito Comunista d’Italia

"Non c’è emancipazione dei cittadini italiani, soprattutto degli operai, dei braccianti, dei contadini, dei ceti medi, che non sia avvenuta senza il contributo, l’impegno e le lotte dei comunisti, a volte determinanti"

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    di SABATINO NICOLA VENTURA

    Quando mi sono iscritto alla federazione Giovanile Comunista erano trascorsi 43 anni dalla nascita a Livorno del Partito Comunista d’Italia, poi PCI; era ottobre del 1964, la FGCI aveva lanciato una campagna di reclutamento, in onore di Palmiro Togliatti, morto ad agosto.

    Arrivavo fra i giovani comunisti dopo una esperienza fra le giovanili di destra, la Giovane Italia del MSI, e un periodo di riflessione. La frequentazione di un gruppo di coetanei, giovani intellettuali della Catanzaro degli anni ’60, tutti affermatesi nel corso della vita in ruoli importanti a Catanzaro ed in Italia, ha contribuito molto alla mia crescita culturale, politica ed umana. Sono rimasto con tutti, anche se oggi non c’è più la frequentazione di un tempo, per motivi dovuti al divenire della vita, affettuosamente amico. Colgo l’occasione, in questa circostanza di ricordo, per salutarli con tanto affetto e riconoscenza.

    La mia esperienza nel PCI è stata sino alla metà degli anni ’70, totalizzante: Segretario Provinciale e poi regionale della FGCI, Responsabile di zona nel vibonese, componente la Segreteria Provinciale del partito, con compiti, in ordine e periodi diversi, di organizzazione, Enti Locali e per ultimo amministratore. Sono stato, come ci chiamavano a quel tempo, un funzionario di partito. Poi, una volta sposato, scelsi d’interrompere l’affascinante esperienza di funzionario di partito e l’impegno in ruoli importanti di direzione politica. Ma restai iscritto al partito con incarichi vari, di minore caratura, provinciali e soprattutto a Catanzaro. Rimasi nel partito sino al suo scioglimento. Ma non voglio continuare a scrivere di me. Il Partito Comunista Italiano è stato il più importante del mondo occidentale.

    Durante e dopo la seconda guerra mondiale ha assolto in Italia un ruolo fondamentale nella promozione e difesa della democrazia. La Costituzione italiana è stata elaborata con un contributo particolarmente rilevante dei suoi rappresentanti nell’Assemblea Costituente. Fu sempre un baluardo nella difesa della Costituzione. Tanti comunisti s’immolarono nella lotta al fascismo e anche durante la prima repubblica (martiri delle lotte per la terra, per i diritti dei lavoratori, delle donne). Tanti caddero sotti i colpi della mafia, della polizia di Mario Scelba; furono vittime della strategia della tensione, delle stragi di Stato e del terrorismo. Oggi, nel centenario della nascita del PCI gli rivolgo un pensiero di profonda stima e riconoscenza. Non c’è emancipazione dei cittadini italiani, soprattutto degli operai, dei braccianti, dei contadini, dei ceti medi, che non sia avvenuta senza il contributo, l’impegno e le lotte dei comunisti, a volte determinanti.

    Non c’è emancipazione dei cittadini italiani, soprattutto degli operai, dei braccianti, dei contadini, dei ceti medi, che non sia avvenuta senza il contributo, l’impegno e le lotte dei comunisti, a volte determinanti.

    La svolta chiaramente democratica del Partito Comunista Italiano, si definì a Salerno nel 1944, l’artefice principale fu Palmiro Togliatti. La Via Nazionale al Socialismo e l’Eurocomunismo, furono elaborazioni e prassi importanti del partito Comunista Italiano.

