Nessuno parla con Oliverio. Eppure qualcosa da dire l’avrebbe avuta

Una dichiarazione dell’ex presidente in coda alla designazione di Nicola Irto quale candidato Pd

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    Strano a dirsi dopo l’ultima performance a “Un giorno da pecora”, ma una delle cose più sensate circolate nelle recenti 48 ore l’ha detta la senatrice di Iv, Silvia Vono: “Non possiamo permetterci di sprecare l’opportunità delle prossime elezioni regionali. Con grande rammarico stiamo assistendo a tentativi di colonizzazione o di populismo estremo, che già si sono rivelati fallimentari per la nostra terra e che rischiano di frammentare le migliori energie dipingendo la Calabria come regione ‘disadattata’ e vanificando, di fatto, la possibilità di una riqualificazione culturale che realizzi la ripresa in tutti i settori”.

    Calabria regione “disadattata”. E perciò bisognevole di sostegno. Per questa via pregiudizievole sono entrati i commissariamenti, amministrativi e politici, e le tutele esterne, un po’ come accadeva nel Risorgimento, quando a difesa dell’indipendenza uruguagia accorreva Garibaldi dalla lontana Italia oppure per dare man forte ai resistenti greci giungeva carico di versi e povero di armi lord Byron. Solo che quelli citati sono passati alla storia come riferimenti d’alto impatto emotivo e romantico, mentre la discesa di Luigi De Magistris e la combine con Carlo Tansi sono rubricati come “tentativi di colonizzazione e di populismo estremo”. Pronunciata da una ex grillina, avanguardia dello sfacelo in atto nell’ex popolo del vaffa, la definizione fa ancora più effetto dal punto di vista preventivo: il populismo, se lo conosci, lo eviti.

    E cosa dovrebbe dire in proposito Mario Oliverio, più di quanto ha dichiarato al Quotidiano del Sud, edizione odierna, rispetto alla biforcazione in atto nel campo progressiste: di qua Luigi De Magistris, di là Nicola Irto: “Non sono stato sentito o coinvolto in alcuno modo e da nessun livello politico. Non che ce ne fosse bisogno della mia opinione, intendiamoci. Siccome molti me lo chiedono dico semplicemente come stanno le cose: sono informato attraverso i giornali ed i mezzi di comunicazione. Siamo in presenza di un quadro confuso e frammentato che desta grande preoccupazione per la prospettiva che si lascia facilmente intravedere e che si può delineare. È evidente la mancanza di una guida e di una direzione politica responsabile, intelligente ed inclusiva che espone e mette in una spirale distruttiva energie e risorse che invece dovrebbero essere preservate e sinceramente aiutate a costruire un percorso virtuoso nell’interesse della Calabria prima ancora che del campo delle forze riformiste, progressiste e di sinistra”.


    Non è stato consultato né sentito l’ultimo presidente dem, in questo snodo fondamentale per il presente e il futuro della regione. Non dal segretario Nicola Zingaretti che di Calabria forse non vuole sentire più parlare, non da Stefano Graziano, non da Nicola Oddati, i plenipotenziari del Pd in terra di Calabria, che non rientrano nel campo dei populisti ma in quello dei colonizzatori, nell’accezione riportata da Vono, certamente sì. Eppure un contributo in termini esperienziali, Oliverio avrebbe potuto apportarlo. L’ultimo Oliverio prima dell’annunciazione di Pippo Callipo come risoluzione del dilemma legato alla possibilità di una sua riproposizione, quello disponibile a compiere un passo indietro che poi in effetti ha compiuto. All’ex presidente non è stato riservato neanche l’onore dovuto ai vinti. Anche se qualche fogliolina l’aveva smossa la sentenza di assoluzione per Oliverio e di proscioglimento per Enza Bruno Bossio e Nicola Adamo per “Lande desolate”.

    Il commissario Graziano si era detto, da garantista, contento per l’assoluzione decisa dal gup di Catanzaro: primi giorni di gennaio 2021, giusto in tempo per eventuali partecipazioni alle decisioni nel’ambito del partito. E, in effetti, così si è verificato per la deputata Bruno Bossio che dopo una inziale esclusione dalle consultazioni interne propedeutiche al Tavolo di confronto del centrosinistra allargato ha partecipato alle ultime. Compresa quella con la quale i decisori del Pd regionale – il commissario, i parlamentari, i consiglieri regionali, i segretari di federazione, i presidenti di provincia – hanno indicato Nicola Irto quale candidato del centrosinistra come da delega ricevuta dalle altre componenti. Delega che, però, si è rivelata molto meno ampia di quanto sperato.

    Latita, soprattutto, l’adesione dei Cinquestelle. Che non è per nulla sicuro avvenga, stante la dichiarata avversità della base e di molti rappresentanti parlamentari al Pd. Sentire Alessandro Melicchio: “Purtroppo mi dispiace per la decisione del Pd di indicare in maniera unilaterale il candidato presidente. Lo abbiamo detto più volte al commissario Graziano che non avremmo accettato come forza politica un candidato come Nicola Irto, che benché possa avere tutto il rispetto personale, rappresenta una continuità politica perché ha fatto il presidente del Consiglio regionale di una legislatura disastrosa, quella guidata da Mario Oliverio che abbiamo criticato in maniera aspra per 5 anni. Non siamo disposti a sostenere una candidatura simile». Si chiude così il circolo vizioso per il quale, sperando di riproporre lo schema nazionale, il Pd ignora Oliverio per non urtare la suscettibilità dei Cinquestelle che viene però ugualmente sollecitata dall’indicazione di Nicola Irto. È esattamente il “quadro confuso e frammentato” disegnato da Oliverio con “la prospettiva che si lascia facilmente intravedere”: una vittoria offerta su un piatto d’argento al centrodestra. Nonostante a questa si consegni la stessa Bruno Bossio che proprio oggi su Facebook, in coda a un’intervista concessa da Nicola Irto, ha postato: “Basta populismi e giustizialismi. Oggi vince il rinnovamento e il buon governo”. Anche questa è Azione riformista, forse riveduta e corretta.

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