La maggioranza di slancio verso l’ultima nomina utile

La seduta d’aula di venerdì prossimo quasi interamente dedicata alle designazioni in enti e organismi di sottogoverno. Tutto meno che urgenti. Insorge l’opposizione. E anche la Lega non ci sta

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    Si sono accese roventi polemiche sulla seduta di Consiglio regionale che il presidente Giovanni Arruzzolo ha convocato per le tredici di venerdì 18 giugno. Non è una gran novità, considerato che il regime di congedo con il quale dovrebbe operare questo Consiglio dopo la sua decadenza stride con due circostanze, delle quali la prima serve alla maggioranza come scudo per parare le oggettive rimostranze che l’opposizione le rivolge, anche con parole di fuoco, come una presunta illegalità negli atti proposti e approvati.

    La prima circostanza è il lungo intervallo di tempo intercorso dalla dichiarazione di decadenza del Consiglio conseguente al decesso del presidente di Giunta. Era il 10 novembre 2020 quando l’allora presidente di Assemblea Domenico Tallini dichiarò chiusa l’XI legislatura e congedato il Consiglio, salvo l’approvazione di atti urgenti e improrogabili. Allora la forbice delle elezioni era stata stabilita dal Consiglio dei ministri in una forbice temporale tra il 10 febbraio e il 15 aprile 2021. Il rimontare dell’emergenza pandemica ha provocato lo slittamento delle consultazioni amministrative e regionali al mese di ottobre.

    Quasi un anno di vacatio di un organo legislativo è difficile da inquadrare, costituendo di per sé uno stato di emergenza, perlomeno dal punto di vista dell’architettura istituzionale. La seconda circostanza su cui batte parecchio l’opposizione, è la scarsa coincidenza di quanto da allora il Consiglio ha approvato con il suo status di urgenza e improrogabilità. In effetti nelle sedute d’aula, quasi nessuna memorabile per dire il vero e molte svolte con una presenza dimezzata per il frequente defluire dei consiglieri di minoranza, si è approvato o cercato di approvare di tutto e di più.

    A dare ulteriore fiato alle trombe dell’illegittimità o anche solo dell’inopportunità degli atti di discussione e approvazione, è l’ordine del giorno del prossimo venerdì, che consta di tre soli punti: 1) Svolgimento interpellanze ex art. 120 del regolamento interno del Consiglio regionale; 2) svolgimento interrogazioni a risposta scritta ex art. 121 e 122 del Regolamento interno del Consiglio regionale; 3) legge regionale 4 agosto 1995, numero 39 – Nomine di competenza del Consiglio regionale.

    È proprio l’allegato del punto 3, con il suo lungo elenco di nomine di pertinenza del Consiglio in enti, consorzi, comitati, osservatori, organismi di tutela, consigli di amministrazione, a suscitare l’ira dell’opposizione, che vi vede un chiaro intento clientelare ed elettoralistico. Sono circa una settantina di posti che in termine implicitamente dispregiativo si suole definire di “sottogoverno”, anche se alcuni hanno una loro dignità funzionale – come il Difensore civico della Regione, il Garante della salute e il Garante dell’infanzia della Regione – ma che, messi nel calderone generale delle assegnazioni per assimilazione e cooptazione, ne escono anche loro malconci e malintesi: presidenti o supplenti di organi amministrativi o di collegi sindacali di svariati enti, dal Corecom a Fincalabra al Consorzio del Bergamotto alla Casa degli Oli extravergini al Comitato per le servitù militari alla Consulta per la tutela delle professioni all’Osservatorio dello Sport.

    Per di più, non è da meno la giunta presieduta temporaneamente da Nino Spirlì, anch’essa teoricamente funzionante solo per le urgenze e le necessità non rinviabili. Spirlì con un decreto pubblicato ieri ha riconfermato Alessandro Zanfino alla presidenza di Fincalabra, individuando anche due componenti del Cda in Emma Staine e Giuseppe Roberto Vizzari, e componente effettivo del collegio sindacale della finanziaria regionale Vittorio Romano, già direttore di Calabria Film Commission prima dell’ultimo tango (o giro di valzer) voluto dal commissario Minoli. Staine, cosentina, è stata candidata alle ultime Europee con la Lega, Vizzari, reggino, è stato candidato con l’Udc alle ultime regionali. Insomma, anche qui un malcelato fumus elettoral-politico prima di sciogliere le righe.

    Al diluvio di nomine hanno protestato tutti o quasi. Il Pd, per mano dei consiglieri regionali, il capogruppo Bevacqua e i consiglieri Guccione, Irto, Notarangelo e Tassone: “L’infornata di nomine inserita nella prossima seduta di Consiglio regionale è l’ennesima riprova di un operato della maggioranza segnato da sfacciataggine, arroganza e disprezzo di ogni regola. Da oltre otto mesi, il nostro reiterato appello alla legalità resta sempre inascoltato e puntualmente disatteso. E ciò che è successo ieri in Fincalabra è la ennesima dimostrazione del modus operandi di questa maggioranza, della giunta e dai suoi assessori. Abbiamo provato, inutilmente, a farli ragionare e a offrire il nostro contributo per regolamentare i lavori secondo i limiti che sono propri di un Consiglio in regime di prorogatio. Per questo abbiamo deciso di non partecipare, da più sedute, a una Conferenza dei capigruppo che è diventata solo l’occasione per consentire alla maggioranza di fare quello che le pare”.

    Ha protestato il candidato alla presidenza della Regione Ernesto Magorno, senatore di Italia Viva: “È bene porre fine all’odiosa pratica di procedere a nomine pubbliche a ridosso della campagna elettorale per le regionali, ecco perché invito chiunque ricopra incarichi istituzionali dentro alla Regione a fermarsi per rispetto dei calabresi e della loro stessa dignità. Non sono tollerabili nomine che seppur legittime sul piano formale, incidono nella spesa pubblica a soprattutto rimandano all’esterno l’immagine di una politica piegata su se stessa, interessata all’autoconservazione e incurante della vita reale che costringe tanti calabresi a costrizioni, rinunce e sacrifici. Anzi, sarebbe il caso non solo di evitare nomine in strutture regionali, enti collaterali, consigli di amministrazione ma revocare quelle già fatte e dare così un segnale di chiarezza e di rigore ai calabresi”.

    Il fatto nuovo è che protesta anche una parte della maggioranza, quella che fa parte della Lega di Salvini: ”Con dodici proposte di provvedimento amministrativo, il Presidente del Consiglio regionale, senza alcuna intesa in sede di conferenza dei capigruppo, ha deciso di mettere all’ordine del giorno della seduta del prossimo 18 giugno, una serie di nomine. Su questa decisione, come gruppo Lega esprimiamo il nostro totale dissenso, perché la consideriamo assolutamente inopportuna”, scrive la capogruppo Tilde Minasi a nome dei quattro consiglieri leghisti. E continua: “A poco più di tre mesi dalle nuove elezioni auspichiamo che il Consiglio regionale ed il Presidente rinuncino in modo categorico ad atti che, a prescindere dalle reali intenzioni, possano assumere una connotazione clientelare finalizzata ad acquisire consensi elettorali. Per quanto ci riguarda, riteniamo che sia possibile prendere in considerazione solo le nomine di cui sia dimostrata, in modo puntuale e documentato, la effettiva urgenza ed i danni che produrrebbe il rinvio di pochi mesi”.

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