Sorpresa: abbiamo i candidati. Ma permane il noto data

Dopo De Magistris, la quasi ufficialità di Nicola Irto per il centrosinistra e di Roberto Occhiuto per il centrodestra.

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    Come era prevedibile, diradate le nubi sul cielo corrugato della Roma dei Palazzi che contano – il quadrilatero Montecitorio, Madama, Chigi, Quirinale – un raggio di pallido sole ha colpito la Calabria politica, illuminandone nel breve volgere di 24 ore il lato buio e nascosto delle candidature alla presidenza della Regione. A parte il già documentato tuffo di Luigi De Magistris nel bagno elettorale, Nicola Irto per la coalizione di centrosinistra e Roberto Occhiuto per la controparte di centrodestra dovrebbero rappresentare il completamento della griglia di partenza, al momento fissata per l’11 aprile. Roberto Occhiuto ha accettato come un dovere l’interim di presidente del gruppo dei deputati di Forza Italia alla Camera, precisando che il suo pensiero è rivolto alla “sua” Calabria, sottintendendone la presidenza. Nicola Irto ha deciso di accettare l’invito pressante che gli è giunto dal commissario Graziano dopo lunga riflessione, il cui dilatarsi la dice lunga sui tormenti in capo al giovane architetto reggino. Ambedue hanno dato da intendere che attendono ancora conferme, più di quante loro stessi siano titubanti nel fornire.

    Ma è proprio questa mancanza di urgenza da parte di coloro che dovrebbero essere i principali protagonisti della contesa a seminare dubbi sulla effettiva persistenza della data già fissata in decreto. È vero che ufficialmente tutti premono per il non rinvio – partiti, sindacati, categorie -, sottolineando quanto sia urgente dotare la regione più incasinata d’Italia a recuperare quantomeno un’amministrazione stabile e duratura che, da un lato, si colleghi in modo armonico con il generoso flusso di investimenti promesso dal Next Generation EU e, dall’altro, la sottragga alle incorreggibili tentazioni del surplus di ricaduta pluviale di finanziamenti slegati a ogni logica programmatoria come visibilmente sta avvenendo quasi quotidianamente alla Cittadella.
    Però, c’è da considerare il quasi contemporaneo svolgimento nella primavera di amministrative in più di 1200 comuni tra cui 20 capoluoghi di provincia, e tra essi molti di primaria importanza, messo in dubbio dalle incertezze legate alla curva epidemiologica, con la previsione di uno slittamento da giugno a settembre se non addirittura a novembre. Nulla vieta di pensare che le stesse prudenziali ragioni che potrebbero spingere il governo a procrastinare le amministrative possano valere anche per le regionali di Calabria.

    È stata la stessa Wanda Ferro, intervenuta alla Camera in rappresentanza di Fratelli d’Italia a replicare il no meloniano a Draghi, ha ironizzato sulle diverse valutazioni in merito al rapporto virus/elezioni a seconda della latitudine: “La pandemia  – ha detto – è stata un pretesto per non tornare alle urne, i partiti come il Pd che consideravano improponibile votare per il rinnovo del Parlamento a causa del rischio sanitario, chiedono il voto dove ne hanno convenienza, come sta avvenendo per le regionali in Calabria. Insomma pare che il Pd abbia scoperto una nuova variante del Covid che colpisce durante le elezioni politiche e non durante le elezioni amministrative”. Dando così per scontato che ci sia un interesse del Pd ad andare alle urne nel più breve tempo possibile: non parrebbe a leggere le incertezze palesi nelle parole che accompagnano l’accettazione del compito da parte di Irto. Né la Calabria sembra essere, ancora una volta, presente nei pensieri del segretario nazionale Nicola Zingaretti che, nel lungo intervento pubblicato ieri da Repubblica, si è ricordato dell’importanza delle amministrative nei Comuni e ha tralasciato di nominare le regionali in Calabria.

    Tornando a Irto, si potrebbe dire che il suo cognome è perfettamente in linea con la missione intrapresa, tutta in salita. Si dice pronto a fare un passo indietro, appena giungesse uguale disponibilità da parte di De Magistris, per trovare una sintesi unitaria con il mondo del civismo alternativo che in larga parte va aggregandosi intorno al sindaco di Napoli. Su questo punto gravano tre incognite. La prima, ovviamente, sta nella probabilità che il duo Dema-Tansi accetti soltanto l’ipotesi di un confronto. La seconda sono i Cinquestelle, in Calabria più che mai dilaniati dalla prospettiva di un patto elettorale con Pd e Leu pur accettato in campo nazionale come si evince dalla creazione dell’intergruppo parlamentare. ù

    La terza, la posizione dei “Civici” al di fuori dei già schierati Dema, Tesoro Calabria ed Equità Territoriale. Ne capiremo meglio domani pomeriggio, quando è in programma la presentazione on line del Manifesto “La Magna Charta per una nuova Calabria” che, guardando addirittura alla “buona politica” predicata da Papa Francesco, interviene “per rappresentare il disagio di una campagna elettorale, resa difficile non solo dalla pandemia, ma ancora una volta da protagonisti e classi dirigenti dei partiti che si muovono con logiche particolari, di interesse minuto, minimale, rispetto ai drammi della Regione.

    Ci vuole un supplemento di coraggio, di fantasia, di utopia ed insieme di realismo perché i partiti e i movimenti possano ascoltare ed assecondare i veri bisogni delle persone”. A chi si propone quale presidente di Regione i firmatari, tra i quali Jasmine Cristallo, portavoce del Movimento delle Sardine e Nicola Fiorita, fondatore di “Cambiavento”, chiedono “si faccia garante dei valori di legalità, giustizia sociale, lavoro, cooperazione tra istituzioni, e, soprattutto di favorire la partecipazione, il dialogo fra i diversi attori sociali e istituzionali della Regione, sia verso il centro – il Governo nazionale e le istituzioni comunitarie – che verso le comunità locali”.
    Il “civismo” ha mille facce: non tutte si riflettono nello stesso specchio.

     

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