    Ora, a cent’anni dalla sua fondazione, molti si sono e si stanno esprimendo in analisi storiche, ricordi, richiami alla politica di quel tempo, quella a mio avviso che fu molto alta e che contrassegnò l’originale costruzione della democrazia in Italia. L’interessamento di questi giorni verso la storia del PCI, dimostra che quel partito ebbe un ruolo specifico ed originale molto importante nell’esperienza del comunismo internazionale e della Repubblica italiana. Il PCI, a partire dal pensiero di Antonio Gramsci, ma poi di Palmiro Togliatti, Lugi Longo, Enrico Berlinguer e attraverso il contributo di dirigenti di altissimo spessore culturale e politico; penso fra i tantissimi a Mario Alicata, Alessandro Natta, Pietro Ingrao, Giorgio Amendola, Fausto Gullo, Nilde Iotti, , Giglia Tedesco, Umberto Terracini, Giancarlo Paietta, Emanuele Macaluso, che ci ha appena lasciati, Giorgio Napolitano, emerito Presidente della Repubblica, a quest’ultimo  va il mio ringraziamento e gli auguri di una serena vita, ha svolto un ruolo di formazione democratica e di emancipazione più in generale degli italiani.  Ha avuto fra i suoi dirigenti e militanti, persone di caratura intellettuale enorme; è stato artefice fondamentale del recupero alla dignità ed al progresso del popolo italiano. Per almeno un trentennio dalla nascita della repubblica, la sinistra in Italia e soprattutto il Partito Comunista Italiano, esercitarono una profonda egemonia culturale; la intellettualità di spicco era comunista o di area.

    In questo mio intervento sui cent’anni della fondazione del PCI, ho scelto di rivolgere un pensiero ai comunisti di Catanzaro e a chi, in un qualche modo, ha gravitato attorno al partito. Faccio la scelta di occuparmi solo di chi non c’è più; scusandomi di non citare tant’altri meritevoli, ma che al momento ho dimenticato.

    Li voglio ricordare perché hanno dato un alto contributo culturale, politico, morale, umano, nel lavoro e d’impegno verso i meno ambienti, i giovani, le donne. Molti di loro lo hanno fatto con grande sacrificio personale. Tutti sono stati mie cari compagni, tutti hanno contribuito alla mia formazione. A tutti, anche a chi sto dimenticando, va il mio grazie, ma sono certo di poter dire grazie a nome di tutti coloro che sono stati dirigenti o semplici militanti comunisti. Sono altresì certo, che anche i non comunisti che li hanno conosciuti si uniranno in un pensiero di riconoscenza e stima: Mario Alcaro, Pasquale Alcaro, Antonio Alberti, i fratelli Aloi, Antonio Ameduri, Orlando Bianco, Alberto Carpino, Domenico Curcuglioniti, Aldo D’Agostino, Nicola Dardano, Silvestro Donato, Mario Garofalo, Ernesto Goteri, Italo Iannoni, Tommaso Iuliano, Quirino Ledda, Giovanni Lamanna, Anna Maria Longo, Rosario Maida, Domenico Menniti, Giovanni Mastroianni, Umberto Martino, Luigi Noto, Guido Parentela, Augusto Placanica, Pasquale Poerio, Primo Polacco, Franco Politano, Beniamino Sacco,  Michele Santoro, Luigi Silipo, Bruno Sirianni, Cecè Tirinato.

    Compagni cari che hanno onorato, alcuni, Catanzaro e la Calabria con il loro grande impegno in Parlamento, nei Consigli Regionale, Provinciale e Comunale, ma tanti in un impegno quotidiano fra e per i cittadini.

    Sono stati compagni, vale anche per i tanti del PCI di Catanzaro ancora tra noi che, forti della passione ideale per gradi valori di solidarietà, di emancipazione, di uguaglianza, si sono spesi con grande generosità. I comunisti sono stati un esempio di rettitudine, peraltro, da tutti riconosciuto.

    Desidero, a conclusione, ricordare una delle frasi che spesso mi sentivo dire da tanti non comunisti: Se tutti i comunisti fossero come te, anch’io sarei comunista. Questa frase però se la sentivano rivolta tutti i comunisti.

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