Nino Spirlì, gli affari correnti e la tendenza a superarli

Sia l’intervento sul corso di laurea di medicina all’Unical sia il rilancio del Ponte denotano l’attivismo del facente funzioni sempre più calato nella parte

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    A ricordarlo per ultimi sono stati i tre segretari regionali dei sindacati unitari, Biondo, Russo e Sposato: questa giunta regionale agisce in regime di vacatio politica essendo il Consiglio regionale in congedo e dovrebbe, anche solo per questo squilibrio istituzionale, occuparsi degli affari correnti. I tre sindacalisti facevano riferimento, nella nota diffusa due giorni or sono, al cosiddetto “Piano regionale per la ripresa” che, elaborato dalla giunta in fase pre elettorale, rischia di sfociare nei consueti interventi a pioggia. Negli ultimi giorni, poi, giunta e presidente f.f. hanno affrontato con disinvoltura due pratiche che, approvate in fretta e senza alcun confronto, avrebbero meritato ben altra condivisione.

    In ordine cronologico, prima è arrivata l’attivazione del corso di laurea magistrale in Medicina Tecnologie digitali all’Unical. Tralasciamo tutto il corposo carico di polemiche che la decisione ha suscitato. Vogliamo solo rilevare che, in ottemperanza al principio dell’autonomia accademica, gli accordi erano già stati presi dalle due università nel solco di una longeva tradizione di sinergia interateneo, tanto che sul sito web di Unical, in data 7 dicembre 2020 era stata data ampia informazione sul procedimento in itinere, con le motivazioni e la concorde volontà dei due rettori, con l’indicazione precisa dell’iter da ultimare: “Dopo la consultazione delle parti sociali, la proposta sarà discussa e votata, sempre nel corso del mese di dicembre, dagli Organi Accademici dell’Unical e dell’Università Magna Graecia. Poi la valutazione passerà al Coruc (Comitato regionale di coordinamento delle università calabresi) e al ministero dell’Università e della Ricerca, che acquisirà i pareri del Cun e dell’Anvur”.

    Il Cun è il Consiglio universitario nazionale e l’Anvur è l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca. Non c’è traccia di un eventuale, necessario coinvolgimento della Regione Calabria. La quale avrebbe dovuto, come ha fatto, prendere atto della risoluzione tra i due atenei. Tuttavia, da come è stata presentata nell’immediato dall’assessora al ramo, Sandra Savaglio, docente in aspettativa ad Arcavacata, la presa d’atto è apparsa come l’attuarsi di una prerogativa obbligatoria della Regione. Probabilmente senza la ridondanza assegnata al passaggio, legittimo ma non dirimente, la cosa sarebbe passata senza il clamore suscitato, con lo spiacevole codazzo di ricorsi e rivendicazioni localistiche.

    Più stridente, sul piano dell’opportunità, quanto deciso dalle giunte regionali di Calabria e Sicilia che insieme si apprestano a chiedere al nuovo Governo di riavviare il progetto per la costruzione del Ponte sullo Stretto. Lo hanno concordato in videoconferenza il presidente siciliano, Nello Musumeci, e il facente funzioni calabrese, Antonino Spirlì. Ora, se c’è una cosa che si sottrae per definizione alle “cose correnti” è il Ponte dello Stretto, quello che ci gira intorno e ci passa sotto. La questione, come si sa, è complessa e non sono bastati a risolverla trent’anni e più di studi, progetti, capitali enormi e infinite polemiche.

    Qui vogliamo solo rilevare come a fare da ponte tra i due presidenti è stata “Lettera 150”, un’associazione di professori universitari che elabora proposte per il superamento dell’emergenza legata alla pandemia e per la ripartenza del Paese, presieduta da Giuseppe Valditara. Tutto è stato motivato sotto il profilo tecnico, fatto salvo il consueto accento tra il sentimentale e il mistico con cui Spirlì confeziona le sue uscite mediatiche: “l’opera – ha fatto sapere – è indispensabile per collegare terre che, per troppo tempo, sono sembrate periferiche e che hanno patito l’abbandono delle istituzioni; terre che, invece, sono miniere da scoprire e valorizzare”.

    Valditara è ordinario di Diritto romano a Torino, ma è stato senatore per tre legislature – 2001 e 2006 in Alleanza Nazionale e 2008 nel Pdl -, e per ultimo, ha fondato e diretto “Logos”, rivista on line vicina alla Lega di Salvini. Sembrerebbe un interlocutore per nulla neutrale né, tantomeno, tecnico. In più, c’è da considerare che il giorno prima Matilde Siracusano, deputata messinese di Forza Italia, aveva diramato una nota in cui nell’informare che nell’ambito delle audizioni per il Recovery Fund “la Commissione Bilancio della Camera ha avuto il piacere di ascoltare l’ingegner Ercole Incalza, uno dei maggiori esperti nazionali di infrastrutture e trasporti. Il quadro emerso conferma ciò che Forza Italia aveva denunciato: i progetti per accedere alle risorse europee penalizzano fortemente il Sud. Il Ponte sullo Stretto, che Incalza ha confermato essere ‘immediatamente cantierabile’, è stato inspiegabilmente escluso”. Il quotidiano “La Verità”, diretto da Gaetano Pedullà, ci ricorda Incalza essere incappato nelle inchieste sui grandi appalti del 2015, “più volte indagato e altrettante prosciolto”.

    Da mesi ormai c’è un forsennato fervore a riaprire il dossier Ponte nell’area del centrodestra, a partire naturalmente dallo stesso Silvio Berlusconi: uno sforzo concentrico, proveniente da più parti. Siracusano, per completare il quadro, prima dell’avventura parlamentare è stata dirigente nell’azienda di famiglia, l’Italiana Costruzioni. Insomma, tutto sembra convergere verso l’irresistibile tendenza del facente funzioni a seguire il flusso che gli viene suggerito dai riferimenti politici in virtù dei quali oggi esercita la presidenza, nel crogiuolo metà Lega metà Forza Italia sul quale fonda le sue ambizioni prossime venture.

     

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