La crisi di governo anestetizza le Elezioni regionali in Calabria

Wanda Ferro si dice “sorpresa” di un ritorno di interesse sul suo nome. Ma tutto è rinviato a dopo la soluzione della crisi, anche nel centrosinistra. Tucci, rappresentante M5S al tavolo, invitato da Morra ad autosospendersi

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    La crisi di governo, mentre si complica già di per sé, interviene pesantemente anche sullo scenario elettorale periferico, inquadrando sullo stesso palcoscenico le amministrative delle grandi città metropolitane italiane (Roma, Torino, Firenze, Bologna, Milano, Napoli) e le regionali di Calabria che, anche ammettendo sia regione irrecuperabile come drasticamente sostenuto da Corrado Augias, è quantomeno governabile. Viene qui in mente la distinzione che si è andata affermando nella prognosi clinica di fronte alla malattia tumorale, laddove anche nei casi più disperati l’etichetta di inguaribile sempre più spesso non è sovrapponibile a quella di incurabile.

    Per ritornare al tema elettorale, le ambasce legate ai due livelli nazionale e regionale sono presenti nei due campi in competizione, o anche nei tre, qualora l’accoppiata Tansi-De Magistris proceda in tandem, oppure nei quattro, qualora i due “civici” si dichiarino vicendevolmente inconciliabili.
    All’incombenza della crisi romana si deve il fatto che gli unici due candidati presidente siano proprio loro due, Luigi De Magistris e Carlo Tansi, slegati da implicazioni centrali e liberi di fare o disfare a loro piacimento.
    Per le coalizioni tradizionali è ancora tempo dell’attesa, poiché le decisioni ultime su candidature e alleanze dipenderanno da come verranno sciolti i nodi della crisi seguita alle dimissioni di Giuseppe Conte. A occhio e croce, non prima della metà di febbraio.

    Chiamiamo per comodità “centrosinistra” la riproposizione in campo calabrese della maggioranza giallorossa che ha tenuto in piedi fino all’altra settimana il governo Conte, pur consapevoli che l’etichetta è fuorviante e può calzare stretta a buona parte del M5Stelle Rispetto a dicembre, quando iniziarono i tavoli serali del centrosinistra, c’è maggiore incertezza che proviene proprio dalla componente grillina, ancora non del tutto convinta della scelta “governativa”, come si evince dalle attenzioni che da quella parte si riservano verso le auto proposizioni di Tansi prima, e di De Magistris successivamente. C’è incertezza tra i referenti maggiori del Movimento in Calabria che, non essendo strutturato in partito tradizionale pur avendone celermente assorbito i caratteri, si riconoscono nella robusta pattuglia parlamentare.

    Di cui fa parte anche quel Riccardo Tucci, incaricato di rappresentare il Movimento al tavolo elettorale, che si ritrova destinatario di una misura di sequestro preventivo da parte della procura di Vibo Valentia per prospettati reati tributari, antecedenti alla sua elezione alla Camera ma tali da fare subito scattare nel presidente della Commissione antimafia Nicola Morra, suo compagno di partito, il riflesso condizionato della richiesta di autosospensione in quanto sta ”inficiando pesantemente l’immagine del M5S in funzione delle prossime elezioni regionali”. Detto da Morra, che ha mostrato più volte insofferenza verso le movenze e le finalità del tavolo elettorale del centrosinistra, vale come ulteriore scossone alla continuità tra centro e regione in chiave alleanza Pd-M5S, arricchita dalla presenza di Sardine, Sinistra e civici. In tutto ciò continua il rumoroso silenzio del Partito democratico, come non mai appeso alle risultanze della crisi romana.

    Eguale condizione di sudditanza temporale, oltre che fattuale, dalla politica romana nella coalizione di centrodestra. Per la quale non sembra più valere de plano il lascito testamentario che da Jole Santelli avrebbe dovuto trasferire ad altro esponente di Forza Italia la presidenza della Regione. Questo non solo per la constatazione che Roberto Occhiuto sembra essere molto più prezioso alla Camera che non alla Cittadella ai fini della tenuta del partito Forza Italia. Ma anche perché il primo a doversi convincere della bontà della scelta regionale è proprio lo stesso vice presidente del gruppo parlamentare azzurro. Accanto a questa incertezza si sono sommate altre variabili, tra le quali proprio quelle provenienti dalle possibili soluzioni ala crisi di governo, tra le quali non ha perso molta forza la prospettiva di un governo istituzionale al quale Berlusconi, in nome dell’emergenza e dell’Europa, potrebbe dare il suo assenso, nonostante le smentite di prammatica.

    Questa possibilità, che si è materializzata nella fugace apparizione del senatore Luigi Vitali tra i “costruttori” pro Conte, qualora si verificasse avrebbe ripercussioni immediate in molte delle aggregazioni periferiche e, sicuramente, in Calabria, dove già adesso sulle pretese dinastiche di Forza Italia, anche su quelle alternative di Gianluca Gallo, Maria Limardo e Sergio Abramo, si vanno addensando parecchie nuvole. La prima, e la più insidiosa per l’imprevedibilità del fenomeno, è costituita dalla frenetica attività mediatica di Antonino Spirlì che sembra sguazzare come un pesce nel mare del facente funzioni per un periodo molto più lungo di quello preventivato tanto da poterne, alla fine, prenderci gusto.

    Senza contare che sta montando con sotterraneo ma costante rimbombo la possibile rivincita di Wanda Ferro, qualora l’ago della bilancia della competenza in Calabria si dovesse spostare verso Fratelli d’Italia. La vice presidente del gruppo meloniano alla Camera ha sempre detto di essere pronta a una eventuale chiamata. Anche se, da noi interpellata su recenti e ultime voci di una “blindatura” di Giorgia Meloni sul suo nome, si è detta sorpresa quanto noi.

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